Le bambine e i bambini di tutta Europa sono minacciate e minacciati dall’esposizione quotidiana a sostanze chimiche tossiche presenti nei prodotti di consumo: a dimostrarlo sono le nuove scoperte di organizzazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti dei minori. Per questo motivo un nutrito gruppo di ong, insieme alla società civile, invitano la Commissione europea a migliorare urgentemente il quadro normativo per proteggere la salute dei più piccoli dall’inquinamento tossico.
Studi recenti hanno rivelato che sostanze chimiche tossiche, tra cui sostanze vietate, vengono continuamente trovate nei più disparati oggetti di uso quotidiano: bottiglie di plastica, giocattoli, vestiti e persino rivestimenti per pavimenti. Un contatto quotidiano con la pelle fragile dei più piccoli che preoccupa e che necessita di un’attenzione maggiore che va esplicitata in un intervento normativo ad hoc.
“L’UE deve agire ora e vietare le sostanze chimiche più dannose in tutti i prodotti di consumo, in particolare quelli per bambini” ha affermato Tatiana Santos, responsabile della politica sulle sostanze chimiche presso l’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB). “Non possiamo permettere che i nostri bambini vengano danneggiati dai loro vestiti o bottiglie solo perché le normative sono obsolete o incoerenti“.
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Tossine nelle bottiglie
Un recente studio condotto dalla Fondazione Tegengif nei Paesi Bassi, in collaborazione con cinque ong europee, ha scoperto che le bottiglie di plastica per bambini rilasciano diisobutilftalato (DIBP), un additivo chimico vietato nella plastica, noto per alterare gli ormoni e danneggiare la riproduzione e lo sviluppo del feto. Va precisato che si tratta di quantità comunque inferiori al limite europeo ma, come è facile immaginare, la sola presenza di questa sostanza in un oggetto così diffuso è allarmante di per sé.
D’altra parte il DIBP è solo una delle tante “sostanze chimiche ovunque” che si possono trovare nei giocattoli e in altri prodotti di plastica, negli indumenti e nei rivestimenti per pavimenti. Tracce di plastificanti ftalati sono ampiamente presenti anche nelle urine dei bambini in tutta Europa. Non solo: secondo l’Human biomonitoring for Europe (HBM4EU) soltanto una piccola frazione delle centinaia di sostanze chimiche che fuoriescono dalle bottiglie è stata identificata, lasciando genitori ed esperti all’oscuro di cosa siano queste sostanze e quali danni possano causare.
“Durante la vita fetale e l’infanzia si verificano processi cruciali che garantiranno una funzione cognitiva ottimale, un equilibrio energetico e una salute riproduttiva per tutta la vita” ha fatto notare Anne-Simone Parent, professoressa di pediatria presso il Laboratorio di neuroendocrinologia, GIGA Neurosciences, presso l’Università di Liegi. “Come pediatra, esprimo la mia più grande preoccupazione per gli effetti a lungo termine dell’esposizione a tali sostanze chimiche durante periodi cruciali dello sviluppo della vita”.
Non potevano mancare i PFAS
La minaccia tossica per le bambine e i bambini di tutta Europa si estende oltre le bottiglie. Una ricerca di Arnika/IPEN rivela che oltre la metà delle giacche outdoor per bambini e altri indumenti per bambini contengono PFAS, l’ormai noto (almeno per chi legge EconomiaCircolare.com) gruppo di “sostanze chimiche eterne” altamente persistenti.
Questo studio ha anche dimostrato che le aziende possono produrre indumenti privi di PFAS. Tra gli indumenti testati, infatti, sono state trovate 21 giacche impermeabili o antimacchia prive di PFAS. Segno che i PFAS sono facilmente sostituibili, come d’altra parte ha recentemente affermato anche l’Agenzia Europea dell’Ambiente. Costerà di più? Probabilmente, ma ne va della salute di tutte e tutti noi, non solo dei più piccoli.
D’altra parte la Commissione Europea ha appena adottato nuove misure restrittive per limitare l’uso di acido undecafluoroesanoico (PFHxA) e sostanze correlate. Le nuove misure riguardano diversi prodotti di uso quotidiano, come alcuni tessuti (in particolare le giacche antipioggia), gli imballaggi alimentari (come le scatole per pizza), le miscele di consumo (inclusi gli spray impermeabilizzanti), e alcuni cosmetici (come prodotti per la cura della pelle). Anche l’uso nelle schiume antincendio per formazione e test sarà soggetto a restrizioni, senza compromettere la sicurezza nelle operazioni di spegnimento. Ma serve intervenire anche sugli oggetti maneggiati dalle mani più piccole.
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Un appello all’azione immediata dell’UE
Per proteggere i cittadini e l’ambiente dall’inquinamento tossico, le organizzazioni della società civile chiedono un rapido aggiornamento di REACH, il sistema di controllo delle sostanze chimiche dell’UE vecchio di quasi due decenni. Al momento, sottolinea l’appello, ci vogliono in media oltre 19 anni per eliminare gradualmente le sostanze chimiche con profili di pericolo ben noti, mentre molte altre sostanze chimiche sono ammesse sul mercato nonostante le proprietà sconosciute. Il sistema è in ritardo rispetto al consenso scientifico, con sostanze chimiche come PFAS, bisfenoli, ritardanti di fiamma alogenati e PVC che rimangono sul mercato.
“Siamo circondati da prodotti di uso quotidiano contenenti sostanze chimiche tossiche che mettono a rischio la vita, l’ambiente e il futuro” ha affermato il dott. Leonardo Trasande, direttore del Centro di ricerca sui rischi ambientali della NYU Langone. “I bambini sono particolarmente vulnerabili a queste sostanze tossiche. I loro corpi in via di sviluppo trasportano un pesante carico di tossine, come ftalati e PFAS, che hanno dimostrato di alterare gli ormoni, compromettere lo sviluppo e aumentare il rischio di gravi problemi di salute in età avanzata. È fondamentale che adottiamo misure immediate per ridurre al minimo questa esposizione e salvaguardare la salute dei bambini in futuro”.
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