La campagna elettorale giunge al termine e sull’ambiente, il tema che più ci sta a cuore, i partiti hanno sì discusso ma spesso hanno ridotto la complessità a slogan. Ecco perché abbiamo rivolto alcune domande specifiche su economia circolare, gestione dei rifiuti e crisi energetica agli esponenti e alle esponenti dei principali partiti che si candidano a governare il Paese.
Oggi è il turno di Angelo Bonelli, storico politico ambientalista e co-portavoce di Europa Verde. Alle elezioni del 25 settembre i Verdi si presentano in tandem con Sinistra Italiana, all’interno della coalizione di centrosinistra. Ecco cosa ci ha risposto.
Come giudica la corsa a sostituire il gas russo con altre forniture? Che fine hanno fatto le rinnovabili? Qual è la ricetta della sua forza politica per risolvere il problema energetico a breve e lungo termine?
La crisi climatica e il caro energia che stiamo subendo hanno un responsabile che si chiama idrocarburi e quindi il gas. Passare dalla dipendenza del gas russo ad altro gas, fornito da nazioni che si trovano in aree di conflitto, sposta il problema da una parte del mondo a un’altra. L’Algeria che ha garantito la fornitura di 28,5 miliardi di metri cubvi di gas all’Italia ha partecipato alle esercitazioni militari con Russia e Cina. Pianificare la rapida uscita dalla dipendenza dal gas significa costruire un’autonomia energetica basata sulle rinnovabili, lavorare per la pace e far pagare l’energia a basso costo e quindi coniugare giustizia climatica con quella sociale. Il ruolo di Eni in questi decenni è stato negativo per il nostro Paese, con l’azienda che ha avuto la responsabilità di portare l’Italia ad essere dipendente dal gas russo: ricordiamo che l’ex amministratore delegato di Eni Paolo Scaroni sosteneva che investire nelle rinnovabili fosse da ubriachi. Dobbiamo lavorare per le comunità energetiche i cui decreti attuativi sono bloccati dal ministro Cingolani. Va approvato un piano straordinario sulle rinnovabili che sblocchi le autorizzazioni ferme per oltre 150 gigawatt, in tre anni possono essere installate 60 GW di rinnovabili che sostituirebbero 15 miliardi di mc di gas.
Come vi ponete in merito al piano di contenimento dei consumi energetici? Avete alternative e proposte che si possano accompagnare al contenimento?
Una politica di risparmio energetica è necessaria ed urgente. Nell’arco temporale dei prossimi 6-12 mesi si sarebbe potuta implementare, rispetto al piano del governo, una strategia coordinata tra risparmio e rinnovabili che avrebbe consentito la sostituzione di 14,7 miliardi di metri cubi di gas, contro i 10 miliardi previsti dal governo. E si sarebbe potuto fare senza ricorrere al carbone, a differenza di quanto deciso dal governo, con un risparmio nella bolletta energetica di 31 miliardi di euro con un prezzo di 200 Euro Mw/h. Questo obiettivo si sarebbe potuto raggiungere installando immediatamente 12 gigawatt di rinnovabili, aumentando i risparmi sul terziario e sul residenziale per 5,2 mld di mc di gas e puntando sui risparmi sui consumi elettrici.
Crisi energetica e delle materie prime: qual è secondo voi il ruolo dell’economia circolare?
L’economia circolare è una parte della soluzione alla crisi energetica di fronte alla scarsità delle materie prime e ai loro costi che si sono alzati causati dalla crisi climatica e anche dalla guerra, che ci impone di risparmiare le risorse naturali. Recuperare materie prime è fondamentale per risparmiare energia connessa alla produzione dei vari prodotti, contenere i costi e diminuire l’impatto ambientale oltre che a creare lavoro nella filiera del recupero.
Quali iniziative prevede il vostro programma per la prevenzione della produzione dei rifiuti?
Il miglior rifiuto è quello non prodotto, attraverso consumi responsabili e allungando la vita dei prodotti. Insieme a questo aspetto dobbiamo arrivare a una produzione eco-compatibile e giungere alla massima percentuale di riciclo ricordando che il 65% di riciclo netto è l’obiettivo minimo, non massimo, previsto dalle direttive UE. Fino al 2035 c’è abbondanza di tempo per perseguire scenari più ambiziosi (peraltro già conseguiti in territori, anche estesi) in confronto con i percorsi virtuosi che le Regioni e i Comuni possono e devono definire. Il recupero della materia è strategico.
Vogliamo valorizzare e stimolare:
riduzione del consumo di energia e di materie prime nelle fasi di produzione e di uso dei prodotti e limitazione dell’uso di materie pericolose o difficili da riciclare;
allungamento della vita utile dei prodotti (durabilità);
progettazione di prodotti facili da mantenere in buono stato, da riparare;
ammodernare, rifabbricare o riciclare (progettazione ecocompatibile);
sviluppo di servizi di manutenzione e riparazione;
messa in atto di incentivi per stimolare i consumatori verso la riduzione dei rifiuti;
promozione della simbiosi industriale per evitare che i sottoprodotti diventino rifiuti;
misure per incoraggiare i consumatori ad orientarsi verso servizi di noleggio, prestito o condivisione, per ampliare e migliorare la scelta dei prodotti.
Inceneritori: favorevoli o contrari? Quanti dovrebbero essere nel paese? Come si finanziano?
Siamo contrari agli inceneritori che economicamente hanno retto grazie ai contributi pubblici, ma secondo un emendamento approvato al piano europeo Fit for 55 dovranno pagare le quote Ets. E che non potranno utilizzare i fondi strutturali europei. In Italia abbiamo 37 inceneritori, la strategia invece deve essere quella di realizzare impianti di compostaggio per il trattamento della parte organica con centrali per la produzione di biogas di piccola e media taglia.
La sua forza politica è favorevole o contraria a:
– divieto di usa e getta: favorevoli
– plastic tax: favorevoli
– deposito su cauzione: favorevoli
Imprese energivore: come il suo partito intende supportarne la transizione energetica?
Dobbiamo utilizzare i fondi europei, dal Just transition fund al Fondo sociale per il clima, per sostenere le industrie energivore in questo passaggio epocale verso la transizione ecologica e il raggiungimento degli obbiettivi climatici. Nell’industria pesante l’utilizzo dell’idrogeno verde potrà essere una risposta, insieme a un’aumentata efficienza energetica dei processi produttivi che devono portare al risparmio. L’Europa ha messo a disposizione ben 470 miliardi di euro per stimolare la crescita del vettore idrogeno, che per noi deve essere verde e che riteniamo possa avere un’applicazione nell’industria siderurgica e nella mobilità pesante navale e aerea.
Come giudica l’attuazione del PNRR finora sul fronte della transizione ecologica? Cambierebbe qualcosa alla luce della attuale situazione economica?
Non abbiamo un giudizio positivo del Pnrr. Lo abbiamo ritenuto inadeguato ad affrontare la sfida della transizione ecologica, per quanto riguarda gli investimenti sul trasporto pubblico, sull’elettrificazione, sulla dispersione dell’acqua nelle condutture dove vengono investiti solo 900 milioni di euro. Ci sono limiti anche nella parte dedicata all’economia circolare dove manca una visione strategica e un’insufficienza dei fondi e di carenza di temi fondamentali come quello degli imballaggi e del problema serissimo dell’uso dei fanghi di depurazione in agricoltura. Modificare il Pnrr porterebbe ad avere un rischio elevato di perdere i finanziamenti, noi proponiamo di utilizzare il fondo complementare del Pnrr da 30 miliardi di euro.
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