Il 2025 si apre con una buona notizia: con la legge di bilancio 2025 – pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 31 dicembre 2024 – sono stati eliminati i sussidi ambientalmente dannosi, noti anche con l’acronimo SAD, per le discariche e gli inceneritori senza recupero energetico.
Come ha sottolineato in un post su LinkedIn Laura D’Aprile, capo dipartimento per lo sviluppo sostenibile del Ministero dell’Ambiente, si trattava di un impegno assunto con l’UE attraverso il PNRR. “Un concreto passo avanti verso la vera economia circolare” lo ha definito D’Aprile. Soprattutto perché, aggiungiamo noi, è noto e stranoto che il conferimento dei rifiuti in discarica o negli inceneritori che si limitino a bruciarli è l’ultimo gradino della gerarchia dei rifiuti.
Più nello specifico il SAD in questione consisteva, oggi possiamo dire incredibilmente, nell’IVA agevolata – il 10% invece dell’attuale 22%: ci si faceva affidamento perché era, ed è ancora, un servizio prevalente in molti Comuni. Quando invece, come vedremo a breve, sempre più spesso si sta diffondendo un’altra idea di tassazione, che non punta più (o almeno non soltanto) a “far cassa” sui consumi primari (benzina o sigarette o gioco d’azzardo, per fare i casi più noti) o per garantire un servizio, come ad esempio la gestione dei rifiuti.
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Iva agevolata e tassazione green
La tassazione può costituire una delle leve più importanti per sostenere la transizione verso sistemi produttivi e consumi più sostenibili. Ridurre l’Iva vuol dire abbassare il prezzo finale di prodotti e servizi e di fatto ampliarne il mercato. Non a caso la Commissione Europea sottolinea il ruolo fondamentale delle agevolazioni fiscali per incentivare pratiche sostenibili come parte integrante del Green Deal europeo.
In particolare la strategia di tassazione verde (tasse più basse per prodotti e servizi sostenibili) dovrebbe incoraggiare la transizione verso energie pulite e a promuovere comportamenti più ecologici sia tra le aziende che tra i consumatori. Secondo la Commissione, la tassazione verde può aiutare a ridurre lo spreco di risorse e i danni ambientali, influenzando le decisioni di imprese e cittadine e cittadini e incentivando cambiamenti comportamentali, supportando così una crescita sostenibile e promuovendo l’equità intergenerazionale.
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La protesta dei Comuni siciliani
Tutti d’accordo? Non proprio. Da una parte la fine dell’agevolazione per discariche e inceneritori senza recupero energetico significa, in sostanza, un aumento dell’Iva – e dunque un maggior incasso per il governo, di poco più di 148 milioni di euro secondo la relazione tecnica allegata alla legge di bilancio.
Dall’altra, però, per i Comuni che fanno affidamento sul conferimento in discarica – pensiamo a grandi città come Palermo e Catania – la fine del SAD vorrà dire inevitabilmente un aumento della TARI per le cittadine e i cittadini. Tanto che il 20 dicembre 2024, dopo l’approvazione della legge di bilancio alla Camera, una nota di ANCI Sicilia denunciava che la misura di cui abbiamo parlato “rischia di affossare i nostri Comuni”.
Si tratta di una delle schizofrenie più evidenti dell’economia lineare: la misura ambientale più dannosa è spesso quella più conveniente a livello economico. Una schizofrenia che solo l’economia circolare può rovesciare.
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