Un’attenzione particolare rivolta alla cultura e al suo legame con l’ambiente quella mostrata da Silvano Falocco, economista ambientale, esperto di contabilità ambientale e acquisti sostenibili, coordinatore della rete GPPnet e del Forum Compraverde Buygreen, che rivela ad EconomiaCircolare.com le difficoltà nel trovare un equilibrio tra aspetti culturali, ambientali ed economici quando si parla di realizzazione e organizzazione di eventi. La sua accurata analisi evidenzia da una parte le leggi del mercato economico e culturale, dall’altra, l’importanza di realizzare programmazioni culturali con precisi piani di intervento e con direzioni mirate. Quindi, programmazioni che dovrebbero avere una mission e una vision ben precisa, ma che, al tempo stesso, rivelano la dimensione concreta dentro la quale l’attuabilità di questa direzione si manifesta, ovvero gli ostacoli da superare e le strategie da perseguire per programmare e realizzare un evento.
Programmazione culturale e finanziamenti
Il mondo della cultura ha bisogno di eventi di valore che comunichino alla società la sua importanza e il suo ruolo costruttivo. Non è però sempre semplice mettere in atto questo potenziale, dal momento che la realizzazione di iniziative necessita di investimenti. Quest’ultimo è un elemento tanto decisivo quanto fragile, poiché è sempre più complicato reperire risorse economiche e utilizzarle in modo costante e proficuo.
“La programmazione culturale – spiega ad EconomiaCircolare.com Silvano Falocco – dovrebbe avere un chiaro intento, per cui i finanziamenti devono essere stabili ma con una direzione ben precisa. Tuttavia, in campo culturale questa direzione non c’è: tra l’altro quando la cultura diventa evento, aumenta molto il costo della realizzazione di festival, teatro, danza e cinema perché servono dei testimonial che in genere si fanno pagare”.
In sostanza, in assenza di una programmazione culturale che dovrebbe puntare non solo su quello che può essere definito come un divertificio, occorrerebbe una certa stabilità nel finanziamento. Ma se non c’è un chiaro intento politico di favorire la produzione culturale orientata a temi che sono quasi sempre critici per la politica – i temi della cultura e quelli della politica divergono – sarebbe necessario avere una maggiore libertà.
“Il principio – aggiunge l’esperto – dovrebbe essere quello di un chiaro posizionamento verso la libertà di pensiero in campo culturale, ma non è così: un evento si costruisce attorno alle persone che ci sono e, quindi, costa caro. I finanziamenti servono, quelli che garantiscono stabilità sono di privati, di società private, pubbliche o del Ministero, il quale, quando ha visione, fornisce dei finanziamenti triennali. Per tutte queste ragioni, la richiesta perenne di risorse economiche non è programmabile in questo momento“.
La difficoltà di costruire una transizione in senso ecologico
Naturalmente, una delle criticità più evidenti è quella di reperire finanziamenti, risorse che diventa sempre più difficile trovare. Inoltre, oltre a questo aspetto, bisognerebbe verificare il tipo di risorse disponibili, quanto queste siano in linea con la manifestazione culturale di riferimento e quanto siano coerenti con le questioni ambientali.
“Tutto questo – spiega ancora Falocco – crea difficoltà perché il principale problema di chi gestisce dei Festival è trovare risorse e averne accesso. Ad esempio, il tema della selezione degli sponsor, sulla base del profilo ambientale e sociale, viene meno quando non si ha l’accesso alle risorse, perché è già molto complicato reperirle, figuriamoci se si riesce a selezionarle. Ovviamente, questo è un problema di tutti: chi ha risorse che derivano dal petrolio sa che non deve condizionare tanto le iniziative culturali, quindi si limita a fare lo sponsor neutro, che, in realtà, così neutro non è, perché in realtà sostiene gran parte dei Festival culturali”.
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Organismi culturali e creativi – TOCC
Sarebbe necessario capire quanto i processi organizzativi siano aiutati dai finanziamenti PNRR TOCC, incentivi che promuovono l’innovazione e l’eco-design inclusivo, anche in termini di economia circolare e che hanno l’obiettivo di indirizzare e sensibilizzare il pubblico verso comportamenti più responsabili. L’iniziativa è indetta dal Ministero della Cultura e gestita da Invitalia, e si tratta di una quota di 20 milioni di euro prevista dal PNRR.
Nello specifico TOCC ha come destinatari le micro e piccole imprese, le società cooperative, le associazioni non riconosciute, le fondazioni, le organizzazioni dotate di personalità giuridica no profit, gli enti del terzo settore, iscritti o in corso di iscrizione al RUNTS (Registro Unico nazionale Terzo Settore) che risultano costituiti al 31 dicembre 2021 e che operano negli ambiti della: musica, audiovisivo e radio, moda, architettura e design, arti visive, spettacolo dal vivo e Festival, patrimonio culturale materiale e immateriale, artigianato artistico, editoria, libri e letteratura.
È importante però chiedersi se questi finanziamenti abbiano aiutato alcuni eventi culturali a costruire una transizione ecologica e quanto questa possa mantenersi nel tempo, come spiega ancora Falocco: “Affinché un’iniziativa di questo tipo si regga nel tempo, occorre lavorare su alcuni aspetti: il principale è avere un sistema organizzativo che abbia dei percorsi strutturati, che permettono a ognuno di fare delle scelte consapevoli e sapere che questo trasformi effettivamente qualcosa, altrimenti l’effetto greenwashing è perenne. Dall’altra parte, occorre creare dei mercati in aree dove si stanno muovendo le cose, immagino sistemi audio video, luci a basso consumo energetico. Ormai un mercato c’è, non è strutturato perché chi ha questi prodotti fa fatica ancora a vedere le pubbliche amministrazioni che richiedono alcune caratteristiche nelle iniziative, quindi il mercato si struttura nel momento in cui questo spostamento è visibile”.
E per quel che riguarda i Criteri Ambientali Minimi (CAM) Falocco fa riferimento alle difficoltà che questi siano obbligatori per gli appalti: “Nel passaggio tra appalti e regolamenti c’è sempre un’interpretazione da parte delle pubbliche amministrazioni oppure un ritardo di queste a farlo. In questo momento non è visibile, il fatto che non sia percepibile questo ri-orientamento in quella direzione, fa sì che il mercato sia fermo oppure non si conosca la via da seguire, perché non si sa se si troverà domanda oppure no. Per cui, o è chiara questa indicazione – su questo le istituzioni sono fondamentali – oppure se non è chiara, dipende sia dalla buona volontà sia dalle nicchie di mercato. Esistono delle nicchie di mercato che sono esplorabili, ma sicuramente non è la transizione, è il posizionamento di qualcuno che ha prodotti a ridotto impatto ambientale. Tuttavia, questo non migliora il mercato”.
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Il ruolo dei privati e delle istituzioni nelle iniziative culturali
Quando si parla di sostenibilità è fondamentale riflettere sulla relazione tra aspetti etici e commerciali, nello specifico in riferimento ai finanziamenti PNRR TOCC.
Silvano Falocco ha analizzato per il nostro magazine la questione: “Nel momento in cui l’aspetto culturale e quello ambientale devono conciliarsi, dovrebbe essere chiaro che non viene trasferita una risorsa, se l’orientamento del festival non è verso la sostenibilità, verso la riduzione degli impatti, verso una promozione dei criteri sociali durante tutte le catene di fornitura. Questo dovrebbe essere evidente soprattutto alle istituzioni ministeriali, alle regioni, ai grandi comuni. Tuttavia, in loro assenza, le iniziative vengono promosse dal basso. Si pensi agli allestimenti, i quali hanno bisogno di HUB, per i quali il pubblico è utile. Servirebbe infatti un pubblico che faccia presente che ci sono degli HUB in un determinato luogo, degli allestimenti eventualmente riciclabili o riutilizzabili, ma quando questo elemento non c’è, ognuno deve pensare per sé e a quel punto la forza finanziaria dei soggetti conta. Quindi, molti aspetti dipendono di più da chi ha le risorse”.
Ridurre le iniziative culturali per ridurre l’impatto ambientale?
Viviamo in una realtà ecologica sempre più fragile e che, per questa ragione, ha bisogno di una sempre crescente cura e attenzione. Potremmo chiederci se le iniziative culturali debbano essere presenti in numero ridotto, in modo da avere un impatto ambientale inferiore. A tal proposito, il direttore della Fondazione Ecosistemi ha una visione ben definita: “Questa può essere una soluzione ma è in mano ai singoli, ed è difficile che questi rinuncino alle proprie iniziative. Occorrerebbe puntare su quattro eventi rilevanti che rispondano anche ai criteri ambientali. Se le risorse vengono meno, la riduzione degli eventi sarà la diretta conseguenza di ciò. Secondo me, bisognerebbe puntare sulle soluzioni collettive, che aiutino tutto il sistema a crescere. Dunque, bisogna sapere che l’orientamento è questo, dal momento che non si può fare altro. Un livello medio dovrebbe essere assicurato a tutti, quando ad esempio si pensa al recupero del cibo per un evento temporaneo, è necessario avere delle reti che siano reputate, pertanto, o ci si trova in un territorio dove questa rete esiste e nell’evento ci si collega a questa rete oppure non è possibile farlo ad hoc”.
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*La rubrica è realizzata nell’ambito di ECO-Ecologicamente Culturali, un progetto di Fondazione Ecosistemi, Promo PA Fondazione, 4Form e A Sud co-finanziato dall’Unione Europea – Next Generation EU nell’ambito del PNRR. Il progetto fa parte di Cultura Sostenibile, un programma di A Sud, EconomiaCircolare.com e CDCA in collaborazione con Melting Pro
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