fbpx
venerdì, Novembre 15, 2024

“La mia musica ‘con la monnezza’, energia pulita per cambiare il mondo”. Parla Maurizio Capone

Con la sua band, che ha stimolato la nascita di altre band analoghe, è un esempio di come dal degrado si possa ottenere qualcosa di bello. “Stimolare tutti a prendere coscienza della nostra condizione attuale e di quanto sia necessario il rispetto per l’ambiente”

Valeria Morelli
Valeria Morelli
Content Manager e storyteller 2.0. Fa parte del network di Eco Connection Media. Si occupa di strategie di comunicazione web, gestione social, consulenza 2.0 e redazione news e testi SEO. Per Green Factor, all’interno dell’ufficio stampa, si occupa delle relazioni istituzionali.

Il riciclo suona bene, di questo vi abbiamo parlato qualche giorno fa raccontandovi di alcune band che riescono a realizzare concerti sulle note dell’ecosostenibilità: quelle degli strumenti musicali realizzati dando una seconda vita ad oggetti che potrebbero sembrare dei rifiuti, ma che, in realtà, possono diventare “materia prima” per creare particolari chitarre e batterie ma anche violini e violoncelli. Per saperne di più di come possa nascere una “riciclo-band” abbiamo intervistato Maurizio Capone che con la sua Bungt Bangt è sicuramente uno dei pionieri italiani dell’eco-musica.

Come hai scoperto che la musica “suona bene” anche con strumenti che nascono… dai rifiuti?

Quando nel 1999 fondai Capone & BungtBangt non immaginavo dove sarei arrivato e quanto lontano mi avrebbe portato questa mia scelta radicale di abbandonare gli stupendi strumenti convenzionali che avevo suonato per più di venti anni. Avrebbe potuto essere una parentesi di ricerca ma ben presto si rivelò un territorio pressoché infinito. Mi resi conto di essere entrato in un mondo sconfinato e che inconsapevolmente avevo unito le mie diverse anime di cantante, autore, sound designer, amante della natura e combattente per libertà ed uguaglianze. Costruire strumenti che generano note mi permise di cantare e creare melodie indispensabili per fare musica che tutti potevano ascoltare.

Leggi anche: La crisi climatica attraverso l’arte: come lo sguardo degli artisti porta ad una nuova consapevolezza

Dagli esordi, la vostra attività si è rapidamente sviluppata in diverse direzioni limitate non solo all’ambito musicale, tanto da divenire ispirazione anche per altre band…
Riuscire ad entrare nelle programmazioni radio e televisive, fare concerti davanti a migliaia di persone con materiali provenienti dalla spazzatura ci ha reso un simbolo di creatività sostenibile e soprattutto ci ha resi un esempio di come dal degrado si possa ottenere qualcosa di bello. Tutto ciò mi ha dato la possibilità di portare questo concetto nelle scuole, nelle carceri e dovunque c’era bisogno di dare stimoli positivi a chi ne ha bisogno. Sono molto orgoglioso di questo ruolo sociale, ma soprattutto umano che la musica mi ha riservato. Sono altrettanto felice di aver stimolato la nascita di altre band con queste caratteristiche.

L’utilizzo dei rifiuti è strumentale solo alla vostra musica o è un modo anche per lanciare un messaggio che va oltre il pentagramma e il sound?

Non ho il monopolio dell’idea che a dire il vero nasce nella notte dei tempi, quando gli esseri umani cominciarono a costruire i primi strumenti musicali utilizzando materiali di scarto prodotti dalle loro attività. Io ho fatto esattamente lo stesso con l’unica differenza che i materiali di oggi sono rifiuti solidi urbani altamente inquinanti, per questo dal punto di vista ideologico è un atto molto importante che vuole stimolare tutti a prendere coscienza della nostra condizione attuale e di quanto sia necessario il rispetto per l’ambiente.

Qual è il risultato, in termini artistici, del quale sei più orgoglioso?

Ricordo che uno dei primi obiettivi impossibili che spuntò nella mia mente durante le prime prove nel 2000 fu quello che un giorno, presa padronanza della tecnica, avrei voluto suonare anche musica classica, interagire quindi con quel patrimonio sacro correndo il rischio di essere blasfemo. Dopo quasi vent’anni nel 2019 ho concretizzata questa idea, abbiamo unito il nostro quartetto a quello dei Solis String Quartet per dare vita a ”Strativari” uno spettacolo che viaggia nella musica senza confini tra Mozart, Bach, Mussorgskji e musiche originali di Capone e Solis. Il debutto è stato un successo ed un sold out a Palazzo Reale di Napoli. Ora finalmente dopo le chiusure per il covid riusciamo a riportarlo in scena il 21, 22 e 23 gennaio (2022, ndr) al Teatro Trianòn di Napoli e speriamo di fare quel tour che non è riuscito a partire per dare a tutti la possibilità di ascoltare come musiche e strumenti apparentemente diametralmente opposti possano armonizzarsi ed alimentarsi reciprocamente. Un bell’esempio di “contaminazione” che in questo caso non inquina, anzi genera energia pulita!

Leggi anche: I festival musicali diventano laboratori di sostenibilità

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie