L’economia circolare, come i lettori di questo magazine sanno, si pone l’obiettivo di ottimizzare l’uso delle risorse naturali tramite il riutilizzo, il riciclo e il recupero, riducendo al minimo l’impatto ambientale ed energetico. Le politiche di gestione dei rifiuti stanno evolvendo: dalle tradizionali discariche si è passati a soluzioni innovative che integrano energie rinnovabili e materiali riciclati.
Tra i flussi di rifiuti più rilevanti ci sono i rifiuti solidi urbani, che sono diventati una componente critica nelle economie moderne, rappresentando un sottoprodotto di varie attività economiche generate da imprese, famiglie e istituzioni governative. Sebbene i rifiuti solidi urbani rappresentino solo circa il 10% del totale dei rifiuti prodotti in Unione Europea, rivestono un’importanza politica significativa a causa delle loro caratteristiche. Questa complessità deriva dalla loro composizione variegata, dalla provenienza da numerose fonti diverse e dal loro stretto legame con la vita quotidiana dei cittadini. Questi rifiuti possono essere trasformati in risorse preziose attraverso il recupero di materiali o energia.
In risposta a questa sfida, al centro del piano europeo per una gestione circolare dei rifiuti c’è la Waste Hierarchy, che classifica le strategie di gestione dei rifiuti in ordine di priorità: prevenzione, riutilizzo, riciclo, recupero energetico e, infine, smaltimento in discarica. L’obiettivo dell’Unione Europea è riciclare il 65% dei rifiuti urbani e limitare il conferimento in discarica a un massimo del 10% entro il 2030. Per raggiungere questi traguardi, è necessario agire su due fronti.
Da un lato, ridurre la produzione di rifiuti attraverso un consumo più responsabile e pratiche produttive più efficienti perseguendo l’obiettivo di sviluppo sostenibile 12. I benefici ambientali derivanti dalla prevenzione superano infatti quelli legati alla gestione dei rifiuti stessi.
Dall’altro, è imperativo proporre analisi di sostenibilità che quantificano quale soluzione di gestione di fine ciclo vita sia la più virtuosa.
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La Data Envelopment Analysis
Sul fronte dell’analisi, negli ultimi decenni, sono state proposte numerose strategie per migliorare le politiche nazionali di gestione dei rifiuti. Il lavoro scientifico “Driving EU Sustainability: Promoting the Circular Economy through Municipal Waste Efficiency”, pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Sustainable Production and Consumption (tra gli autori, oltre ai firmatari di questo articolo anche Cinzia Daraio, Simone Di Leo e Massimo Gastaldi) vede l’utilizzo della Data Envelopment Analysis (DEA) all’interno del progetto PRIN 2022 PEACE (Protecting the Environment: Advances in Circular Economy). Questo metodo permette di confrontare l’efficienza dei paesi nell’uso delle risorse, valutando come ciascuno gestisca i rifiuti rispetto a uno “scenario ideale” basato sulle migliori pratiche. I modelli utilizzati nello studio hanno l’obiettivo di catturare specifici aspetti della gestione dei rifiuti. In questo contesto, il termine scenario si riferisce all’efficienza ottimale raggiunta dai paesi con le migliori performance, mentre il modello rappresenta la combinazione di output e input impiegata per misurare tale efficienza. Gli autori hanno utilizzato la DEA per esaminare l’efficienza dei paesi dell’UE-27 nella gestione dei rifiuti urbani nel periodo 2017-2021, basandosi sugli open data più recenti disponibili su Eurostat. Hanno introdotto tre modelli orientati all’economia circolare.
Il modello tecnico si concentra sugli aspetti operativi della gestione dei rifiuti solidi urbani, valutando quanto i paesi riescano a ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre l’impatto ambientale. Gli input di questo modello includono la generazione di rifiuti solidi urbani, lo smaltimento nelle forme meno preferibili della Waste Hierarchy (come discariche o incenerimento senza recupero di energia), e le emissioni di gas serra. Gli output sono il tasso di riciclo e l’uso di materiali circolari. L’obiettivo del modello è misurare l’efficienza tecnica dei sistemi di gestione dei rifiuti, promuovendo la riduzione degli impatti ambientali e l’incremento del riciclo.
Il modello economico analizza l’efficienza dal punto di vista degli investimenti privati legati all’economia circolare. L’input principale è costituito dagli investimenti privati nell’economia circolare, mentre gli output sono sempre il tasso di riciclo e l’uso di materiali circolari. Questo modello valuta il rapporto tra investimenti e risultati in termini di riciclo e recupero di materiali, fornendo una visione della sostenibilità economica e della fattibilità delle pratiche di gestione circolare dei rifiuti.
Il modello di sostenibilità integra variabili ambientali, economiche e sociali. Gli input includono gli investimenti privati, il numero di persone occupate nell’economia circolare e le emissioni di gas serra, mentre gli output rimangono il tasso di riciclo e l’uso di materiali circolari. Questo modello misura la performance complessiva dei sistemi di gestione dei rifiuti, considerando il bilanciamento tra impatti ambientali, economici e benefici sociali.
In tutti e tre i modelli, l’approccio è orientato agli output, ovvero si cerca di massimizzare il tasso di riciclo e l’uso di materiali circolari, indipendentemente dagli input disponibili. Anche se ciascun modello si focalizza su aspetti differenti, tutti convergono su due indicatori chiave: il tasso di riciclo e l’uso di materiali circolari, che rappresentano metriche cruciali per valutare l’efficacia della gestione dei rifiuti e i progressi verso un’economia circolare sostenibile.
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Le performance dei Paesi
I risultati dello studio hanno evidenziato differenze significative tra i paesi europei.
Nel modello tecnico, i migliori risultati sono stati ottenuti da Slovenia, Svezia, Germania, Belgio e Paesi Bassi. Al contrario, Repubblica Ceca, Irlanda, Portogallo, Grecia e Cipro hanno registrato le performance peggiori.
Nel modello economico, Grecia, Finlandia, Slovenia, Paesi Bassi e Italia si sono distinti per efficienza, mentre Austria, Lettonia, Croazia, Portogallo e Romania hanno mostrato le performance più deboli.
Infine, nel modello di sostenibilità, Lussemburgo, Paesi Bassi, Svezia, Italia e Francia hanno ottenuto i migliori risultati, mentre Portogallo, Bulgaria, Polonia, Cipro e Romania sono rimasti indietro.
La sostenibilità tecnologica
Gli autori, tramite grafici a dispersione, hanno cercato di capire se l’efficienza sostenibile dei paesi derivi da una competenza bilanciata nei modelli tecnico ed economico o se un singolo modello influisca maggiormente sul punteggio complessivo. L’analisi ha rivelato una forte correlazione tra efficienza tecnica e di sostenibilità, suggerendo la possibilità di introdurre la sostenibilità tecnologica come una potenziale quarta dimensione della sostenibilità, accanto a quelle già riconosciute: ambientale, economica e sociale.
I paesi sono stati raggruppati in base alla loro posizione nei grafici, con punteggi assegnati in base alla loro presenza nell’area di maggiore efficienza. L’analisi ha evidenziato una performance disomogenea in Europa, con paesi come Italia, Paesi Bassi, Slovenia, Francia, Germania e Svezia che si distinguono per la loro efficienza nella gestione sostenibile dei rifiuti solidi urbani.
Questi risultati trovano una conferma con i valori che premiano questi Paesi anche negli indicatori di circolarità. Un primato italiano confermato anche dal rapporto Cen (Circular Economic Network) .
L’Europa punta ad essere il primo continente climaticamente neutro, ma risulta al momento molto frammentato. L’economia circolare produce vantaggi sostenibili quando è possibile valorizzare il rifiuto, altrimenti occorre minimizzare il danno ambientale. Occorre essere consapevoli di un cambiamento climatico in atto e attuare azioni orientate ad un approccio che coinvolga tutti i cittadini e non renda l’Europa dipendente da altri paesi. Infatti tale aspetto è cruciale nell’agenda politica, poiché è fondamentale una strategia globale che copra l’intero ciclo di vita delle materie prime critiche, dalla fase di estrazione a quella del fine vita. L’Europa umana e fraterna richiede di sviluppare ecosistemi industriali, maggiori investimenti nelle tecnologie circolari, applicazioni digitali che possono supportare il tracciamento dei materiali, una distribuzione più equa dei benefici tra le diverse categorie di stakeholders e uno sguardo al futuro che premi e valorizzi le idee dei giovani. La circolarità delle idee è la risorsa critica su cui costruire l’Europa pragmatica che muoverà verso il futuro.
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Gli autori
Idiano D’Adamo è professore associato presso Sapienza Università di Roma. È laureato in ingegneria gestionale e per il quinto anno consecutivo è tra i Top 2% Global Scientists (Elsevier Data Repository). Nella sua carriera accademica ha pubblicato più di 160 articoli nella banca dati Scopus, raggiungendo un h-index pari a 49. Sostenibilità, fiducia nei giovani e Made in Italy sono le sue keywords.
Edouard Nicolas Rossi è laureato in ingegneria gestionale presso Sapienza Università di Roma ed è co-autore di diversi articoli scientifici. Le sue passioni si concentrano su sostenibilità, gestione delle risorse ed energia, con un particolare interesse per l’analisi dei dati applicata all’economia circolare.