mercoledì, Novembre 5, 2025

Comunità energetiche: a Roma il nuovo regolamento, tra ambizioni e nodi da sciogliere

Oltre che basate sulle rinnovabili, le comunità energetiche possono essere anche solidali, come insegna il caso di Roma. Nella capitale, infatti, per la prima volta è stato emanato un regolamento che coinvolge direttamente gli enti del terzo settore. Intanto è nato anche il coordinamento delle CERS

Alessandro Bernardini
Alessandro Bernardini
Nella redazione del progetto di podcasting Sveja, ha scritto per la rivista di letteratura Arti & Mestieri Laspro e per la cooperativa editoriale Carta. Per il quotidiano online Giornalettismo ha tenuto una rubrica settimanale sul conflitto Palestina-Israele. Ha collaborato con Lettera Internazionale e lavorato in Medio Oriente come videomaker. Si occupa di comunicazione, educazione e formazione in ambito formale e non formale per il Terzo Settore. Fa parte dell’area Formazione di A Sud Ecologia e Cooperazione. Autore dei romanzi “La vodka è finita” (Ensemble) e ’“Nonostante febbraio. Morire di lavoro” (Red Star Press)

Da Roma arriva il primo provvedimento sulle comunità energetiche rinnovabili solidali (CERS) che non solo segna un cambio di direzione rispetto ai modelli di gestione energetica tradizionali ma lo fa aprendo a forme di produzione e condivisione dell’energia più partecipative e orientate all’inclusione sociale.

Più precisamente, con la delibera n. 174/2024, l’assemblea capitolina ha approvato il nuovo regolamento per la messa a disposizione di aree e impianti fotovoltaici comunali a favore delle Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali (CERS).  Il regolamento della capitale coinvolge, per la prima volta, gli enti del terzo settore per valorizzare i propri tetti realizzando comunità energetiche rinnovabili e solidali e proporre la realizzazione ex novo o la gestione di impianti solari sugli edifici di proprietà comunali.

Centri anziani, scuole, biblioteche, musei, uffici ed altri immobili del patrimonio capitolino, possono così diventare la rampa di lancio per l’attivazione di nuove CER.

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La nascita del coordinamento delle CERS

Il regolamento è stato presentato il 10 febbraio scorso in Campidoglio, nella sala della Protomoteca del Comune di Roma, più di tre mesi fa. Rispetto al regolamento, ora, la novità è nella costituzione del coordinamento delle CERS di Roma e Lazio che mette insieme le competenze e le storie delle diverse comunità energetiche che si sono costituite o si stanno costituendo nel territorio romano e laziale. Si tratta dunque di un nuovo ente del terzo settore che rappresenta altri enti giuridicamente riconosciuti.  Insomma, mai come stavolta il motto “l’unione fa la forza” è più adatto. 

Si legge nel comunicato pubblicato dal Coordinamento: «L’associazione nasce dopo un lungo periodo in cui le CERS hanno collaborato tra di loro e con le istituzioni per il raggiungimento di obiettivi comuni quali la riduzione delle emissioni di gas climalteranti, la creazione di comunità territoriali impegnate nel contrasto alla povertà energetica, nell’attuazione di progetti solidali e di miglioramento della qualità della vita».

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E ancora: «Il Coordinamento, aperto all’ingresso di nuove CERS, intende quindi svolgere un’opera di promozione e formazione il più diffusa possibile e offrire servizi ai propri associati per favorire la costituzione e supportare la gestione delle CERS».

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Il regolamento e le CERS: non solo energia ma mutualismo

Le Comunità Energetiche Rinnovabili Solidali sono costituite da enti del terzo settore – associazioni, cooperative, fondazioni – che non si limitano a produrre energia da fonti rinnovabili, ma puntano a ridistribuire i benefici economici in chiave mutualistica e territoriale. Il Regolamento individua nelle CERS strumenti per contrastare la povertà energetica, rafforzare i legami di comunità e attivare forme di welfare locale.

Un elemento qualificante del nuovo provvedimento è che le CERS devono essere iscritte al RUNTS (Registro Unico Nazionale degli Enti del Terzo Settore) e operare secondo logiche di amministrazione condivisa, in linea con il Regolamento comunale sui beni comuni già in vigore.

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Un processo centrato sulla co-progettazione

Al centro del nuovo assetto procedurale c’è la co-progettazione, ovvero la pianificazione congiunta tra enti locali ed enti del terzo settore di iniziative di interesse generale. Gli strumenti messi a disposizione comprendono:

  • impianti fotovoltaici comunali già esistenti; 
  • aree pubbliche inutilizzate da destinare alla realizzazione di nuovi impianti.

La prima modalità riguarda l’utilizzo degli impianti fotovoltaici di proprietà del Comune, previsti in numerosi progetti. Un’opportunità particolarmente vantaggiosa si presenta quando gli edifici comunali sono chiusi: in questi casi, l’energia prodotta può essere immessa in rete e condivisa attraverso la creazione di una comunità energetica accedendo così agli incentivi previsti dal decreto ministeriale. Il regolamento consente, in questo contesto, di coinvolgere enti del terzo settore nella costituzione della CERS, nella realizzazione di progetti con finalità sociali e ambientali, finanziati proprio attraverso le risorse generate dalla condivisione dell’energia.

La seconda modalità si attiva su iniziativa diretta degli enti del terzo settore, i qualipossono presentare proposte progettuali per realizzare impianti sui tetti di edifici comunali, con l’obiettivo di costituire nuove comunità energetiche. Anche in questo caso, l’energia prodotta viene condivisa tra i membri della comunità e i benefici economici generati vengono reinvestiti in progetti di utilità sociale, ambientale o per contrastare la povertà energetica.

Le CERS potranno presentare proposte spontanee oppure rispondere a bandi pubblici. Da lì prenderà avvio un iter che prevede la valutazione dei progetti, tavoli di confronto tra le parti, e infine la stipula delle convenzioni.

Partecipazione e trasparenza ma anche responsabilità

La produzione e la condivisione dell’energia non saranno fini a sé stesse: il regolamento prevede che i vantaggi economici derivanti dagli impianti – come gli incentivi GSE (Gestore Servizi Energetici) siano reinvestiti in progetti sociali e ambientali sul territorio. I soggetti proponenti dovranno presentare valutazioni di impatto sociale, rendicontare in modo trasparente e garantire il monitoraggio delle attività.

Sono previsti anche criteri per la costruzione di partenariati territoriali e per la coerenza statutaria dei soggetti coinvolti. L’obiettivo dichiarato è creare sinergie locali e rafforzare l’autonomia energetica in chiave inclusiva. 

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Dichiara Riccardo Troisi, presidente del Coordinamento Cers Roma e Lazio: «ll regolamento cittadino rappresenta un’occasione importante da una parte per creare sinergie e dare alle CERS locali la possibilità di accedere a superfici su cui realizzare impianti fotovoltaici per la produzione di energia rinnovabile attivando progettualità sociali sul loro territorio, dall’altra consente di mettere in pratica uno strumento amministrativo come il Patto di Collaborazione che consente di generare sinergie fra attori diversi (cittadini, associazioni, imprese e municipi) intenzionati a produrre impatti sociali sulle loro comunità».

Il successo dipenderà dai territori

Più che un’iniziativa top-down, il regolamento si presenta come una cornice abilitante. Saranno le realtà sociali – e la loro capacità di attivarsi, fare rete e proporre progetti solidi – a determinarne la reale efficacia. L’amministrazione, da parte sua, è chiamata a garantire risposte tempestive, accompagnamento tecnico e accesso semplificato agli incentivi. 

In questo senso, il testo normativo apre un’opportunità ma non fornisce risposte esaustive: sarà il processo sul campo, nei municipi e tra le organizzazioni civiche, a misurare la tenuta.

Chi costruirà gli impianti?

Al netto dell’impianto normativo ambizioso e dell’indirizzo politico innovativo, resta un nodo tutt’altro che secondario: chi si occuperà concretamente della realizzazione dei nuovi impianti fotovoltaici? Se il regolamento affida al terzo settore il ruolo di regista della transizione solidale, la partita sulla capacità realizzativa – tra competenze tecniche, appalti e sinergie industriali – è ancora tutta da giocare.

Leggi anche: “Le comunità energetiche spingono verso nuovi modelli di governance locale”

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