fbpx
martedì, Febbraio 11, 2025

Se le guerre e le tensioni geopolitiche seguono la via delle terre rare

L’annuncio col quale il presidente USA Donald Trump ha confessato di mirare alle terre rare dell’Ucraina non lascia sorpresi. Così come la disponibilità del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Intanto la Cina non sta a guardare, e annuncia nuove mirabolanti estrazioni

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

“Hanno delle terre rare fantastiche, le voglio». Col solito stile aggressivo e smargiasso, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha trovato un nuovo Stato da far finire sotto le proprie grinfie. E così, dopo le dichiarazioni di annessione del Canada, le intemerate verso il Messico e il suo Golfo, le mire sulla Groenlandia, ora tocca all’Ucraina. Proprio il Paese che da ormai tre anni sta affrontando una guerra che secondo le ultime stime dell’Onu ha visto tra il 24 febbraio 2022 e il 31 dicembre 2024 la morte di 12.456 civili, tra cui 669 bambini – senza parlare del numero di morti e feriti, notevolmente più alto, che riguarda il personale militare (ma su cui le cifre divergono per via delle contrapposte propagande).

A fronte del portentoso supporto di persone e mezzi da parte degli Stati Uniti verso l’Ucraina in più di mille giorni, ora Trump reclama una sorta di compensazione economica. Cioè le terre rare di cui l’Ucraina è ricchissima. Come ricorda un approfondimento del quotidiano La Stampa del 10 febbraio, “il presidente Usa starebbe lavorando da tempo a un accordo con il presidente Volodymyr Zelensky per l’accesso ai minerali, i metalli e il gas ucraino in cambio di garanzie di sicurezza in un potenziale accordo di pace. Se non è stato del tutto esplicito su cosa intenda con «terre rare e altre cose» non è difficile capire che si riferisca a quel tesoro conservato nel sottosuolo ucraino, tra materie prime, minerali, gas, litio, titanio e uranio, tutti componenti essenziali per le industrie che sviluppano computer, batterie e tecnologie energetiche all’avanguardia”.

Se è vero che le intenzioni di Trump non sorprendono, dato che le guerre sono spesso sorte per garantirsi l’approviggionamento delle risorse naturali (specie energetiche), così come il fatto che uno Stato alleato dichiari che il proprio aiuto non è gratuito a conflitto in corso, l’elemento di novità riguarda appunto “la materia” del contendere. Di terre rare, infatti, si discute da un po’ ma mai, almeno ufficialmente, erano entrate come elemento cruciale di conflitti in corso. Mentre su di esse già da tempo si addensano tensioni geopolitiche. Soprattutto tra le due potenze mondiale, cioè Stati Uniti e Cina. Tensioni che proprio in questo 2025 stanno crescendo ulteriormente.

Leggi anche: Le materie prime critiche necessarie per la Nato

Le ricchezze dell’Ucraina: terre rare e non solo

A luglio 2024 un articolo pubblicato sul World Economic Forum e firmato dall’analista ucraina (ed ex parlamentare) Nataliya Katser-Buchkovska ricordava le enormi quantità di risorse naturali di cui dispone l’ex Paese dell’Unione Sovietica.

“Le diverse zone geologiche dell’Ucraina ne fanno una delle prime 10 fornitori globali di risorse minerarie (…) L’Ucraina è un potenziale fornitore chiave di metalli delle terre rare, tra cui titanio, litio, berillio, manganese, gallio, uranio, zirconio, grafite, apatite, fluorite e nichel. Nonostante la guerra, l’Ucraina detiene le più grandi riserve di titanio in Europa (il 7% delle riserve mondiali). È uno dei pochi paesi che estrae i minerali di titanio, cruciale per l’industria aerospaziale, medica, automobilistica e navale. Prima del febbraio 2022, l’Ucraina era un fornitore chiave di titanio per il settore militare. Ha anche una delle più grandi riserve di litio confermate in Europa (stimate a 500.000 tonnellate), vitale per batterie, ceramica e vetro. L’Ucraina è il quinto produttore mondiale di gallio, essenziale per i semiconduttori e i LED, ed è stato un importante produttore di gas al neon, fornendo il 90% del neon altamente purificato e semiconduttore per l’industria dei chip statunitense”.

A questo lungo elenco bisognerebbe aggiungere anche il ruolo cruciale del gas russo, che prima del 24 febbraio 2022 passava dall’Ucraina per alimentare l’intera Europa, con Stati come l’Italia e la Germania che dipendevano per il 40% dei propri consumi da questo combustibile fossile. Ma sarebbe troppo lungo riaprire anche questa parentesi, per cui la chiudiamo al volo.

Quel che è certo, in ogni caso, è che le richieste degli Stati Uniti sulle “terre rare e non solo” sono state già sposate dall’Ucraina. In un video su Reuters il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha illustrato su una mappa le risorse energetiche del suo Paese, dicendosi favorevole a dare agli Usa la priorità sul loro sfruttamento “visto che ci hanno aiutato di più”.

terre rare mappa
Fonte: frame da video Reuters

C’è però un problema gigantesco che cozza coi piani di Zelensky: più di metà dei territori dove si trovano le risorse naturali dell’Ucraina è conteso dalla Russia. Insomma: prima di realizzare un piano del genere bisogna vincere la guerra. In ogni caso il presidente ucraino ha confermato la stessa linea adottata ad esempio nei confronti dell’Unione Europea in merito a quello che è stato definito “il business della ricostruzione”: in cambio dell’aiuto europeo anche in questo caso Zelensky ha promesso agli Stati, al mondo della finanza e a quello delle imprese porte aperte nel Paese. Un impegno che verrà rinnovato il prossimo 10 e 11 luglio 2025, quando sarà l’Italia a ospitare a Roma la “Ukraine Recovery Conference”, per dare continuità agli incontri di Lugano (2022), Londra (2023) e Berlino (2024).

Leggi anche: Nella mappa europea delle nuove estrazioni minerarie c’è anche l’Ucraina. E l’Italia?

Sulle terre rare la Cina non sta a guardare

Per quel che riguarda le terre rare c’è un dato cruciale da tenere a mente per capire la “fame” di Donald Trump: attualmente da sola la Cina controlla il 70% della capacità estrattiva globale di terre rare e il 90% della capacità di lavorazione. Ma cosa sono le terre rare? Sono conosciute anche con la sigla REE, acronimo di Rare Earth Metals, sono un gruppo di 17 elementi facenti parte della famiglia dei metalli. Hanno nomi inusuali, di quelli che si trovano soltanto nella tavola periodica degli elementi, coi quali conviene imparare a che fare: Scandio, Ittrio, Lantanio, Cerio, Praseodimio, Neodimio, Promezio, Samario, Europio, Gadolinio, Terbio, Disprosio, Olmio, Erbio, Tulio, Itterbio e Lutezio. 

Si dice spesso che le terre rare sono fondamentali per l’economia del futuro, che in realtà è già diventato presente. Più nello specifico e nel pratico, ecco alcuni esempi per i quali vengono utilizzate: nel settore dell’automotive – specie per quello elettrico ed ibrido, – per le batterie ricaricabili, come magneti permanenti per le turbine eoliche e per la costruzione di motori elettrici; possono diventare fosfori per TV e LCD e più in generale sono importanti per la creazione di tutti i dispositivi elettronici di ultima generazione; inoltre servono per sviluppare tecnologie avanzatissime nel campo dell’aerospazio, della difesa e delle energie rinnovabili, ma anche nel settore medico, e perfino in quello petrolchimico, nel processo di raffinazione del petrolio greggio.

terre rare cina

Da ciò si comprende perché il predominio cinese è avversato in maniera così netta dagli Stati Uniti: dalle terre rare, infatti, passa una discreta fetta delle applicazioni tecnologiche che sono già, o lo diventeranno breve, molto diffuse. Nell’era dei sovranismi, dunque, anche gli USA vogliono fare da sé. Ma devono fare i conti con il fatto che il colosso asiatico continua ad annoverare un successo dietro l’altro in questo ambito. Secondo una recente notizia diffusa da Newsweek, è stato scoperto un enorme deposito di terre rare nella Cina sud-occidentale. Le prime stime, diffuse dal China Geolical Survey, parlano di 470mila tonnellate di terre rare. Tanto da far dire a Li Wei, ricercatore del China Geological Survey, che “questo cambia tutto”. In attesa di capire quanto degli annunci di Stati Uniti e Cina si concretizzerà, resta il fatto che la prospettiva a breve termine è ancora quella estrattivista. Per l’economia circolare, purtroppo, i tempi sono ancora lunghi. Perlomeno nel dibattito mainstream.

Leggi anche: L’UE lancia l’accademia europea delle materie prime

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie