[di Francesca Gresia]
Fortunale, il vento che cambia la moda. Un’impresa di economia circolare, che punta alla produzione di capi di lana biologica, pensati per essere indossati ma anche riutilizzati fino all’80 per cento
Sinossi
Piccola, soffice, pronta ad essere colorata in maniera naturale e a diventare un caldo e comodo maglione. Ecco questa sono io, una matassa di lana che per tanto tempo ha vissuto nella testa di un giovane imprenditore, ma che finalmente da un anno ha preso vita, trasformandosi nel primo maglione della linea Fortunale nato per essere indossato e pensato per essere riutilizzato. E’ questo il mio segreto, non conosco le sostanze chimiche perché il mio creatore dice che sono delle compagnie da evitare, ma posso essere nuovamente utilizzata, così oggi sono un ben maglione da uomo color indaco e domani mi trasformo in un delicato girocollo femminile rosso robbia. 200 ingredienti naturali, come fiori, foglie, bacche e radici provenienti da antiche ricette di coloritura, mi regalano sfumature uniche. Un processo che pensate un po’ ha ricevuto in esclusiva mondiale la prestigiosa certificazione Woolmark Approved Natural Coloration Technology. Sul mio girocollo riporto il codice identificativo dell’albero che l’azienda ha deciso di piantare dopo l’acquisto. Vivo in una bellissima scatola di cartone riciclato capace di diventare un porta oggetti. Comoda, può essere riciclata e soprattutto non contiene plastica, plastic free come direbbero gli inglesi.
Piccola, soffice, pronta ad essere colorata in maniera naturale e a diventare un caldo e comodo maglione. Ecco questa sono io, una matassa di lana che per tanto tempo ha vissuto nella testa di un giovane imprenditore, ma che finalmente da un anno ha preso vita, trasformandosi nel primo maglione della linea Fortunale nato per essere indossato ma pensato per essere riutilizzato. E’ questo il mio segreto, non conosco le sostanze chimiche perché il mio creatore dice che sono delle compagnie da evitare, ma posso essere nuovamente utilizzata, così oggi sono un ben maglione da uomo color indaco e domani mi trasformo in un delicato girocollo femminile rosso robbia.
Vuoi sapere chi è il mio inventore? Bene allora mettiti comodo che ti racconto la nostra storia! Ivan Alosio, così si chiama il mio papà creativo, è un giovane, spigliato imprenditore pugliese di origini lucane. La sua passione viene da lontano, ovvero da quell’azienda di famiglia, la Majra Moda Maglierie che i suoi genitori crearono trent’anni fa in un piccolo paese della Basilicata, San Chirico Raparo. I fili, le matasse, gli stilisti e le abili mani artigiane sono per il mio amico una scoperta continua, un mondo affascinante che pian piano deve essere esplorato. Un’avventura che si
trasforma presto in lavoro, inizia dai magazzini e con il tempo porta i prodotti di famiglia nelle più importanti fiere del settore europeo. E’ tutto molto affascinante, il mondo fashion è così, ti cattura, ma…esiste un ma!
Ivan continuava ad osservare quanti rifiuti si creavano, e a chiedersi come potesse migliorare un mondo così bello ma capace di essere la seconda causa di inquinamento mondiale. Fu in quei momenti che ci conoscemmo, non avevo ancora un nome, ma ero nata, ero nella sua testa. E se in principio ero un piccolo insieme di fili, con il
passare dei giorni crescevo e anche il nostro rapporto diventava più intenso. Ivan continuava a plasmarmi, ogni giorno dialogava con me e cercava di comprendere come potesse avviare la produzione di una moda attenta alla salute dei consumatori e in grado di rispettare l’ambiente.
Un giorno ricordo che i pensieri erano così tanti che c’era una gran confusione, eppure lui era al settimo cielo: stava per diventare padre. Confesso che agli inizi questa cosa mi infastidiva un po’, ero la sua piccola creatura! Dopo pochi mesi nacque Jacopo e con il suo arrivo il nostro rapporto cambiò, divenne una simbiosi. Ivan aveva un solo
obiettivo: contribuire a cambiare il mondo della moda. Lo doveva fare per suo figlio, insegnargli con l’esempio il rispetto per l’ambiente in cui viviamo e per i suoi clienti.
Iniziarono i confronti con il mondo esterno, altri imprenditori, ricercatori dell’Università di Bari, il mio giovane padre mi presentava a chi riteneva potesse aiutarlo nell’impresa. Era bello conoscere altra gente, tante idee arrivavano e io crescevo di volta in volta. Eppure non mancavano i momenti di confusione o di sconforto. Non vi nego che in alcuni giorni ho pensato mi volesse abbandonare!
Ma con l’arrivo di Fabio, il suo secondo figlio, non c’erano più dubbi, ormai avrei preso vita, finalmente sarei uscita dalla sua mente e dai suoi disegni per diventare reale. Iniziarono gli scambi con i produttori di lana, per me Ivan ha sempre voluto il meglio, dovevo essere soffice, di alta qualità e soprattutto dovevo arrivare da allevamenti in
grado di rispettare gli animali. Lo vedevo dimenarsi tra i vari gomitoli, toccava con attenzione, chiedeva certificati di qualità e garanzie, e un giorno finalmente mi aveva trovato. Ero io, mi portò a casa, mi fece toccare dalle manine di suo figlio, e dalle abili mani artigiane di sua madre.
A questo punto era necessario pensare al mio colore. Ricordo che in una notte di insonnia, Ivan ripensò ai racconti dei nonni, di quando usavano la ginestra per creare tessuti da usare nella vita domestica. E se la ginestra potesse essere usata anche per creare un colore naturale? La tradizione poteva aiutarci? Ebbene sì, era necessario
riprendere le abitudini dei nostri antenati. Così circa 200 ingredienti naturali, come fiori, foglie, bacche e radici provenienti da antiche ricette di coloritura, mi regalano sfumature uniche. Un processo che pensate un po’ ha ricevuto in esclusiva mondiale la prestigiosa certificazione Woolmark Approved Natural Coloration Technology.
Pian piano la mia famiglia cresceva, c’erano i primi prototipi, alcuni erano più belli, altri meno, ma tutti avevano una grossa importanza per la mia crescita. Ad ognuno dei miei figli, Ivan decise di creare una casa, una comoda sistemazione che non inquinasse la natura e che potesse essere riutilizzata quando ogni maglione avrebbe
coccolato con le sue morbide fibre il nuovo proprietario. Tra le tante idee che gli frullavano in testa, un giorno vidi che una stava prendendo piede: una bellissima scatola di cartone riciclato capace di diventare un porta oggetti. Era comoda, poteva essere riciclata e soprattutto non conteneva plastica, plastic free come direbbero gli
inglesi.
Credevo che il nostro progetto potesse finalmente decollare, ma non avevo considerato altri particolari che Ivan, invece, non aveva alcuna intenzione di trascurare. Come avremmo reso unici i tanti, innumerevoli figli di Fortunale? Come ognuno di loro avrebbe potuto ancora aiutare l’ambiente che lo circondava? Un amico di Legambiente aveva parlato ad Ivan delle loro iniziative per piantumare nuovi alberi in zone colpite da incendio o disastri naturali. Arrivò così il colpo di genio, per ogni maglione consegnato, avremmo piantato un nuovo albero, lo avremmo numerato e il
codice numerico sarebbe stato ricamato sul maglione. Chi avrebbe scelto Fortunale, avrebbe di fatto sposato la nostra idea di moda ecosostenibile.
Ecco questa è la nostra storia, ci sarebbero tante cose da raccontarvi, ma mi piacerebbe che le scopriste da soli seguendo il nostro cammino. Oggi tanti piccoli maglioni trovano una nuova casa, un nuovo proprietario ma io non sono triste perché so che chi ha comprato Fortunale, un giorno porterà i miei figli nuovamente a casa e noi, io e Ivan, gli regaleremo una nuova vita.