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domenica, Dicembre 22, 2024

I rifiuti tessili in Italia, spiegati coi numeri

Quanti ne produciamo? Quanti ne ricicliamo? Quante sono le imprese che lo fanno? Quanti vanno all’estero? La circolarità della filiera tessile italiana in cifre (tratte dall’ultimo report "L’Italia del riciclo 2021" di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Fise Unicircular)

Madi Ferrucci
Madi Ferrucci
Nata in provincia di Pisa il 26 giugno 1991. Laureata in Filosofia e diplomata alla scuola di Giornalismo della Fondazione Basso di Roma. Assieme a due colleghi ha vinto il Premio Morrione 2018 e il Premio Colombe d'Oro per la Pace 2019 con un’inchiesta internazionale sulla fabbrica di armi RWM in Sardegna. Ha lavorato a The Post Internazionale nella sezione news e inchieste. Collabora con Economiacircolare.com, il Manifesto e altre testate nazionali. Fa parte del collettivo di giornalisti freelance “Centro di giornalismo permanente".

Dal primo gennaio nel nostro Paese è in vigore l’obbligo di raccolta differenziata dei rifiuti tessili in tutti i Comuni. Frutto del recepimento italiano (D.Lgs. 116/2020) delle direttive del pacchetto sull’economia circolare, che ha anticipato la partenza di tre anni, rispetto al 2025 stabilito a livello comunitario.

La rilevanza del tessile in Europa è dimostrata dal fatto che il Piano d’azione europeo 2020 sull’economia circolare l’ha individuato tra i settori prioritari, annunciando la pubblicazione di una Strategia dedicata. Ma quanti sono i rifiuti tessili italiani? Che fine fanno? Chi se ne occupa?

Ecco, in poche cifre tratte dall’ultimo report L’Italia del riciclo 2021 di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile e Fise Unicircular, uno spaccato della circolarità filiera:

 

13%                       La percentuale di imprese di fabbricazione e confezionamento di prodotti tessili e articoli di abbigliamento (questi ultime sono quasi la metà del totale dei prodotti tessili) sul totale delle imprese dell’industria. A livello di addetti, quelli tessili sono il 9% del totale;

 

162%                     L’aumento del numero di imprese italiane (nel 2019 erano 2.331) che si occupano di riparazione di articoli tessili, rispetto al 2010;

 

480.000                Le tonnellate di rifiuti prodotti nel 2019 dalle imprese operanti nel settore tessile e dai cittadini che li conferiscono al sistema pubblico di raccolta. Rispetto al 2010, si osserva un aumento del 39,5%;

 

30%                       La percentuale di rifiuti che, sul totale, arrivano dalla raccolta urbana;

 

228%                     Il tasso di crescita dei rifiuti tessili da raccolta urbana tra il 2010 e il 2019. Il motivo è in parte effetto del “fast fashion” e, in altra parte, è legato al miglioramento della raccolta differenziata;

 

2.249                     Il numero di soggetti che, a livello nazionale, ricevono i rifiuti del settore tessile e del post-consumo;

 

Leggi anche: Cosa succederà con la raccolta differenziata del tessile? “Manca una cabina di regia”

 

46%                       La quota di rifiuti del settore tessile che, nel 2019, viene avviato a recupero di materia, mentre l’11% va a smaltimento. Un altro 43%, invece, viene destinato ad attività di tipo intermedio, come pretrattamenti e stoccaggio. Se facciamo riferimento al solo post-consumo – fondamentalmente capi di abbigliamento e accessori e, in misura minore, prodotti tessili come federe o asciugamani – la principale operazione intermedia è lo stoccaggio: un’attività di puro magazzino svolta tipicamente da cooperative sociali che curano la raccolta, in convenzione con i Comuni, tramite i contenitori stradali. Dopo lo stoccaggio, questi rifiuti vanno ai cosiddetti “selezionatori”, aziende specializzate in attività di cernita, preparazione per il riutilizzo e, per i prodotti non rivendibili come usato, trasformazione in pezzame industriale. In particolare, nel 2019, sul totale dei rifiuti tessili, 220.629 tonnellate sono andate a recupero di materia; 1.219 a incenerimento; 105.708 a pretrattamento; 99.181 tonnellate a stoccaggio e 9.646 in discarica;

 

81.000                  Le tonnellate di materia prima seconda (MPS) che le nostre imprese del riciclo hanno prodotto nel 2019. È il Centro (41% del totale nazionale) la macroregione con la quota maggiore, trainata dalla Toscana che rappresenta il 30% della produzione di materie prime secondarie tessili dell’intero Paese. Seguono la Lombardia (22%) e la Campania (20%);

 

160                        Il numero di impianti che in Italia producono MPS tessili;

 

3.324                       Le tonnellate di indumenti e accessori usati importati dall’Italia nel 2019. Il loro valore è stato pari a 2,4 milioni di euro. Il principale Paese da cui importiamo è la Germania;

 

14.311                    Le tonnellate di indumenti e accessori usati esportati dall’Italia nel 2019. Una quantità cresciuta del 18% rispetto al 2019 e destinata principalmente a Tunisia, Guinea e Pakistan;

 

28.185                    Le tonnellate di stracci, avanzi e articoli tessili fuori uso esportati dall’Italia nel 2019 (-7% rispetto al 2010). Destinazioni principali: India, Francia, Pakistan.

 

Leggi anche: Dai pannolini ai rifiuti tessili: dentro i decreti MiTe che stanziano 2,6 miliardi per l’economia circolare

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