Dalla chiusura della 26esima edizione di Ecomondo sono passati pochi giorni. E se è vero che è troppo presto per pensare al prossimo appuntamento alla Fiera di Rimini, dall’hub della transizione ecologica e dai suoi numerosi convegni sono emersi con forza temi e suggestioni che, c’è da giurarci, animeranno il dibattito green del 2024.
Nel nostro piccolo la redazione di EconomiaCircolare.com, alla terza presenza consecutiva, esce rafforzata da questo appuntamento. Il nostro ruolo e la nostra presenza sono aumentati di anno in anno. Grazie a un lavoro di squadra prezioso ed efficace, abbiamo allestito uno stand che è stato parecchio visitato dal 7 al 10 novembre, abbiamo organizzato alcuni incontri, ne abbiamo moderati altri, abbiamo sparso e raccolto spunti che qui vi riportiamo.
Dalla valorizzazione del sistema EPR al focus sul tessile, dalla raccolta dei RAEE alle etichette digitali, dall’informazione per evitare al greenwashing al regolamento sulle batterie e alla normativa sui sottoprodotti, ecco ciò che di economia circolare siamo riusciti a far emergere. Perché dopo aver preparato il terreno in questi anni e aver seminato tutto ciò che abbiamo reputato necessario, crediamo sia arrivato il momento del raccolto.
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I numeri record di Ecomondo
Il salone internazionale dell’economia circolare, organizzato da Italian Exhibition Group, chiude la sua 26esima edizione con un +15% di presenze rispetto al 2022. Nelle quattro giornate intensissime di Rimini, sparse lungo 50mila metri quadrati di stand e padiglioni, sono stati oltre 1.500 i brand espositori, in crescita del 10% sullo scorso anno. In crescita anche la partecipazione digitale attraverso la piattaforma b2b GreentechInsights che registra 600 mila visualizzazioni dei profili espositori.
Eccellente la copertura mediatica: + 10% sugli oltre 500 milioni di contatti del 2022 per uno degli impatti più alti di sempre sull’opinione pubblica italiana e internazionale. Cresce il numero dei Paesi di provenienza dei visitatori di Ecomondo, prevalentemente dall’area euromediterranea con in testa Spagna, Germania, Grecia, Serbia, Egitto e Tunisia, e poi dall’Africa subsahariana. Oltre 630 gli operatori esteri internazionali ospitati grazie alla collaborazione di Agenzia ICE e Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale con la rete globale di regional advisor di IEG e anche della Regione Emilia-Romagna, in particolare per il settore della blue economy, provenienti da Nord Africa e Africa subsahariana, Area balcanica, America Latina, Nord America, India e Medio Oriente.
Alla giornata inaugurale ha partecipato, come ormai d’abitudine negli ultimi anni, il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin,che ha definito Ecomondo «da modello pionieristico a bandiera nazionale». Mentre Mauro Delle Fratte, exhibition manager di Ecomondo, allo stand di EconomiaCircolare.com ha dichiarato che “quest’anno siamo riusciti a portare non solo la quantità ma anche la qualità. Penso per esempio alla rinnovata presenza del distretto tessile, giunto al terzo anno, e ai nuovi distretti come quello della carta e della blue economy, oppure quello dell’innovazione che comprende sia le start-up che le singole innovazioni degli espositori. Per questo motivo voglio già rilanciare alla prossima edizione del 2024, che si terrà dal 5 all’8 novembre“.
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Accelerare sul decreto EPR per i rifiuti tessili
A Ecomondo, per la prima volta insieme pubblicamente, i maggiori sistemi EPR per il tessile in Italia (Cobat Tessile, Ecotessili, Erion Textiles, Re-Crea e Retex.Green) hanno chiesto ai ministeri interessati (quello dell’Ambiente in primis e quello delle Imprese e del made in Italy) di accelerare i lavori sul decreto EPR per i rifiuti tessili (Extended producer responsibility, responsabilità estesa del produttore), seguendo le indicazioni europee ma senza attendere che le norme diventino operative.
È questa la linea emersa durante il workshop ”Strategie per il riciclo dei tessili: parola ai Sistemi EPR” che si è tenuto a Ecomondo. La gestione del fine vita e la responsabilità estesa del produttore per i rifiuti tessili ha delle specificità che la differenziano delle altre filiere, come quelle degli imballaggi e dei rifiuti elettrici ed elettronici (RAEE), di cui tenere conto nel decreto: l’alto tasso di riutilizzo e il fatto che le industrie della filiera (che producono un terzo del tessile abbigliamento europeo, che fanno dell’Italia il secondo esportatore al mondo di abbigliamento, dopo la Cina e davanti a Germania e India) sono, e sempre più saranno, affamate della materia prima che arriverà dal riciclo dei rifiuti tessili.
“Stiamo perdendo un treno – ha detto durante l’incontro Michele Zilla, Cobat Tessile – Pur con le nostre differenze, le realtà consortili dimostrano di essere già pronte a fare sistema, in qualità di portavoce di aziende e associazioni che chiedono risposte e che hanno la necessità di organizzare la propria vita produttiva intorno alla nuova normativa”.
Luca Campadello, Erion Textiles, ricorda la necessaria omogeneità con resto d’Europa: “Il sistema dell’EPR italiano sta dimostrando innegabilmente esperienza e capacità di leadership. Crediamo che la definizione dei tempi e delle modalità di applicazione della normativa spettino ai produttori insieme ai Comuni e ai ministeri. Sarà importante puntare a requisiti omogenei tra i diversi Paesi europei per non creare problemi per le aziende presenti su più mercati”.
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“Liberalizzare la raccolta RAEE per avere più materie prime”
A Ecomondo si è tenuto anche il panel “Raee e materie prime critiche: la via obbligata delle miniere urbane”, che ha messo insieme i consorzi della raccolta dei RAEE, le aziende del settore e il mondo della ricerca applicata. Se è vero che i RAEE sono una risposta essenziale alla carenza di materie prime critiche – e infatti l’obiettivo della Commissione europea è di arrivare al 2030 al 15% del consumo annuo dell’UE per il riciclaggio – è altrettanto innegabile che la fase precedente al riciclo, vale a dire la raccolta dei RAEE, in Italia è indietro rispetto ad altri settori.
“Il livello di raccolta nel nostro Paese è insufficiente – ha ricordato Giorgio Arienti, direttore generale di Erion WEEE – Per quanto riguarda il settore che riguarda i prodotti di elettronica, dove maggiori sono le quantità di materie prime critiche, il tasso di raccolta tra quello che viene consumato e quello che viene raccolto è irrisorio, meno del 20%. Per dare linfa all’industria del riciclo, affinché trovi soluzioni ancora più sofisticate per recuperare le materie prime critiche, è qui che bisogna lavorare. Il Critical Raw Materials Act è a mio parere un libro dei sogni: indica un obiettivo ma non spiega come realizzarlo. Bisogna invece pensare la raccolta, rendendo semplice per il cittadino il conferimento. Bisogna portare la raccolta vicino alle persone, liberalizzare la raccolta e portare ovunque i luoghi di conferimento, dalle scuole ai supermercati“.
Dai consorzi e delle aziende – Ariston Group e CNH industrial che hanno raccontato i propri esempi virtuosi – è venuto fuori in maniera ripetuta un appello allo Stato italiano, che appare in ritardo sull’economia circolare intesa come cambio di paradigma, sull’esigenza di sburocratizzare le pratiche e più in generale di intendere il rifiuto non più come un problema da gestire ma come una risorsa da valorizzare. A tale quadro Marco Tammaro – responsabile del Laboratorio tecnologie per il riuso, il riciclo, il recupero e la valorizzazione dei rifiuti e materiali di ENEA – ha dato preziose puntellature.
“Il nostro è un approccio prodottocentrico – ha spiegato Tammaro – Ricordiamo ad esempio che un RAEE comunque contiene il 40% di plastica. Servono contributi eco-innovativi, l’innovazione da sola non basta. Sul riciclo dei RAEE va valutata inoltre anche la qualità del prodotto che viene ottenuto: più che al riciclo meccanico, finora molto diffuso in Italia, noi guardiamo al riciclo chimico, a temperatura ambiente, a matrici complesse. Ci sono molti studi che hanno mostrato come l’impatto ambientale del riciclo dei RAEE per ottenere materie prime critiche in questo modo è minore rispetto all’estrazione mineraria“.
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Dal DRS al greenwashing fino alle batterie, tutte le partite aperte
Sono stati tanti i tavoli di discussioni e i talk a cui abbiamo partecipato, invitando le più importanti figure dell’economia circolare, con alcune delle quali abbiamo da tempo avviato collaborazioni e partnership o che, è il caso della “nostra” Letizia Palmisano o di Noemi De Santis, sono amiche della nostra testata.
Abbiamo portato a Ecomondo il tema forse “più caldo” attinente al nostro ambito, vale a dire la proposta di regolamento imballaggi sulla quale si registra da tempo una netta opposizione da parte del governo italiano e di buona parte dell’industria. E che sia un tema “divisivo” lo si è notato anche al nostro panel, dove le posizioni differenti si sono confrontate in maniera viva ma comunque pacata. Abbiamo poi parlato del progetto Workshop GreenMatch, ideato e organizzato da Vincenza Faraco, coordinatrice della Task Force di Ateneo in BioEconomia Circolare (TFdA BEC) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e fondatrice di CIAK SI SCIENZA: un progetto del quale EconomiaCircolare.com è media partner e che mira a mettere la scienza al servizio dello sviluppo aziendale.
Abbiamo parlato con Silvia Moroni, green influencer e autrice del libro “Parla sostenibile”; abbiamo discusso del futuro delle batterie, degli approcci migliori per valorizzare i sottoprodotti, di quel che serve per un settore tessile che sia circolare, di strategie per praticare e misurare la circolarità. E ancora abbiamo discusso con Silvia Ricci, coordinatrice operativa della campagna A BUON RENDERE – Molto più di un vuoto del deposito su cauzione e dei decreti attuativi che ancora si attendono e che potrebbero evitare che fino a 7 miliardi di imballaggi finiscano in discarica, abbiamo parlato di ecodesign e competenze e di come è possibile progettare e misurare una cultura che sia davvero sostenibile, dagli allestimenti allo spettacolo vero e proprio fino agli eventi. Senza tralasciare il nostro contributo, inteso come redazione: la nostra cooperativa giornalistica, infatti, oltre all’informazione che già conoscete offre servizi di consulenza e di formazione per andare oltre il greenwashing e praticare una sostenibilità reale.
Segnaliamo infine che è possibile recuperare tutti i contenuti dei nostri panel su Youtube e sulle sezioni video di Facebook e Linkedin.
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