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domenica, Dicembre 15, 2024

Tassonomia, sul gas l’Italia chiede meno rigore all’Europa

Nei documenti inviati alla Commissione, il nostro Paese va contro i limiti di emissioni fissati per considerare il gas ‘sostenibile’: “Sono troppo restrittivi”

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Redazione EconomiaCircolare.com

L’Italia scopre le carte e rinuncia alle ambiguità che fino ad oggi ne hanno caratterizzato l’atteggiamento nei confronti di alcuni aspetti della tassonomia che la Commissione europea sta cercando di portare a casa in questi giorni. Nella bozza di tassonomia predisposta dalla’esecutivo Ue, il gas entra come fonte di transizione se le centrali che lo impiegano rispetteranno alcuni limiti di emissioni. Limiti che sarebbero, secondo il nostro Paese, troppo severi. L’Italia, principale beneficiario dei fondi di Next Generation Ue, chiede tetti di emissioni più permissivi per considerare sostenibile il gas, con l’effetto di conservare lo status quo.

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Limiti troppo severi per il gas

La notizia l’hanno data Il Sole 24 ore e Radiocor, rispettivamente quotidiano e agenzia di stampa di Confindustria: “Il governo italiano non ritiene adeguate le scelte della Commissione europea sulla Tassonomia relativamente alle centrali a gas. All’Italia non stanno bene i limiti previsti per riconoscere come ‘verdi’ gli impianti che producono gas: sono considerati troppo bassi”.

Per gli impianti autorizzati entro il 31 dicembre 2030, la bozza di tassonomia presentata dalla Commissione prevede che le emissioni dirette di gas climalteranti debbano essere inferiori a 270 g CO2e/kWh (CO2 equivalente per chilowattora), oppure rientrare in una media annuale di 550 kgCO2e/kW. Per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre 2030 la soglia di emissioni dovrà essere invece inferiore ai 100 g CO2e/kWh.

Cosa chiede invece l’Italia? Un limite accettabile, secondo il governo, sarebbe 340 grammi di Co2/kWh. Oppure una media annuale di 750 kg di Co2/kWh. L’Italia vorrebbe che il regime transitorio prima di passare ai limiti di emissioni più stringenti fosse prolungato fino al 2035. E che la Commissione considerasse anche, nel calcolo delle emissioni degli impianti a gas, i meccanismi per la cattura del carbonio (CCS) su cui il nostro Paese evidentemente punta come strumento strategico.

Quanto al nucleare, l’altro nodo da sciogliere nella Tassonomia, l’Italia ha deciso di non prende posizione, visto che l’energia dell’atomo non rientra nel nostro mix energetico.

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Confindustria e i 10 miliardi di investimenti

Una posizione, quella Italiana, che se non è condivisibile ha almeno il pregio di aver lasciato cadere quel velo di ambiguità che finora il governo aveva usato per nascondere la distanza dalle posizioni della Commissione. Il Sole 24 ore e Radiocor arricchiscono la richiesta italiana di minor rigore sul gas con “alcuni calcoli di fonte imprenditoriale circolati nelle settimane scorse”. I calcoli, scrive Jacopo Giliberto sul giornale di Confindustria, derivano da “una ricognizione fra alcune delle principali aziende del segmento energetico e fra i più accorti economisti ed esperti del settore”. A fare qualche ipotesi si possono citare Enel e A2A, che devono trasformare a metano le proprie centrali a carbone, e di Eni, che il metano lo vende. Bene, leggiamo sul Sole 24 ore, “nessuno dei progetti italiani pare rispondere ai requisiti ambientali davvero stringenti della bozza della Commissione”. I progetti per centrali a metano, scrive ancora il quotidiano degli industriali, sarebbero 48 (eppure gli impianti che generano energia elettrica con il carbone in Italia sono 8), per 20 gigawatt di potenza e investimenti pari a 10 miliardi.

“Obiettivi [di emissioni] simili non sono conseguibili nemmeno con le nuove turbine di classe H ad altissima efficienza”. Insomma gli investimenti italiani nelle centrali a metano per la transizione energetica non rientrerebbero nella tassonomia europea delle attività sostenibili che permette di accedere a fondi pubblici (ma che sicuramente orienterà anche gli investitori privati). “Forse, tutt’al più – prosegue il Sole 24 ore – nell’elenco europeo dei progetti verdi finanziabili potrà rientrare qualche impianto marginale. Impianto che oggi non è previsto”.

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La Commissione prende tempo

La Commissione europea, per bocca del portavoce della Commissione Ue, Eric Mamer, fa sapere che “ha ricevuto un certo numero di reazioni” all’atto delegato che include gas e nucleare nella Tassonomia degli investimenti verdi: “Presenteremo la nostra proposta appena possibile – ha aggiunto il funzionario Ue – ovviamente abbiamo bisogno di un po’ tempo per analizzare i commenti che ci sono stati inviati”.

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