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venerdì, Novembre 15, 2024

Right to repair, il mercato della telefonia si muove ma dominano le resistenze delle big tech

Esce il nuovo modello cellulare Nokia, che si professa sostenibile, riparabile in 5 minuti e longevo. Ma a dispetto delle nuove iniziative produttive e degli sforzi del movimento right to repair, i modelli più venduti restano ancora poco riparabili

Nicoletta Fascetti Leon
Nicoletta Fascetti Leon
Giornalista pubblicista, allevata nella carta stampata. Formata in comunicazione alla Sapienza, in giornalismo alla Scuola Lelio Basso, in diritti umani all’E.ma (European Master’s Programme in Human Rights and Democratisation) di Venezia. Ha lavorato a Ginevra e New York nella delegazione UE alle Nazioni Unite. Vive a Roma e da nove anni si occupa di comunicazione ambientale e progetti di sostenibilità

Buone notizie per il diritto alla riparazione? Forse. Lo scorso 22 marzo la Commissione europea ha adottato una nuova proposta relativa a norme comuni che promuovono la riparazione dei beni: la proposta dovrebbe garantire che un numero maggiore di prodotti sia riparato nell’ambito della garanzia legale e che i consumatori dispongano di opzioni più facili e meno costose per riparare prodotti tecnicamente riparabili (ad esempio aspirapolveri o, presto, tablet e smartphone) quando la garanzia legale è scaduta o quando il bene non è più funzionante a causa dell’usura.

In attesa che la proposta venga adottata anche da Parlamento e Consiglio europeo, le aziende dell’hi-tech rispondono alla crescente richiesta di dispositivi più facilmente riparabili e durevoli. O almeno questo sembrano suggerire le recenti novità sul mercato. Dopo l’annuncio da parte di Apple e Samsung di avviare negli USA un programma rivolto direttamente ai clienti che mette a disposizione kit fai da te per le riparazioni – nel caso di Apple solo per i modelli iPhone 12 e 13, da parte di Samsung per i Galaxy S21 e S20 e il tablet Galaxy Tab S7+ – approda nei negozi una novità targata Nokia. È il modello G22, che si presenta come sostenibile, velocemente riparabile, e con la promessa di longevità.

Se riparabile vuol dire cool

La prima nota di rilievo è dunque uno schierato advertising. Invece di puntare sulla qualità di foto indimenticabili, su un design accattivante, o su prestazioni eccezionali per il gaming, il nuovo modello pubblicizza la lunga durata della batteria (addirittura 3 giorni), una semplice e veloce riparabilità (in soli 5 minuti, l’utente dovrebbe riuscire a sostituire la batteria, il display o le porte di ricarica) e un design “sostenibile” con il 100% di plastica riciclata per la cover posteriore.

Un marchio storico per la telefonia

In tema di telefoni cellulari, la casa finlandese non è più tra le gettonate. La classifica mondiale in fatto di vendite è ormai dominata da iPhone e Galaxy (dati 2022 del report Global Monthly Handset Model Sales Tracker). Tuttavia per la generazione che ha avuto in mano i primi telefonini resta un marchio indimenticabile. Il Nokia 3310, per esempio, uscito nell’ottobre 2000, è stato un cellulare di tendenza, che ha marcato una svolta del mondo della telefonia mobile ed è oggi un pezzo da collezione. Anche per questo la recente scelta Nokia, che promette di portare la sua produzione di telefonia in Europa, può essere rilevante.

Il cellulare etico di Fairphone

Lasciando da parte dispositivi di successo e marchi iconici, nel mondo della telefonia e dell’elettronica si registrano, già da alcuni anni, richiami incoraggianti sui temi di riparabilità e durabilità. Fairphone, un’impresa sociale olandese che dal 2013 produce smartphone “etici”, nel 2021 ha lanciato il suo modello Fairphone 4, accompagnato dalle parole “Sostenibile. Durevole. Equo”. Il modello ha ottenuto un rating di 9.3 dal French Repairability Index (che valuta quanto sia facile ed economico riparare un telefono), a fronte dei 6.1 e 6.2 ottenuti dalla serie di iPhone 13.

Se non è accessibile non è riparabile

Un aspetto che accomuna queste esperienze sembra la reale accessibilità della riparazione. Un punto fondamentale, come ribadiscono i militanti del diritto alla riparazione uniti nella campagna europea per il Right to repair, perché si possa scegliere realmente di riparare gli oggetti invece di buttarli. Al di là del fatto che un utente abbia voglia o meno di fare da sé, un aspetto cruciale perché la riparazione sia allettante sono i tempi dello smontaggio e il prezzo dei pezzi di ricambio.

Leggi anche: Sul diritto alla riparazione la normativa Ue promette ma ancora non mantiene

Pezzi di ricambio su iFixit

Per quanto riguarda la nuova proposta sul mercato, non solo la batteria del Nokia G22 promette di poter essere rimossa in cinque minuti –  mentre sui precedenti modelli della società è necessaria circa un’ora e mezza – ma grazie alla collaborazione con iFixit, la casa finlandese renderà disponibile un kit di riparazione, il cui prezzo dovrebbe aggirarsi intorno ai 5 euro.

Sul sito iFixit, al momento, sono disponibili le guide per lo smontaggio e anche i prezzi delle parti di ricambio: la batteria costa 24,95 euro, la porta di ricarica 19,95 euro, lo schermo 49,95 euro, e il retro 24,95 euro. Considerato il prezzo di acquisto di 189 euro, il Nokia G22 non si presenta come un top di gamma assoluto, ma saranno i consumatori a determinarne l’eventuale successo.

Parola d’ordine ecodesign

La questione dei prezzi è dunque una delle più rilevanti. Leggermente diverso, su questo punto, è l’approccio di Fairphone che si definisce un’impresa con l’obiettivo di intervenire in modo graduale nell’industria elettronica, affrontando le sfide sociali e ambientali che la riguardano. Il suo messaggio suona come una sfida: è possibile fare business nei limiti dell’uso sostenibile di risorse limitate, grazie all’ecodesign dei propri prodotti, pensati per essere riparati e durare più a lungo. Il costo del Fairphone 4 è di circa 500 euro, con pezzi di ricambio intorno ai 20 euro, mentre la batteria costa circa 70 euro.

La resistenza dei big

Considerata la pluralità di innovative esperienze, incluso l’avvento dei telefoni ricondizionati, si tratta di capire quanto queste nuove proposte più sensibili al diritto alla riparazione, siano in grado di condizionare davvero il mercato attualmente in mano ai big. I quali, a dispetto di piccoli spiragli, restano i produttori più restii a riconoscere tale diritto. Secondo il rapporto, pubblicato dall’Education Fund del Public Research Interest Group degli Stati Uniti, basato sui dati pubblicati dalle stesse società, i dispositivi prodotti da Apple, Microsoft e Google sono notevolmente meno riparabili rispetto a quelli prodotti dalle compagnie concorrenti.

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L’incontro difficile tra domanda e offerta

Per rivoluzionare lo status quo, insieme all’attuazione delle norme Ue sul diritto alla riparazione, è importante anche che l’offerta di soluzioni alternative all’acquisto usa e getta si incontri con le preferenze dei cittadini che vorrebbero, sempre in numero crescente, cambiare l’impatto dei propri consumi. Di certo non è un dato incoraggiante che quelli elettronici provochino i rifiuti in più rapida crescita nell’Unione europea.

Tuttavia, sembra crescere anche il numero dei cittadini impegnati a cambiare le proprie abitudini, a partire dalla riparazione degli oggetti, come mostra un cortometraggio appena prodotto dalla BBC, sul movimento dei Repair café, che combinano perfettamente un principio di economia circolare con esigenze sociali. Se il messaggio dei cittadini sembra chiaro, è attesa una decisa risposta anche da parte del mercato.

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