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lunedì, Dicembre 23, 2024

La storia poderosa di Chiara Boschis, la Barolo girl delle Langhe

In questa nuova puntata del podcast Poderosa, vi portiamo tra i vigneti di Chiara Boschis, innovatrice vitivinicola delle Langhe. Così nasce il suo Barolo biologico in un settore, fino ad allora, dominato dagli uomini

Alessandro Coltré
Alessandro Coltré
Giornalista pubblicista, si occupa principalmente di questioni ambientali in Italia, negli ultimi anni ha approfondito le emergenze del Lazio, come la situazione romana della gestione rifiuti e la bonifica della Valle del Sacco. Dal 2019 coordina lo Scaffale ambientalista, una biblioteca e centro di documentazione con base a Colleferro, in provincia di Roma. Nell'area metropolitana della Capitale, Alessandro ha lavorato a diversi progetti culturali che hanno avuto al centro la rivalutazione e la riconsiderazione dei piccoli Comuni e dei territori considerati di solito ai margini delle grandi città.

Le Langhe evocano immediatamente distese di vitigni. Barolo, Barbaresco, Nebbiolo, Dolcetto d’Alba, Barbera. Questo elenco indica da solo un intero territorio, ce lo fa immaginare, e ci conduce verso bottiglie di vino che riempiono di prestigio il made in Italy. E proprio dalle Langhe arriva la storia poderosa dedicata al vino biologico; l’avventura di Chiara Boschis, prima Barolo girl in un mondo tutto al maschile. 

Rompere una geometria

La puntata della serie podcast di A Sud e Tuba, prodotta da Fandango, in collaborazione con EconomiaCircolare.com, ci porta a metà degli anni Ottanta, quando un giovane gruppo di viticoltori decise di spezzare consuetudini e certezze, rivoluzionando il mondo del vino piemontese e italiano. Una rivoluzione affinata in barrique, come le botti scelte dai giovani viticoltori in opposizione ai padri e ai loro metodi di vinificazione. Quel gruppo di nuovi produttori viene ancora oggi ricordato come i Barolo boys, una dicitura che indica un piccolo movimento capace di far diventare il vino delle Langhe un prodotto apprezzato in tutto il mondo. Lì, tra quei vigneti che oggi compongono una geografia del vino d’eccellenza, ci sono anche le radici della protagonista della puntata di Poderosa: Chiara Boschis innovatrice vitivinicola, parte integrante di quella rivoluzione condotta da un gruppo di uomini, è la voce che racconta  una serie di rotture con un modo di fare considerato granitico e immodificabile. 

Ascolta Il Barolo biologico: la cantina di Chiara Boschis

“Vengo da una famiglia di produttori, mio padre e mia madre erano titolari di una delle aziende più antiche di Barolo. Sono cresciuta in questo mondo, mi ricordo la fatica dei miei genitori, e poi le vendemmie piene di parenti. Se sei figlia di un produttore non dico che sei obbligata a lavorare ma ti viene spontaneo fare la tua parte. Ho avuto anche la fortuna di studiare, nonostante ci fosse tanto lavoro a casa. Una laurea in tasca? Pazzesco per quell’epoca se ci ripenso. Insieme a altri figli di agricoltori volevamo tornare alle vigne, volevamo farlo in modo diverso dai nostri genitori”, racconta Boschis a Laura Greco e a Barbara Leda Kenny

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Foto: Pagina Facebook E. Pira & Figli – Chiara Boschis

Se il Barolo oggi è il re dei vini lo si deve anche a Chiara Boschis, ma in quegli anni avere un riconoscimento non è stato facile. “Ho dovuto lottare per avere la possibilità di gestire i vigneti, perché alla femmine non si dava la vigna ma la dote. Venivano considera una risorsa persa. Io non ero stata inserita nell’azienda. Ho lottato, perché non era giusto”, continua Boschis, dal 1990 alla guida di una delle più antiche aziende del comune di Barolo, E. Pira & figli.

Tra i filari di questo patrimonio, così fragile e prezioso, Boschis porta un punto di vista diverso; uno sguardo differente che è in grado di rompere una geometria, quella del paesaggio delle Langhe. In passato la vite faceva parte di un sistema di produzione su scala familiare che conviveva con altre coltivazioni. Oggi, invece, le geometrie dei vigneti sovrastano tutto, una vera e propria industria che usa in modo massiccio pesticidi e altre sostanze chimiche. Significa estrarre tutto il valore possibile, fino a perdere biodiversità e saperi locali. Sono le conseguenze di un’economia incentrata sulla rendita a tutti i costi. 

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Lavorare sulla diversità

“Il barolo è stato  concepito per tanto tempo come se fosse un assemblaggio, proprio per annullare le differenze. La nostra intuizione – spiega Boschis – è stata lavorare sulla diversità, giocarci, vinificando in purezza i singoli vigneti”. 

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Foto: Pagina Facebook E. Pira & Figli – Chiara Boschis

Per Chiara Boschis infatti esistono i baroli. E parlare al plurale è una postura precisa, vuol dire avvicinarsi ai vigneti cercando di favorire la biodiversità, e non la monofunzione di un terreno. Con l’ascolto di Poderosa scendiamo anche in cantina, dove ci sono centinaia di botti, piccole, grandi, medie. Non sono contenitori passivi, ma grazie alla porosità delle doghe consentono l’ossidazione del Barolo che può esprimere al meglio le sue caratteristiche. Tra queste botti troviamo anche il Barolo Cannubi 2014, il primo a uscire con il certificato bio in etichetta. E anche questa è una storia poderosa. “Ho lottato per convincere i vicini a introdurre i protocolli biologici, ma è stata una lotta necessaria per concretizzare una coltivazione a regime biologico. Prima ti ridevano dietro, oggi in molti hanno capito l’importanza di sostenere gli agricoltori che abbandonano i pesticidi. Significa lavorare di più ma lavorare meglio”. 

Dei 26 produttori della sua zona, grazie a Chiara Boschis ora sono 24 ad applicare i protocolli biologici nei vigneti. E dalla sua voce possiamo intuire che presto anche se ne aggiungeranno altri due. 

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