Tra una settimana saremo chiamati al voto per le elezioni politiche. Secondo le stime dei sondaggisti, oltre un terzo degli aventi diritto potrebbe scegliere di non presentarsi al seggio. Il nostro magazine sta cercando di fornire gli strumenti per orientarsi in questa campagna elettorale, e prova a dare il proprio contributo contro l’astensione. Lo stiamo già facendo chiedendo alla società civile una valutazione sui programmi. Da oggi e fino al silenzio elettorale pubblicheremo anche una serie di interviste ai candidati, per provare a capire meglio come si muoveranno, se eletti, su inceneritori e riduzione dei rifiuti, plastic tax e nucleare, ad esempio.
Abbiamo rivolto le nostre domande ad esponenti delle principali forze politiche. Partiamo con Silvia Fregolent: avvocata, deputata di Italia viva e capogruppo in Commissione ambiente, è candidata come senatrice per il Terzo Polo.
Come giudica la corsa a sostituire il gas russo con altre forniture? Che fine hanno fatto le rinnovabili? Qual è la ricetta della sua forza politica per risolvere il problema energetico a breve e lungo termine?
La crisi energetica che sta vivendo il nostro Paese ha dimostrato l’immaturità del mix energetico dell’Italia che in questi anni dal 2020 al 2022 ha smesso di trivellare il suo gas, e si è basato sul gas russo.
Con l’arrivo della crisi del caro energia finalmente il governo Draghi ha proseguito la visione del Governo Renzi con lo Sblocca Italia, ossia procedere alla diversificazione energetica del gas del nostro Paese, attraverso l’aumento degli impianti di rigassificazione, l’approvvigionamento del gas da altri paesi eccetto la Russia e l’accelerazione sulle rinnovabili. Non è vero che chiedendo gas ad altri Paesi in misura temporanea per sostituire il gas russo vuol dire non investire sulle energie rinnovabili.
Le norme che hanno previsto la semplificazione per le autorizzazioni relative alle energie alternative sono ascrivibili a questo governo. Ancora troppe sono le lungaggini di Regioni e sovrintendenze regionali che inspiegabilmente continuano a dire di no alle rinnovabili per tutelare il paesaggio.
Pertanto come forza politica individuiamo nel breve periodo quello di prendere il gas da altri Paesi che non siano la Russia, procedendo altresì all’aumento dei rigassificatori e autorizzando le energie rinnovabili ancora bloccate nelle Regioni.
Nel medio periodo trivellare il nostro gas e nel lungo periodo investire nella ricerca del nucleare pulito (i nostri ingegneri nucleari sono protagonisti nei due maggiori progetti sul nucleare pulito in Europa e negli Stati Uniti, invece di rimanere in Italia ed effettuare tali ricerche per i pregiudizi su questo tema nel nostro Paese).
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Come vi ponete in merito al piano di contenimento dei consumi energetici? Avete alternative e proposte che si possano accompagnare al contenimento?
Noi speriamo che i problemi energetici del nostro Paese non prevedano una crisi energetica più forte di quella preannunciata. Dopo di che il risparmio energetico è una buona pratica da incentivare attraverso una riqualificazione energetica seria e puntuale degli edifici che superi le attuali criticità del superbonus e che riguardi in primo luogo non solo delle abitazioni private ma degli edifici pubblici (in primis le scuole).
Crisi energetica e delle materie prime: qual è secondo voi il ruolo dell’economia circolare?
Il nostro Paese è leader dell’economia circolare per le materie prime e seconde delle quali abbiamo già raggiunto gli obiettivi fissati dalla Direttiva UE per il 2026.
Su alcuni settori, come ad esempio le terre rare (RAER), qualcosa dobbiamo fare, sbloccando gli impianti di recupero di questi preziosi metalli le cui autorizzazioni sono ancora troppo lunghe e complicate. Non è solo questione di caro materiale temporaneo ma di rarità di materiali sempre più importanti per il nuovo tipo di economia green (es. auto elettriche) e che non sono presenti nel nostro Paese ma, che l’Italia importa completamente dall’estero. Non possiamo dipendere al 100% creando una nuova situazione come il gas russo.
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Quali iniziative prevede il vostro programma per la prevenzione della produzione dei rifiuti?
La nostra proposta prevede l’aumento della raccolta differenziata, il maggior utilizzo dell’economia circolare, la costruzione dei termovalorizzatori dove necessario.
Incentivare la produzione a monte di meno rifiuti attraverso una rivisitazione del packaging dei prodotti.
Inceneritori: favorevoli o contrari? Quanti dovrebbero essere nel Paese? Come si finanziano?
Come già detto i termovalorizzatori da costruire secondo le necessità, utilizzando soldi pubblici e sollevando così i cittadini dalle pesanti bollette che sono costretti a pagare per lo smaltimento dei rifiuti all’estero.
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La sua forza politica è favorevole o contraria a:
– divieto dell’usa e getta?
– plastic tax?
– deposito su cauzione?
La nostra forza politica essendo favorevole all’economia circolare è evidentemente contraria all’usa e getta, non condivide la plastic tax poiché le politiche ambientali non devono essere legate a tasse o imposizioni altrimenti si perde l’efficacia del provvedimento. Il deposito su cauzione è già previsto dal nostro ordinamento anche se i piccoli distributori hanno difficoltà ad applicarlo, quindi bisogna capire come realizzarlo per i piccoli esercizi (magari con incentivi).
Imprese energivore: come il suo partito intende supportarne la transizione energetica?
Pensare che la transizione ecologica cancelli le imprese energivore è pura demagogia.
La Transizione è importante perché sempre più il mondo produttivo globale va verso questa direzione e l’Europa, anche attraverso i soldi stanziati con il PNRR, è leader nel mondo. Tuttavia resteranno sempre alcune industrie, più energivore di altre (anche perché l’elenco è di competenza UE) con le quali il nostro paese dovrà fare i conti.
Come giudica l’attuazione del PNRR finora sul fronte della transizione ecologica? Cambierebbe qualcosa alla luce della attuale situazione economica?
Occorre accelerare sull’attuazione del PNNR altrimenti le pastoie burocratiche rischiano di frenare l’uso di questi importanti fondi con il rischio che l’Unione Europea ci chieda indietro i soldi.
Non si può rinegoziare l’iter del PNNR pertanto vanno solo utilizzate bene e celermente le risorse che ci sono state attribuite.
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