C’è un argomento che ciclicamente ritorna nel dibattito pubblico, non solo italiano: quello relativo agli inceneritori e ai termovalorizzatori. Il ciclo di gestione dei rifiuti è infatti ben lungi dall’essere efficiente e virtuoso, specie nel nostro Paese. Del tema si tornerà poi nuovamente a parlare non appena saranno disponibili le tranche dei finanziamenti del PNRR che questa volta, dopo i primi 25 miliardi “sulla fiducia”, dovranno essere rendicontati nello specifico. Ci sarà spazio per l’incenerimento? E se la risposta è negativa, quali sono i margini di manovra di una pratica che, seppur ampiamente discussa e contestata, è ancora oggi molto diffusa?
Con questo Speciale, che sappiamo già farà sollevare qualche sopracciglio, abbiamo deciso di approcciare un tema scottante, è proprio il caso di dirlo, attraverso il nostro solito approccio che i lettori più fedeli di questa testata hanno imparato a conoscere e ad apprezzare. Seguiamo e seguiremo la stella polare del “giornalismo costruttivo”, dando voce come al solito ad addetti ai lavori ed esperti, senza rinunciare al nostro ruolo critico e alla verifica delle fonti e delle informazioni.
Come scrive Tiziano Rugi, “la questione non può essere liquidata con le cosiddette sindromi Nimby e Nimto, acronimi presi in prestito dall’inglese traducibili come “Non nel mio cortile” e “Non durante il mio mandato” per spiegare le resistenze, sia locali sia politiche, a determinate opere”. Siamo andati allora a vedere cosa dicono le norme comunitarie, analizzando nel dettaglio l’ormai nota “gerarachia dei rifiuti”, oltre a verificare i rapporti di Fise, il censimento Ispra sui rifiuti e tanti altri dati.
Resta da intendere che questo Speciale, in continuo aggiornamento, vede anche una serie di interviste che affrontano altri aspetti poco affrontati quando si parla di incenerimento, vale a dire quelli sociali ed economici, il legame con il riciclo e più in generale col sistema della raccolta differenziata. Affronteremo anche la questione del coincenerimento, mettendo sul tavolo gli interessi in gioco, gli aspetti ambientali e il parere dell’Unione europea.
Come sempre, saremo lieti di accogliere il contributo alla discussione di lettori e addetti ai lavori. Buona lettura.
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