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sabato, Dicembre 21, 2024

I rifiuti speciali in Italia, spiegati coi numeri

Alcuni dati essenziali – e anche curiosi – sul mondo italiano dei rifiuti speciali, a partire dal rapporto ISPRA

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Redazione EconomiaCircolare.com

L’ultimo rapporto ISPRA sui rifiuti speciali, presentato recentemente al Senato, descrive la situazione nazionale relativa al 2020 (sulla base delle dichiarazioni presentate nel 2021). Un anno che la pandemia ha reso ‘singolare’, nel senso che lo ha sottratto alle analisi sui trend nazionali di produzione dei rifiuti proprio a causa dello stop di ampia parte delle attività produttive. Fatta questa premessa, vi raccontiamo il rapporto e il mondo italiano dei rifiuti speciali qui di seguito con alcuni numeri salienti.

 

147                  I milioni di tonnellate di rifiuti speciali prodotti in Italia nel 2020. Rispetto al 2019 si osserva un calo del 4,5% (quasi 7 milioni di tonnellate). Come per i rifiuti urbani, sottolinea ISPRA, anche i dati sui rifiuti speciali (quelli generati dalle attività produttive – industriali, commerciali, artigianali, di servizi, di trattamento dei rifiuti e risanamento ambientale) “sono stati fortemente influenzati dall’emergenza sanitaria da Covid-19 che ha segnato, nel 2020, il contesto socioeconomico nazionale”. È il settore delle costruzioni e demolizioni ad avere il primato nella produzione di rifiuti speciali, con 66,2 milioni di tonnellate: il 45,1% del totale. Le attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale contribuiscono per il 26,3% (38,6 milioni di tonnellate), mentre alle attività manifatturiere si deve il 18,2%, pari a circa 26,7 milioni di tonnellate;

Rifiuti speciali93,3%             La quota di rifiuti non pericolosi sul totale dei rifiuti speciali. Quelli pericolosi sono dunque pari al 6,7% del totale;

 5,2%               Il calo percentuale nella produzione dei rifiuti del settore delle costruzioni, superiora al calo medio. Si tratta di 3,5 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2019. Quello delle costruzioni è un settore che, sottolinea ISPRA, “ha risentito significativamente della crisi pandemica, sia per la chiusura dei cantieri, in particolare di opere pubbliche, sia per la riduzione della manutenzione di edifici o di nuove costruzioni per l’edilizia abitativa, commerciale e non residenziale”;

48%                La porzione di rifiuti da costruzione e demolizione sul totale dei rifiuti speciali non pericolosi (sono esclusi, ad esempio, quelli contenenti amianto). Si tratta di 65,8 milioni di tonnellate. Le altre voci più pesanti nei rifiuti speciali non pericolosi sono quelle legate alle attività di trattamento di rifiuti e di risanamento ambientale (25,7%, quasi 35,3 milioni di tonnellate) e quelle della manifattura (16,9%, circa 23,2 milioni di tonnellate);

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35,2%             La porzione di rifiuti speciali pericolosi prodotta dal settore manifatturiero. Se, dunque, tra i non pericoloso la parte del leone la fanno le attività di costruzione e demolizione, nel minoritario perimetro dei rifiuti pericolosi questo ruolo spetta alla manifattura, con quasi 3,5 milioni di tonnellate. Fatti 100 questi 3,5 milioni di tonnellate, il 47,5% (oltre 1,6 milioni di tonnellate) deriva dal comparto della fabbricazione di coke e prodotti derivanti dalla raffinazione del petrolio e della fabbricazione di prodotti chimici e farmaceutici, di articoli in gomma ed in materie plastiche; il 33,8% è dovuto alle attività di trattamento rifiuti e di risanamento ambientale, con 3,3 milioni di tonnellate; segue il comparto metallurgico, con 865 mila tonnellate (24,9% della produzione del settore manifatturiero); il settore dei servizi del commercio e dei trasporti (20,2%) con circa 2 milioni di tonnellate, di cui quasi 1,5 milioni di tonnellate di veicoli fuori uso; quello della fabbricazione di prodotti in metallo, esclusi macchinari e attrezzature, che produce 386 mila tonnellate di rifiuti pericolosi (11,1%);

Rifiuti speciali21,6%             La quota di rifiuti speciali prodotti in Lombardia sul totale nazionale. “La produzione dei rifiuti speciali è strettamente correlata alle attività economiche insistenti su uno specifico territorio”, ricorda ISPRA. Si concentra infatti nel nord Italia, dove il tessuto industriale è più sviluppato, con 83,7 milioni di tonnellate (56,9% del dato complessivo nazionale), mentre al Centro si attesta a 24,7 milioni di tonnellate (16,8% del totale), e al Sud a quasi 38,6 milioni di tonnellate (26,2%). A livello regionale la Lombardia, con quasi 31,8 milioni di tonnellate, produce il 21,6% del totale nazionale. Su questo particolare podio seguono il Veneto, con l‘11%, e l’Emilia Romagna (8,9%). La prima regione non settentrionale, al quarto posto, è la Puglia, con l’8,4% de totale nazionale;

Rifiuti speciali

70,6%                    La percentuale di rifiuti speciali avviati a recupero di materia. I rifiuti speciali complessivamente gestiti in Italia sono pari a 159,8 milioni di tonnellate: quelli sottoposti a forme di recupero sono stati 131,3 milioni di tonnellate (82,1% del totale gestito), mentre quelli avviati alle operazioni di smaltimento sono pari a 28,5 milioni di tonnellate (17,9%). In particolare, come già segnalato, poco più del 70% dei rifiuti speciali è avviato a recupero di materia: si tratta soprattutto di quelli derivanti da attività di costruzione e demolizione (55,4 milioni di tonnellate) generalmente utilizzati in rilevati e sottofondi stradali;

Rifiuti speciali

4.399                     Il numero di impianti italiani di recupero di materia: il 42% della dotazione impiantistica nazionale. Sono invece 1.768 gli impianti dedicati esclusivamente allo stoccaggio dei rifiuti (16,9% del totale degli impianti); gli impianti di autodemolizione con 1.417 infrastrutture rappresentano il 13,5% del totale. Sono infine 1.206 gli impianti industriali che effettuano il recupero di materia all’interno del proprio ciclo produttivo;

Rifiuti speciali

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1,3                   I milioni di tonnellate di rifiuti speciali che nel 2020 sono state avviate ad incenerimento: lo 0,8% del totale. Questi rifiuti sono stati trattati, spiega ISPRA, sia in impianti di incenerimento di rifiuti speciali che in impianti dedicati, prevalentemente, al trattamento di rifiuti urbani. Rispetto all’anno 2019, si registra un aumento dei rifiuti speciali inceneriti del 9,7%, pari a quasi 117 mila tonnellate. Gli impianti di incenerimento in esercizio che trattano rifiuti speciali, sono 80, di cui 47 localizzati nel Nord, 7 al Centro e 26 al Sud.

Quali tipi di rifiuti speciali vengono più spesso avviati ad incenerimento? Distinguiamo, come al solito, tra pericolosi e non pericolosi. I rifiuti speciali non pericolosi più spesso inceneriti sono quelli prodotti dal trattamento meccanico di rifiuti (476 mila tonnellate, 52,9% del totale degli inceneriti); i rifiuti prodotti da trattamento chimico-fisico di rifiuti industriali e delle acque reflue (oltre 144 mila tonnellate, 16,1%); poi i rifiuti della lavorazione di legno, carta ed affini con quasi 103 mila tonnellate (11,4%) e i rifiuti combustibili con 102 mila tonnellate (11,4%).

I rifiuti speciali pericolosi inceneriti in misura maggiore sono i rifiuti prodotti dal trattamento chimico-fisico di rifiuti industriali e delle acque reflue con quasi 104 mila tonnellate (25%), i rifiuti della produzione di prodotti chimici organici di base con quasi 102 mila tonnellate (24,4%), i rifiuti del settore sanitario con oltre 95 mila tonnellate (22,9%) e i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico dei rifiuti con circa 48 mila tonnellate (11,5%);

305                  Gli impianti produttivi che coinceneriscono rifiuti speciali. Son 1,8 milioni le tonnellate di rifiuti speciali, non pericolosi e pericolosi, destinato a coincenerimento in Italia nel 2020. Ovviamente i maggiori quantitativi sono avviati a coincenerimento nelle regioni del Nord (73% del totale), seguono quelle del Sud (14%) e quelle del Centro (13%). In particolare, in Lombardia sono state destinate a coincenerimento 501 mila tonnellate (27,4% del totale), segue l’Emilia Romagna con 322 mila tonnellate (17,6%), il Veneto con oltre 209 mila tonnellate (11,5%).

Le tipologie di rifiuti non pericolosi maggiormente avviate a coincenerimento sono quelle della lavorazione del legno, carta ed affini, con quasi 628 mila tonnellate (36,6%), il biogas, con oltre 469 mila tonnellate (27,4%) e i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico di rifiuti, con quasi 289 mila tonnellate (16,8%). Tra i rifiuti speciali pericolosi, troviamo principalmente i rifiuti prodotti dal trattamento chimico-fisico di rifiuti industriali e delle acque reflue con 63 mila tonnellate (56%), i rifiuti prodotti dal trattamento meccanico di rifiuti con quasi 23 mila tonnellate (20,2%).

Quali sono i settori che nel 2020, hanno utilizzato le maggiori quantità di rifiuti in sostituzione di combustibili convenzionali? Soprattutto il settore della produzione di energia elettrica, con quasi 461 mila tonnellate (25,2% del totale dei rifiuti a coincenerimento), poi la fabbricazione di prodotti in legno, con circa 427 mila tonnellate (23,3%), seguito dalla raccolta, trattamento e smaltimento dei rifiuti (294 mila tonnellate, il 16,1%), dai cementifici (270 mila tonnellate, il 14,8%) e dal settore della produzione della calce/malta con 197 mila tonnellate (10,8%);

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6,2%               La quota di rifiuti speciali smaltiti in discarica: circa 9,9 milioni di tonnellate. Le discariche operative sono 285: 131 discariche per rifiuti inerti (46% del totale degli impianti operativi), 143 discariche per rifiuti non pericolosi (50% del totale) e 11 discariche per rifiuti pericolosi (4% del totale). Nell’ultimo triennio analizzato, riferisce ISPRA, si assiste ad una progressiva diminuzione del numero totale degli impianti che passano da 310 del 2018, a 305 del 2019, e a 285 nel 2020. Le discariche sono localizzate prevalentemente al Nord con 157 impianti, mentre al Centro e al Sud sono presenti, rispettivamente 46 e 82 impianti.

Quali rifiuti finiscono in discarica? Soprattutto rifiuti prodotti da operazioni di trattamento di rifiuti, rifiuti da costruzione e demolizione e rifiuti prodotti da processi termici (incenerimento e coincenerimento);

18                    Le discariche dedicate ai rifiuti contenenti amianto: si tratta di 391 mila tonnellate, il 4% del totale degli speciali avviato in discarica, quasi interamente costituiti da materiali da costruzione contenenti amianto;

16%                L’aumento, nel 2020, della produzione dei rifiuti sanitari. Un aumento legato evidentemente alla pandemia. I rifiuti sanitari prodotti in Italia sono pari a circa 232 mila tonnellate (23 mila non pericolosi, oltre 208 pericolosi). Quanto alla gestione di questo tipo di rifiuti, le operazioni più praticate sono quelle finalizzate allo smaltimento (circa l’81% del totale): prevalgono l’incenerimento (44% del totale gestito) e il trattamento fisico-chimico (27%).

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