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venerdì, Novembre 15, 2024

L’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia in campo per l’economia circolare

L’evento dell’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia (EIT) Circular Economy Community ha messo in luce il lavoro di EIT e la sua rete di partner. Tra i suoi progetti più interessanti, spicca un concorso che ha premiato tre start-up dalle idee innovative per batterie, magneti e riciclo dei rifiuti

Silvia Santucci
Silvia Santucci
Giornalista pubblicista, dal 2011 ha collaborato con diverse testate online della città dell’Aquila, seguendone le vicende post-sisma. Ha frequentato il Corso EuroMediterraneo di Giornalismo ambientale “Laura Conti”. Ha lavorato come ufficio stampa e social media manager di diversi progetti, tra cui il progetto “Foresta Modello” dell’International Model Forest Network. Nel 2019 le viene assegnata una menzione speciale dalla giuria del premio giornalistico “Guido Polidoro”

In Europa il fermento sull’economia circolare è vivo e diversi enti sembrano interessati alle opportunità ambientali, economiche e lavorative che potrebbero scaturire da un cambio di passo. È quanto è emerso nel corso del webinar organizzato dall’EIT Circular Economy Community. L’evento, dal titolo “Promuovere la transizione dell’economia circolare nell’UE attraverso la collaborazione” tenutosi online lo scorso 17 dicembre, ha infatti visto la partecipazione di molti stakeholder che collaborano con EIT ma anche e soprattutto di un’ampia audience interessata e competente, che da tutta Europa ha seguito e partecipato attivamente all’incontro.

Sempre ad opera dell’EIT è nata la Regional Innovation Competition 2021, un concorso per sostenere le start-up più meritevoli dei Paesi del Sistema regionale di innovazione dell’EIT (RIS) nel lanciarsi sul mercato. Ed è stato premiato un progetto che potrebbe portare grandi benefici nel settore delle batterie.

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Cos’è l’EIT?

L’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) è un organismo creato dall’Unione europea nel 2008 per rafforzare la capacità d’innovazione dell’Europa e per trovare una soluzione alle sfide globali, con lo scopo di creare posti di lavoro e offrire opportunità di crescita economica sostenibile per l’Europa; è inoltre parte integrante di Horizon 2020, il programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione.

Un ruolo fondamentale nel sistema ideato da EIT è costituito dalle cosiddette Comunità della conoscenza e dell’innovazione (KIC), ciascuna delle quali è dedicata alla ricerca di soluzioni per una sfida globale specifica, dal cambiamento climatico e dall’energia sostenibile a una vita sana e un’alimentazione salutare.

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La EIT Circular Economy Community

Dal 2020 la EIT Circular Economy Community si impegna con la società civile, le parti interessate dell’UE e internazionali, nonché la rete EIT, sostenendo azioni per rafforzare e ottimizzare la transizione verso un futuro più circolare e innovativo.

In particolare, la EIT Circular Economy Community è composta da sei Comunità della conoscenza e dell’innovazione (KIC) vale a dire EIT RawMaterials, EIT Climate-KIC, EIT Digital, EIT Food, EIT Manufacturing e EIT Urban Mobility. Le KIC svolgono attività che coprono l’intera catena dell’innovazione: programmi di formazione e istruzione, progetti di innovazione, si pongono inoltre come incubatori e acceleratori di imprese. Attraverso le KIC, l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia (EIT) rafforza la cooperazione tra le imprese, industria e PMI, gli istituti di istruzione superiore e i centri di ricerca, forma partenariati in tutta Europa con l’intento di creare ambienti favorevoli allo sviluppo di processi di pensiero creativo e innovazione.

Come annunciato da Manuel Irun Molina di EIT, è stata lanciata una call per una nuova KIC che vede al centro la cultura e la creatività, Culture and Creative Sectors and Industries (CCSI); c’è ancora tempo fino al 24 marzo 2022 per partecipare.

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Economia circolare: ripartire dalle città 

Una delle collaborazioni dell’EIT riguarda Local Governments for Sustainability (ICLEI), una rete globale che unisce oltre 2500 amministrazioni comunali e regionali impegnate nello sviluppo urbano sostenibile e attive in ​​più di 125 paesi. In Italia ne fanno parte i comuni di San Giuseppe Vesuviano, Roma, Assisi, Ancona, Firenze, Bologna e Vicenza. Lo scopo della rete è quello di influenzare positivamente le politiche di sostenibilità, guidando l’azione locale per uno sviluppo a basse emissioni, basato sulla natura, equo, resiliente e circolare.

“Abbiamo recentemente sviluppato (insieme ad altri partner, ndr.) – ha detto Nikolai Jacobi di ICLEI –  la Dichiarazione delle città circolari, una piattaforma che riunisce le città in Europa che stanno lavorando sull’economia circolare per impegnarsi su una serie di principi per indurre un cambiamento nelle loro città“. In Italia le città aderenti sono La Spezia, Genova, Firenze e Prato.

Jacobi ha anche sottolineato l’importanza di agire all’interno delle città, apponendo alcuni dati; le città coprono infatti l’1.2% della superficie della Terra e in queste vive il 55% della popolazione globale, con un impatto ambientale molto alto: il 75% del consumo di energia e di emissioni di CO2 viene proprio dalle città. Inoltre, solo 100 delle più grandi città hanno il 30% del prodotto interno lordo globale.

Partendo da questi presupposti l’ICLEI definisce le caratteristiche che dovrebbe avere una città circolare: come includere i principi di circolarità in ogni funzione della città e in collaborazione con tutti gli stakeholder locali, tra cui amministrazione comunale, cittadini, imprenditori e comunità di ricerca. Una città dove i design innovativi, i metodi di produzione e i modelli di business basati sul servizio e il comportamento di consumo danno la priorità al mantenimento del valore e dell’utilità degli asset. Dove i materiali siano tenuti in circolo il più possibile e i rifiuti ridotti al minimo e, infine, una città a basse emissioni dove vengano rigenerati i sistemi naturali e migliorata la salute e il benessere dei cittadini.

“Nel 1994 è iniziato il nostro lavoro con le città e le regioni – ha detto Franceso Lembo di ACR+ – sullo sviluppo di politiche di prevenzione dei rifiuti, gestione sostenibile delle risorse ed economia circolare. Crediamo davvero che le città, anche quando pensano di non avere abbastanza risorse, possano assumere un ruolo guida e debbano avere un impegno politico e un coinvolgimento tra gli stakeholder locali. Riteniamo, inoltre, che cittadini e consumatori debbano essere parte attiva delle politiche ambientali locali, e che le città e le regioni possano fare della prevenzione nell’uso delle risorse la priorità degli enti locali”.

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Le start-up più innovative

Il 7 dicembre 2021, l’EIT RawMaterials ha ospitato la presentazione finale del Regional Innovation Competition 2021, una competizione nata per scovare le start-up più promettenti dei Paesi del sistema regionale di innovazione dell’EIT (RIS), nello specifico Bulgaria, Croazia, Cipro, Repubblica Ceca, Ungheria, Grecia, Polonia, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina.

L’obiettivo è quello di fornire alle start-up il supporto per connettersi con incubatori locali del RIS di EIT RawMaterials, connettere gli imprenditori con ecosistemi e mercati locali e paneuropei e offrire opportunità di coaching dedicate per realizzare i progetti. I vincitori del concorso riceveranno anche supporto nella preparazione per accedere nel mercato internazionale, oltre ad un premio in denaro.

Ad aggiudicarsi il primo posto è stata la start-up greca AMEN New Technologies. Il progetto si concentra su materiali innovativi per applicazioni energetiche e ambientali, come magneti permanenti, materiali magnetici morbidi, ceramiche, semiconduttori, nanoparticelle e rivestimenti funzionali per CubeSat, cioè piccoli satelliti di forma cubica.

Il secondo premio è stato invece assegnato a E-Vision dalla Slovacchia, che ha sviluppato un metodo non invasivo per rigenerare la capacità delle batterie e in grado di fare anche una diagnostica, attraverso dei dispositivi brevettati che inviano impulsi elettrici alla batteria. Questa “ricarica ottimizzata” può prolungare la vita della batteria di circa il 30%, con un risparmio di denaro e materie prime ed un notevole beneficio per l’ambiente. Interessante anche il modo in cui i dispositivi saranno inoltre forniti ai clienti, cioè con un servizio basato su noleggi mensili.

Quello delle batterie è un problema non trascurabile, e una soluzione come questa potrebbe in effetti ridurre significativamente l’impronta di carbonio. “Possiamo risparmiare – spiegano in una nota dal sito di E-Vision – più di 20 kg di CO2 su ogni 1 kWh di capacità ripristinata della batteria, che sarebbe altrimenti generata dalla produzione di una nuova batteria. Se rigeneriamo tutte le batterie che si degradano prematuramente ogni anno e le sostituiamo con altre nuove, risparmieremmo almeno 2 milioni di tonnellate di CO2 ogni anno, che vengono prodotte inutilmente per le batterie nuove”.

Il terzo posto è andato infine a Waste Ukraine Analytics (WUA) dall’Ucraina. Il loro mercato business to business (B2B), cioè interaziendale, mette in contatto le aziende con gli attori della gestione dei rifiuti per rimettere i rifiuti in circolo e trasformarli in risorse preziose. La piattaforma dispone anche di uno strumento analitico che mostra lo stato attuale della gestione dei rifiuti in Ucraina.

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