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venerdì, Novembre 15, 2024

Atlante dell’economia circolare

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Redazione EconomiaCircolare.com

[di Stefania Calleri, Marica Di Pierri, Alessandra De Santis su ARPATnews]

 

Esperienze di economia circolare sul territorio nazionale e in Toscana

 

Atlante dell’economia circolare

Altre volte, come redazione di ARPATnews, abbiamo affrontato il tema dell’economia circolare, che pone la sostenibilità ambientale al centro del modello produttivo e sociale che propone. Non basta pensare solo a come smaltire la grande mole di rifiuti che produciamo ogni giorno, ma dobbiamo cominciare a porci interrogativi anche su come ridurre questo quantitativo e come gestirlo in modo che abbia un minore impatto possibile sull’ambiente. Sicuramente re-introdurre i rifiuti non pericolosi per l’ambiente e per la salute umana in nuovi processi produttivi può costituire un importante passo avanti per affermare un nuovo modello economico che superi quello attuale basato sull’usa e getta.

Ma quali e quante realtà produttive già oggi lavorano applicando i principi alla base dell’economia circolare ? Una prima risposta la possiamo trovare nell’Atlante dell’economia circolare: una mappa interattiva che contiene diverse esperienze presenti sul territorio nazionale.

Per capire meglio abbiamo rivolte qualche domanda a Marica Di Pierri, Presidente del Centro Documentazione Conflitti Ambientali (di seguito CDCA), portavoce dell’Associazione A Sud e dottoranda Diritti Umani Università di Palermo, e alla sua collaboratrice Alessandra De Sanctis, che seguono quest’interessante iniziativa dell’Atlante, a cui è collegato anche un concorso giornalistico, Storie di Economia Circolare, contest di storie virtuose di economia circolare da raccontare con i diversi linguaggi: video, foto, radio, scrittura.

Come è nato l’Atlante e quali obiettivi si prefigge ?

L’Atlante Italiano dell’Economia Circolare è una piattaforma Web interattiva che censisce e racconta le esperienze delle realtà economiche e associative impegnate ad applicare, in Italia, i principi dell’economia circolare.

L’Atlante è pensato come strumento di sensibilizzazione, informazione e documentazione rivolto tanto ai cittadini che desiderano orientare i propri consumi in modo responsabile quanto alle imprese che intendono usufruire di uno spazio di visibilità o che hanno intenzione di massimizzare la compatibilità ambientale della propria filiera entrando in contatto con fornitori più sostenibili.

Abbiamo immaginato la piattaforma come uno strumento di facile utilizzo da parte degli utenti: navigando tra regioni e categorie di prodotti è possibile trovare le realtà presenti sul proprio territorio.

Oltre a ciò, l’Atlante è stato concepito come strumento di mappatura partecipata: le stesse imprese possono auto candidarsi a entrare nella piattaforma attraverso un formulario predisposto on line, che viene poi passato al vaglio dell’equipe di ricerca e del comitato scientifico. Come centro studi abbiamo sempre usato lo strumento della mappatura, dedicandoci però a documentare gli impatti negativi del modello estrattivo, produttivo e di smaltimento e i conflitti sociali da essi prodotti.

A 10 anni dalla apertura del CDCA, passare a mappare anche le alternative in marcia ci sembra un ulteriore contributo per dimostrare che un modo diverso di fare economia c’è ed è già in moto. Partendo dal presupposto che i consumi hanno un grande potere di orientamento e che per scegliere le esperienze virtuose esistenti occorre anzitutto conoscerle.

In Toscana sono mappate 12 esperienze di economia circolare, che quadro emerge?

Tra le esperienze mappate, la Toscana è al terzo posto con il 12% del totale delle storie raccolte. Le realtà appartengono a diversi settori, indice della capacità del territorio di rigenerare tessuto economico attingendo risorse anche da materiali dismessi.

Ci sono sono aziende che si occupano di servizi per il recupero dei rifiuti e la produzione di materia prima seconda, come Bimora che ha realizzato la macchina dei vuoti a rendere per la raccolta differenziata orientando le abitudini dei consumatori, Tyrebirth che ricicla in soli 30 minuti gli pneumatici fuori uso attraverso l’utilizzo delle microonde e Revet che raccoglie, seleziona e prepara per il riciclo cinque tipologie di imballaggi delle raccolte differenziate toscane: acciaio, alluminio, plastiche, vetro e tetrapak, che – a eccezione solo di bottiglie, flaconi e metalli – venduti attraverso i consorzi nazionali, vengono rigenerati attraverso una filiera corta.

Sappiamo quanto sia importante recuperare le terre e i metalli rari presenti all’interno dei nostri apparati elettrici ed elettronici, questo avviene nello stabilimento di Sim Green, specializzata nel trattamento finale delle componenti dei RAEE per ottenere materie prime seconde da inviare alle aziende in grado di utilizzarle per nuove produzioni.

Le altre esperienze operano nel settore dell’edilizia sostenibile, come Manifattura Maiano, che dal 2007 ha messo la sua esperienza cinquantennale a disposizione dell’economia circolare, iniziando a produrre isolanti con materie prime di recupero come bottiglie di plastica, residui del settore tessile e dell’abbigliamento e con fibre naturali come canapa e lana; Catalyst, invece, ha sviluppato un sistema per evitare nuove escavazioni e generare mattoni di materia prima seconda grazie al trattamento e il riciclaggio dei materiali inerti di scarto provenienti dalle attività di escavazione e dalle demolizioni dei fabbricati. Un sistema che può essere usato anche in loco, avviando direttamente il riciclo e la sostituzione. Pensiamo a una situazione di emergenza come il post terremoto: quella di Catalyst potrebbe essere una soluzione a due problemi: ridurre i tempi di ricostruzione eliminando la necessità di trovare discariche per le macerie.

Un’altra categoria rappresentata è quella agroalimentare: il Centro di Lombricoltura Toscano gestisce la produzione e la vendita di humus di lombrico, che rendere migliore la struttura del terreno, ottenuto dal vermicompostaggio degli scarti organici provenienti dagli agricoltori locali e Funghi Espresso che utilizza i fondi di caffè di ristoranti e bar del territorio per coltivare i funghi. Sono soltanto alcune delle storie toscane raccolte sulla piattaforma, alle quali molte altre potranno unirsi nei prossimi mesi grazie al grande interesse che il progetto sta stimolando sia nei media che nel mondo dell’impresa.

Introduzione e domande di Stefania Calleri – testi di Marica Di Pierri e Alessandra De Santis – Centro Documentazione Conflitti Ambientali

 

Vai all’articolo su ARPATnews.

 

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