Che fine ha fatto il decreto sull’EPR per i rifiuti tessili? Qualche mesa fa, rispondendo ad una interrogazione parlamentare, il ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica (MASE) aveva fatto sapere che sul provvedimento stava conducendo una valutazione di conformità rispetto la proposta di revisione della direttiva quadro sui rifiuti e l’obbligo (quando la norma entrerà in vigore) di introdurre una Responsabilità estesa del produttore (Extended producer responsibility – EPR) per i rifiuti tessili. EconomiaCircolare.com prova a riprendere le fila del ragionamento e lo fa con Michele Zilla, Direttore Generale di Cobat Tessile, uno dei consorzi italiani protagonisti dell’EPR.
Direttore, partiamo dalle nuove norme proposte dalla Commissione. Che ne pensa dalla revisione della direttiva quadro sui rifiuti e della indicazioni sull’EPR per il tessile?
Accogliamo positivamente l’attenzione che la Commissione Europea sta dimostrando per una filiera come quella del tessile che – come sappiamo – ha un urgente bisogno di essere regolamentata.
Tutto bene quindi?
Beh, c’è une serie di limiti che emerge dal testo dell’aggiornamento della direttiva. In primis, l’oggetto della misura si limita all’abbigliamento e alla biancheria per la casa, lasciando fuori innumerevoli altre tipologie di prodotti, come ad esempio il tessile per l’arredamento, moquette e materassi etc.
Le norme in vigore in Francia includono appunto anche i materassi.
Infatti. La stessa mancanza di completezza emerge dal fatto che il testo pone in capo ai “brand” di capi e prodotti finiti la Responsabilità estesa del produttore, escludendo i produttori della “materia prima”, come filato e tessuto. Inoltre, il testo esclude le piccole imprese, che sono – viceversa – un attore assai presente nel tessuto produttivo italiano. Trattasi di occasioni perse, in quanto siamo fermamente convinti che la norma dovrebbe essere il più inclusiva possibile sia nei confronti delle tipologie dei prodotti, sia dei soggetti della filiera, per poter assicurare l’obiettivo principe a cui tutti auspichiamo e che tutto dovrebbe muovere: l’incremento dei tassi di riciclo.
Torniamo in Italia. EconomiaCircolare.com ha descritto le bozze del decreto che il MASE ha messo in consultazione e che ha sottoposto anche a Cobat Tessile. Qual è il vostro giudizio sull’ultimo testo circolato?
La bozza di Decreto, in buona parte, ripropone i limiti della Direttiva: se è solo il “brand” a dover rispondere dell’EPR e se è solo il capo finito a ricadere nell’ambito di applicazione, vien da sé che la stragrande maggioranza degli attori della filiera, dei prodotti e della “materia prima” restano fuori, con relativa perdita di potenziale in termini di riciclo.
Cosa dire, inoltre, degli scarti di lavorazione? Cobat Tessile dialoga ogni giorno con Produttori anche molto diversi tra loro, gli scarti di lavorazione sono un tema che li accomuna tutti, una vera fonte di materia prima da riciclare che troviamo assurdo non sia contemplata dalla proposta.
Infine, non ci è affatto chiara la definizione di “riuso” e i relativi attori coinvolti.
Volendo sintetizzare, dunque, crediamo che il limite sia tutto in una proposta che non restituisce la variegata e stratificata complessità di un comparto che invece merita di essere compresa e messa al centro delle scelte normative.
D’altra parte, tuttavia, dobbiamo rilevare come questa proposta sia il primo necessario passo per “accendere i motori”.
La bozza italiana è in linea secondo voi con le novità proposte dalla Commissione?
Crediamo che la bozza di Decreto sia in linea con la Direttiva.
Quindi piuttosto che attendere la conclusione dell’iter della proposta della Commissione secondo voi sarebbe meglio procedere speditamente verso l’approvazione di un EPR italiano. Corretto?
Attendere l’approvazione delle norme UE significherebbe sommare ulteriore ritardo ad un iter che si presenta già fortemente indietro. Significa togliere tempo prezioso a tutte quelle realtà, aziende e consorzi, che stanno già da tempo preparandosi a fare, in attesa che il Decreto dia il nullaosta alle operazioni. Attendere ancora significa ritardare ulteriormente quella spinta propulsiva che solo l’entrata in vigore della normativa può regalare al Paese, in termini di investimenti, soluzioni e procedure. È necessario andare avanti a velocità sostenuta, come già hanno fatto altri Paesi. I sistemi EPR, come Cobat Tessile, sono pronti ed è necessario partire anche in virtù degli aiuti che possono arrivare dal PNRR.
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