“Sarà una cosa molta complessa e richiederà sacrifici da parte di tutti”. La transizione ecologica disegnata dal ministro Roberto Cingolani, nel corso dell’audizione parlamentare di fronte alle Commissioni riunite Ambiente e Attività produttive sulle modalità di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, è una “cosa” non del tutto definita ma che comincia finalmente a delinearsi. Se la deputata Rossella Muroni ha detto di “temerne la direzione”, pur essendo d’accordo sulla “necessità di un’accelerazione del Pnrr”, quel che è certo è che il governo Draghi ha alcuni punti cardine sui quali agire: rafforzamento delle rinnovabili, semplificazioni burocratiche, idrogeno verde con qualche apertura al blu.
Cingolani era stato già ascoltato lo scorso 27 maggio ma, di fronte alle tante richieste di chiarimento da parte dei parlamentari, non era riuscito a rispondere a tutte le domande. Rispetto alla prima audizione, però, il ministro è apparso ancora più sbrigativo e spiccio.
Leggi anche: Come smaltire i pannelli fotovoltaici? Il Gse prova a fare chiarezza
“Stiamo lavorando”
Chi segue le vicende della transizione ecologica ha ormai imparato a familiarizzare con l’approccio pragmatico e manageriale di Cingolani. Che ai parlamentari ripete più volte che “stiamo lavorando”, visto che “il Mi.Te è stato creato da appena tre mesi”. Sulle rinnovabili il ministro ripete che l’obiettivo è l’installazione di 70 gigawatt al 2026, in modo da avere una produzione elettrica che al 70% dipenda dalle rinnovabili. Per far ciò “la bozza del decreto FER 2 è in uscita, stiamo lavorando su questo”, con “riunioni una dopo l’altra” e “fra un po’ sarà disponibile”. Anche cronoprogramma è “in elaborazione”, con le aste previste per i prossimi cinque anni “in modo che aziende e investitori si possano preparare e che le aste non vadano più deserte”.
Prima della transizione ecologica bisogna però lavorare alla transizione burocratica. “Dicendo questo ho fatto arrabbiare un po’ di persone – ha ribadito Cingolani – Non c’è un’operazione a basso impatto, perché dovremo stare attentissimi al paesaggio, a come gestiremo queste cose e così via. Però è difficile arrivare al 55% di decarbonizzazione rispetto al 1990, queste sono delle misure straordinarie”.
E sull’economia circolare? Anche in questo caso il mantra è quello del lavoro. Sollecitato sui decreti end of waste, lanciati in parte dall’ex ministro Costa, l’esponente del governo Draghi ha provato a rassicurare i parlamentari e, soprattutto, gli addetti ai lavori che da tempo sono in attesa per capire come muoversi. “Alcuni decreti sono stati fatti, altri sono stati aggiornati e altri sono in arrivo – ha affermato Cingolani – Questo tema è prioritario, abbiamo 5 miliardi su agroenergie e economia circolare, dobbiamo avere le idee chiare. Entro l’estate tutto sarà fatto”.
La sintonia con l’Europa, il nì agli inceneritori e all’idrogeno blu
Di fronte alle prime critiche sulle idee di transizione, Cingolani si è mostrato sbigottito. “Ok, io mi fermo, non so cosa dire, insomma non si può volere tutto a costo zero, le cose hanno un costo. Secondo me è importante che noi vigiliamo che tutto venga fatto in maniera assennata e col giusto senso”. E più tardi ha ribadito un ritornello che in realtà è stato già sentito molte volte. “Io sono perfettamente cosciente – ha aggiunto – che stiamo facendo un’operazione molto complessa. Ho capito molto bene quello che le persone non vogliono, però non ho capito molto bene cosa propongono in alternativa a ciò che non vogliono. Quindi, in assenza di alternative, non ideologiche, vere, quello che rimane come spazio è sostanzialmente non molto diverso da quello che abbiamo identificato. E questo ci è riconosciuto anche dalla Commissione europea. D’altra parte le linee guida comunitarie sono molto chiare, le abbiamo seguite in maniera fedele”.
Una prova di ciò sarebbe nell’inserimento esclusivo dell’idrogeno verde nel Pnrr, anche se Cingolani non chiude del tutto le porte all’idrogeno blu, sostenuto soprattutto da Eni e Snam. “Noi come governo nel Piano abbiamo inserito solo il verde – ha spiegato -, ci siamo attenuti a ciò che ci chiedeva l’Europa. E’ vero che abbiamo la nostra grande manifattura a cui pensare, dopodiché sarà una scelta politica, del Parlamento e di chi ci sarà dopo di noi, se servirà seguire altre strade”.
Allo stesso modo sul gas “non dobbiamo concentrarci troppo se è good o bad, ma capire le nostre esigenze future come Paese”. Anche gli inceneritori “non ci sono nel Pnrr, perché le linee guida dell’Europa ci chiedevano di non inserirli. Però dobbiamo anche prendere atto di due cose: due giorni dopo la scadenza del Pnrr, il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans ha aperto a un loro possibile utilizzo . La stessa considerazione vale per tecnologie come la cattura e lo stoccaggio di carbonio. Se non si accelera in futuro come previsto sarà poi la politica a scegliere se doverli realizzare”.
© Riproduzione riservata