giovedì, Novembre 6, 2025

L’Unione Europea introduce limiti più severi per l’inquinamento delle navi nel Mediterraneo

Attiva una nuova zona di controllo delle emissioni, stabilita dall’Unione Europea e dai Paesi mediterranei, per affrontare l’inquinamento delle navi. I dati sono discordanti: se è vero che negli ultimi 10 anni sono diminuite le emissioni di zolfo nel contempo sono aumentate quelle di azoto e di metano

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Redazione EconomiaCircolare.com

Dall’1 maggio l’aria e l’acqua nel Mar Mediterraneo potranno cominciare a diventare più pulite grazie a un accordo UE sugli ossidi di zolfo. A renderlo noto è la Commissione Europea.

Parlando della questione, la Commissaria per l’ambiente, la resilienza delle acque e un’economia circolare competitiva, Jessika Roswall, ha dichiarato: “L’UE e i suoi vicini del Mediterraneo hanno istituito congiuntamente una zona di controllo delle emissioni per affrontare l’inquinamento delle navi alla sua fonte. Questo è un passo importante per rendere le nostre industrie marittime più pulite, più competitive e a prova di futuro. Preservare questa regione marina è fondamentale per la resilienza delle acque, la riduzione dell’inquinamento e la protezione della salute delle comunità costiere e dell’ambiente circostante”.

Più precisamente a partire da domani l’area del Mar Mediterraneo diventerà la quinta area di controllo delle emissioni (ECA) per gli ossidi di zolfo nel mondo: ciò avverrà grazie al sistema delle aree marine protette, dove sono in atto controlli più severi per ridurre al minimo l’inquinamento atmosferico causato dalle navi. Nel Mar Mediterraneo ciò significa che le navi dovranno utilizzare il combustibile per uso marittimo con un contenuto di zolfo inferiore, dal 0,5% (un requisito valido a livello globale) a un massimo dello 0,1%.

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Perché diminuire le emissioni è fondamentale

Le emissioni di ossido di zolfo sono tra le più sottovalutate anche se sono tra le più nocive: portano ad esempio all’acidificazione del mare e della terra e contribuiscono alle cosiddette polveri fini, che a loro volta incidono sulle condizioni respiratorie e cardiovascolari. La riduzione di queste emissioni, garantisce la Commissione Europea, migliorerà la qualità dell’aria e dell’acqua, a vantaggio della salute umana e ambientale.

Inquinamento navi petrolio

La buona notizia è che in realtà già negli ultimi 10 anni c’è stato un notevole miglioramento: le emissioni di ossido di zolfo nell’Unione Europea sono diminuite di circa il 70% dal 2014, principalmente a causa della creazione di una zona di controllo delle emissioni nel Nord Europa, come riportato nella relazione europea sui trasporti marittimi 2025 (ci torneremo) e nella relazione 2025 sul monitoraggio e sulle prospettive di monitoraggio dell’inquinamento zero per il 2025.

La nuova area di controllo delle emissioni del Mediterraneo dovrebbe portare a ulteriori riduzioni. Tutto bene quindi? Non proprio. Nello stesso periodo, infatti, le emissioni di ossido di azoto (NOx) nell’UE sono aumentate del 10% dal 2015 al 2023, con un aumento dell’8% specificamente nel Mediterraneo. Per affrontare questo problema, la Commissione Europea e gli Stati mediterranei stanno attualmente valutando i mezzi più efficaci per ridurre tali emissioni.

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Il contesto del Mar Mediterraneo

L’accordo per proteggere ulteriormente l’ambiente marino del Mediterraneo istituendo una zona di controllo delle emissioni è stato raggiunto dall’UE e dai Paesi mediterranei, nell’ambito della Convenzione delle Nazioni Unite di Barcellona nel 2021. L’Organizzazione Marittima internazionale (IMO) ha poi approvato la richiesta nel 2022. Ad aprile di quest’anno l’IMO ha anche approvato una zona di controllo delle emissioni dell’Atlantico nord-orientale per ridurre sia gli ossidi di zolfo che di azoto, che saranno adottati entro la fine dell’anno, con l’entrata in vigore nel 2027. Comprenderà gli stati litorali dell’UE, la Groenlandia, le Isole Faroe, l’Islanda e il Regno Unito.

Per quel che riguarda più nello specifico il trasporto marittimo nel Mediterraneo, invece, è utile ripescare The European Maritime Transport Environmental Report (EMTER), vale a dire la relazione europea sui trasporti marittimi che fornisce un’analisi ampia delle pressioni ambientali esercitate dal trasporto marittimo, valutando i progressi compiuti negli ultimi anni e mettendo in evidenza l’interconnessione delle attività marittime con i sistemi ecologici, economici e sociali più ampi.

Da solo il settore marittimo rappresenta il 14,2% delle emissioni di CO2 dell’UE derivanti dai trasporti, dietro il settore stradale e quasi equivalente al settore dell’aviazione. Le emissioni di gas serra prodotte dal trasporto marittimo sono aumentate annualmente nell’UE dal 2015: in particolar modo sono aumentate le emissioni di metano (grazie anche al continuo ricorso delle navi e dell’approvvigionamento energetico degli Stati al GNL) mentre, come abbiamo già visto, c’è stata una notevole riduzione delle emissioni di zolfo.

mar mediterraneo zolfo
Fonte: European Maritime Transport Environmental Report 2025

“Il trasporto marittimo – si legge nel rapporto – contribuisce all’inquinamento delle acque attraverso l’emissione di sostanze pericolose; principalmente fuoriuscite di petrolio, ma anche attraverso scarichi operativi come le acque grigie e i rifiuti dei sistemi di pulizia dei gas di scarico (ECGS). L’ECGS a circuito aperto rappresenta il 98% degli scarichi di acqua autorizzati, con il restante 2% comprendente acque grigie, acque reflue, acqua di sentina e ECGS a circuito chiuso. Inoltre lo scarico di acqua grigia è aumentato del 40% dal 2014 al 2023, principalmente a causa della crescita delle operazioni delle navi da crociera”.

Insomma: fino a quando si perseguirà l’attuale modello di sviluppo i limiti dell’UE possono arrivare fino a un certo punto. Se si vuole migliorare la qualità delle acque, del Mediterraneo e non solo, bisognerà fare affidamento all’economia circolare, a una diminuzione dei consumi e alla trasformazione degli stili di vita.

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