Che gli imballaggi monouso siano un problema ormai è un fatto acclarato. E non solo perché sull’Italia pende una procedura d’infrazione. Sono un problema dal punto di vista delle risorse impiegate per produrli: il 40% del totale della plastica e il 50% della carta in Europa vengono usati per farne contenitori, film, bottiglie, coperchi, bicchieri, cartoni, buste che spesso durano il tempo di bere una Coca-Cola. Gli imballaggi monouso sono un problema dal punto di vista dei rifiuti: la quantità totale di rifiuti di imballaggio generati in Ue è aumentata di 13,6 milioni di tonnellate dal 2009 al 2020: +20,6% in 10 anni. Col riciclo che fatica a stare dietro alla produzione: il tasso di riciclo passa dal 63% del 2010 (98 milioni di tonnellate su un totale di 154) al 63,9% del 2021 (121 milioni di tonnellate a fronte di 189). Lo sono dal punto di vista della salute, per quanto riguarda quelli in plastica, col tema della migrazione delle sostanze chimiche stabilizzanti e plastificanti.
Tutto questo spiega l’impianto del Regolamento imballaggi proposto dalla Commissione (orientato alla riduzione e al riuso) e poi edulcorato durante l’iter legislativo. E spiega il diffuso fastidio (rilevato da diversi sondaggi, ad esempio qui e qui) rispetto al crescente volume di contenitori usa e getta che ci portiamo a casa quando eravamo usciti per comprare solo albicocche, insalata, prosciutto.
Va ricordato che l’imballaggio ad ogni costo non è un costume uniformemente diffuso in Europa. Se nel 2021 la produzione di rifiuti di imballaggio è stata stimata (dati Eurostat) in circa 189 kg per abitante, questa quantità varia enormemente dai 73,8 kg per abitante in Croazia ai 246 in Irlanda, ai 230 dell’Italia, terzo Paese in Ue, largamente sopra la media (madia pari a 190, dati 2021). L’imballaggio insomma non è una legge di natura ma piuttosto una fede.
Nonostante il business as usual dell’industria e della distribuzione, l’alternativa esiste e si chiama riutilizzo (ed EconomiaCircolare.com la racconta ogni volta che può). Una bella dimostrazione arriva da Torino, dove in tre supermercati del gruppo Crai (Via Nizza, via Gioberti, corso Moncalieri) posso portarmi a casa le alici marinate o le olive taggiasche o la fettina di frisona in contenitori riutilizzabili.
Oltre ai supermarket sono coinvolti anche alcuni negozi di prossimità e punti vendita del Mercato della Crocetta, e, raccontano gli organizzatori, le adesioni aumentano.
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Il progetto Reusable packaging revolution
Tutto grazie al progetto Reusable packaging revolution presentato da Mercato Circolare, Università di Torino e Aarhus University, in collaborazione con Around e Crai, per il bando EIT FOOD – POC (Proof of Concept) 2023-2025.
Obiettivo del progetto (una sperimentazione, fino al 31 luglio) è “ridurre l’utilizzo della plastica monouso degli imballaggi attraverso azioni che intervengono sulla GDO e su diversi segmenti della cittadinanza, promuovendo un cambio di prassi e di comportamenti verso uno stile di vendita, di governance e di vita più sostenibile e green”, come spiegano i promotori.
“Questa sperimentazione è una delle prime in Italia, una bella opportunità per Torino – racconta Nadia Lambiase, Ceo e fondatrice di Mercato Circolare –. La speranza è che insieme alle altre in atto, come quella di Spesa Sballata in provincia di Varese a cui ci siamo ispirati, possa contribuire a rendere queste esperienze delle prassi consolidate a livello nazionale”.
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Come funziona il progetto per gli imballaggi riutilizzabili al supermarket
Come funziona la sperimentazione? Lato utente, non cambia quasi niente, se non la quantità di imballaggi da buttare e una piccola deviazione dalle proprie abitudini (portare con sè l’imballaggio da casa o riportare quello usato al negozio).
Due le opzioni proposte.
La prima – peraltro garantita per legge ma largamente disattesa, come ha dimostrato qualche tempo fa un’inchiesta di Greenpeace – prevede che le persone possano portare da casa il proprio contenitore per l’acquisto dei prodotti da banco in alcuni punti vendita CRAI (via Nizza e via Gioberti) e in alcuni banchi gastronomia del mercato della Crocetta. Per ora le persone coinvolte sono solo 50, visto che si tratta di una sperimentazione, ma altre adesioni potranno arrivare grazie a cartelli posizionati nei punti vendita. Ovvio che i contenitori portati al CRAI devono essere per alimenti e ben puliti.
“I clienti arrivano alla gastronomia con il proprio contenitore e col telefono pronto per mostrare il QRcode”, spiega Denise Crepaldi del Crai di via Nizza. Il QRcode servirà alla fase di monitoraggio. “Noi dobbiamo controllare che il contenitore sia un contenitore per alimenti, ermetico, pulito, non deve avere odori particolari e non deve essere usurato. Il tutto è molto veloce: a parte queste rapide verifiche non c’è nessun peso aggiuntivo per noi”, precisa. Una volta pesato il prodotto (al netto della tara) lo scontrino della bilancia che accompagna l’acquisto, spiega Denise, “viene incollato su un sacchettino di carta fornito da noi. Perché ancora non sappiamo se possiamo applicare lo scontrino direttamente sul contenitore che le persone portano da casa”. Uno strascico di monouso… Ma, ad esempio, al Crai di via Gioberti consegnano lo scontrino a mano.
Con la seconda opzione, attiva al CRAI di corso Moncalieri 267C, il cittadino consumatore, quando si reca al banco gastronomia o al banco macelleria, potrà scegliere tra imballaggi monouso e imballaggi riutilizzabili fino a 200 volte forniti da Around (basterà registrarsi gratuitamente sull’app Aroundrs). Ad oggi a disposizione ci sono 60 contenitori da affettati e 40 contenitori da 500 millilitri per altri prodotti.
“Abbiamo da subito scelto di aderire al progetto Reusable Packaging Revolution per favorire un nuovo modo di fare la spesa, più attento e consapevole nei confronti dell’ambiente”, racconta Michele Poliseno, presidente di Codè Crai Ovest: “Da sempre promuoviamo, all’interno dei nostri punti vendita, iniziative volte alla salvaguardia ambientale: dalla diminuzione della plastica alla riduzione dei consumi energetici. L’introduzione dei contenitori riutilizzabili ai banchi al taglio aggiunge un nuovo tassello al percorso che abbiamo intrapreso. La forza dell’insegna Crai è la prossimità, la vicinanza alle persone. Speriamo, con questo progetto, di contribuire a diffondere una sempre maggiore consapevolezza ambientale, diminuendo quanto più possibile gli spechi e la produzione di rifiuti non necessari”.
Dopo avere consumato il bene acquistato con imballaggi riutilizzabili, i contenitori andranno restituiti (entro 7 giorni) nel punto vendita: qui, grazie ad una lavastoviglie, saranno sanificati e rimessi in circolo.
“Questa sperimentazione nella GDO per noi rappresenta un punto di arrivo e di partenza allo stesso tempo – dichiara Daniele Cagnazzo, Co-Founder & CMO di Aroundrs – perché siamo consci della grande sfida che ci aspetta e stiamo lavorando insieme a tutti gli operatori del settore per fare in modo che il riutilizzo del food packaging possa essere una soluzione in più per una riduzione significativa dei rifiuti e per mitigare l’impatto ambientale negativo derivante della produzione di imballaggi usa e getta”.
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La misurazione dei risultati e i passi successivi
Alla fine del progetto, grazie all’utilizzo del citato QRcode (per chi usa il contenitore da casa) e dell’app Aroundrs, gli acquisti fatti grazie ai contenitori riutilizzabili saranno monitorati e tracciati. Mercato Circolare, Università di Torino ed Around elaboreranno i dati quantitativi, mentre una valutazione qualitativa sarà effettuata dall’Università di Torino attraverso dei focus group.
“Ritengo fondamentale sottolineare il valore strategico delle collaborazioni pubblico-private nel promuovere e sostenere sperimentazioni innovative come questo progetto” – spiega Paola De Bernardi, professoressa di Circular Economy Management presso il Dipartimento di Management dell’Università di Torino -. Il ruolo dell’Università è poliedrico e di natura sistemica. In primo luogo agisce come motore dell’innovazione, fornendo le competenze per sviluppare soluzioni tecniche e scientifiche avanzate. Poi, svolge un ruolo educativo cruciale, formando le menti dei e delle futuri/e leader e professionisti/e. Infine, grazie alla capacità di fare rete e collaborare con partner esterni, ci consente di massimizzare l’impatto delle scoperte e di favorire l’adozione di soluzioni sostenibili da parte del settore privato e delle istituzioni pubbliche.”
E dopo la misurazione? Se sussistono le condizioni, il bando EIT Food prevede già la possibilità di ampliare la sperimentazione: “Quindi entro novembre andrà presentata una versione ampliata del progetto – ci spiega Nadia Lambiase di Mercato Circolare -. L’idea è di cercare di fare massa critica anche con le altre sperimentazioni già in atto (come Spesa Sballata) per consolidare la prassi”.
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