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venerdì, Ottobre 4, 2024

Solo un decimo dei materiali usati dall’economia europea viene dal riciclo

Eurostat ha pubblicato i dati sulla circolarità dell’economia europea: cresce leggermente il tasso di materia circolare impiegata nell'UE, ma siamo solo all’11,5%.

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Redazione EconomiaCircolare.com

Nel 2022, il tasso di utilizzo circolare dei materiali dell’UE (il cosiddetto “tasso di circolarità”, cioè la quota di risorse utilizzate provenienti da materiali di scarto riciclati) ha raggiunto l’11,5%: l’11,5% delle risorse materiali utilizzate nell’UE (poco più di un decimo del totale, quindi) proviene da materiali di scarto riciclati. Sono questi i dati pubblicati qualche giorno fa da Eurostat, l’istituto di statistica europeo. Un dato, che va oltre il mondo degli imballaggi, di cui di solito si parla quando si affronta il tema del riciclo e della circolarità, che ci dice quanto poco il sistema produttivo continentale sia effettivamente circolare.

Dati notevolmente più bassi di quelli relativi agli imballaggi dei quali sentiamo parlare più spesso, ma che sono solo una parte dell’economia e del consumo di materie prime vergini.

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Il trend della circolarità, i Paesi, i materiali

Rispetto al 2021, il tasso di circolarità è aumentato di 0,1 punti percentuali (pp). Tra il 2010 e il 2022, il tasso è aumentato di 0,8 punti percentuali, passando dal 10,7% all’11,5%, ma le quote più alte sono state osservate nel 2018 e nel 2020: 11,6%.

riciclo circolarità economia

Venendo ai singoli Paesi, nel 2022 il tasso di circolarità è stato più alto nei Paesi Bassi (27,5%), seguiti da Belgio (22,2%) Francia (19,3%) e Italia (18,7%). L’Italia “campione dell’economia circolare”, insomma, è fori dal podio e non raggiunge il 20% di materie prime seconde sul totale della materia impiegata nell’economia.

Il tasso più basso è stato registrato in Finlandia (0,6%), Romania (1,4%) e Irlanda (1,8%). “Le differenze nel tasso di circolarità tra i Paesi dell’UE – spiega Eurostat – non si basano solo sulla quantità di riciclo in ciascun Paese, ma anche su fattori strutturali delle economie nazionali”.

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Se si osservano invece i materiali, il tasso di circolarità più elevato è stato quello dei minerali metallici con il 23,9% (+0,6 punti percentuali rispetto al 2021), seguito dai minerali non metallici (incluso il vetro) con il 13,7% (-0,1 punti percentuali), dalle biomasse con il 10,0% (+0,6 punti percentuali). Per i materiali energetici fossili (inclusi plastica e combustibili fossili) si arriva al 3%. I materiali da combustibili fossili, chiarisce Eurostat, “sono meno adatti al riciclaggio perché vengono utilizzati principalmente per scopi energetici, il che implica la loro trasformazione in emissioni atmosferiche. Tuttavia, sono possibili molti progressi nel riciclo della plastica. Anche la biomassa è in parte inadatta al riciclo – ad esempio cibo e foraggio o legno per l’energia – ma sono possibili progressi attraverso la riduzione dei rifiuti alimentari, il riciclo dei tessuti naturali, ecc”.

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Material flows

Per quantificare e studiare il flusso di materiali naturali e il loro utilizzo nell’economia, Eurostat utilizza i conti dei flussi di materiali a livello economico. Questi flussi di materiali escludono l’acqua e l’aria.

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Queste le variabili relative ai flussi di materiali impiegate da Eurostat:

  • estrazioni interne di materiali (suddivise per biomassa, minerali metallici, minerali non metallici e materiali/vettori energetici fossili);
  • importazioni ed esportazioni di materiali
  • prodotti realizzati ed emissioni nell’aria a livello nazionale

Per descrivere graficamente in modo più accurato i flussi viene impiegato il diagramma di Sankey dei flussi di materiale (un particolare tipo di diagramma di flusso in cui l’ampiezza delle frecce è proporzionale alla quantità di flusso). Un diagramma di Sankey dei flussi di materiali presenta i flussi di:

  • materiali estratti per realizzare prodotti o essere utilizzati come fonte di energia;
  • prodotti che entrano ed escono dalla nostra società;
  • materiali e prodotti scartati nell’ambiente come residui, ad esempio rifiuti in discarica o emissioni atmosferiche, o recuperati e reimmessi nell’economia; quest’ultima parte chiude il ciclo dell’economia circolare.

La figura seguente mostra i flussi di materiali nell’economia dell’UE nel 2022: il flusso va da sinistra a destra e l’ampiezza delle bande è proporzionale alla quantità del flusso, che si misura in miliardi di tonnellate (miliardi di tonnellate = Gt).

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La figura precedente mostra che il 68% (5,54 Gt) delle materie prime lavorate nell’UE (8,16 Gt) proviene dall’estrazione interna, il 20% dalle importazioni (1,60 Gt) e il 12% circa (11,5%) dal riciclaggio e dal backfilling (1,02 Gt), mentre il 61% delle materie prime lavorate è stato utilizzato per realizzare prodotti (4,98 Gt). Il resto è stato principalmente esportato o utilizzato per produrre energia.

Nel diagramma di Sankey di Eurostat, solo i flussi di riciclaggio e di backfilling (riempimento di discariche esauste, di cave, di scavi per infrastrutture) sono considerati in grado di chiudere il ciclo dell’economia circolare (altri ricercatori ed esperti considerano anche il recupero di energia). Nel 2022, i flussi di riciclo e reinterro hanno riguardato circa il 12% (11,5%) degli input complessivi di materiali nell’economia dell’UE.

I rifiuti prodotti dall’uso dei materiali, compresi quelli rimossi dalle scorte a fine vita (demolizione e scarti), hanno rappresentato 1,76 Gt nel 2022. Parte di questi rifiuti rimane nell’economia dell’UE attraverso il riciclaggio (0,77 Gt) e il riempimento (0,25 Gt). Il flusso di riciclaggio è pari al 44% di tutti i flussi di rifiuti materiali, mentre il riempimento è pari al 14% e i rifiuti smaltiti in discarica al 36%. Una parte dei rifiuti viene incenerita e una parte di essi (0,11 Gt) viene rilasciata nell’ambiente, insieme ad altre emissioni, come ad esempio quelle nell’aria (2,35 Gt).

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Tasso di circolarità

Poiché non esisteva un unico indicatore sintetico della circolarità delle nostre economie a livello macroeconomico, Eurostat ha sviluppato un nuovo indicatore per il quadro di monitoraggio dell’UE sull’economia circolare. Questo nuovo indicatore è appunto il “tasso di utilizzo dei materiali circolari” – indicato come “tasso di circolarità” – e “misura il contributo dei materiali riciclati all’utilizzo complessivo dei materiali”. Rappresenta cioè “la quota di risorse materiali utilizzate nell’UE che provengono da materiali di scarto riciclati, risparmiando così l’estrazione di materie prime primarie”.

Un tasso di circolarità più elevato, sottolinea Eurostat, significa che un maggior numero di materiali secondari sostituisce le materie prime primarie, riducendo così l’impatto ambientale dell’estrazione delle materie prime primarie.
Nel 2022, il tasso di circolarità dell’UE è stato dell’11,5%, in leggero aumento rispetto all’anno precedente e con un incremento di 3,3 punti percentuali (pp) rispetto al 2004, il primo anno per cui sono disponibili i dati.

Il tasso di circolarità è inferiore ad altri indicatori di circolarità, come i tassi di riciclaggio, “che sono circa il 46% nell’UE”. Questo perché, spiega l’istituto di statistica europeo, “alcuni tipi di materiali non possono essere riciclati, ad esempio i combustibili fossili bruciati per produrre energia o la biomassa consumata come cibo o foraggio”. Esempi di materiali che vengono conteggiati nel tasso di circolarità sono gli alimenti e i foraggi, e i combustibili fossili per la produzione di energia o per l’uso di materiali – ad esempio plastica, edifici, infrastrutture e veicoli. Solo alcuni di questi materiali, alla fine del loro ciclo di vita, finiscono come rifiuti e quindi vengono conteggiati nei tassi di riciclaggio.

“Un tasso di circolarità più elevato – spiega Eurostat – può essere raggiunto in più modi rispetto a tassi di riciclaggio più elevati e richiede una trasformazione più profonda all’interno delle nostre società, ad esempio sostituendo i vettori di combustibili fossili con energie rinnovabili – energia idroelettrica, maree, onde e oceano, energia eolica, solare fotovoltaica, solare termica e geotermica, utilizzando tecnologie di produzione più efficienti o prolungando la durata di vita dei prodotti”.

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