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lunedì, Gennaio 20, 2025

Prodotti più durevoli non stanno riducendo i consumi (e i connessi impatti ambientali) in Europa

Pur ammettendo che i dati a disposizione non sono sufficienti per un quadro adeguatamente dettagliato, l'Agenzia Europea per l'Ambiente analizza la durata di vita media di diverse tipologie di beni, e afferma che pur essendo questa aumentata, non c’è traccia di una riduzione dei relativi consumi

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Redazione EconomiaCircolare.com

L’estensione della durata dei prodotti è cruciale per ridurre l’impatto ambientale e promuovere la sostenibilità. Un briefing dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (“Product lifespans — monitoring trends in Europe”) esamina i trend della durata dei prodotti in Europa – anche se “i dati sull’andamento della durata di vita dei prodotti sono limitati” –  evidenziando un aumento del 10% nell’età media delle automobili tra il 2013 e il 2022 e un miglioramento del 7% nella progettazione di smartphone più durevoli dal 2022 al 2023. Tuttavia, il consumo complessivo (misurato in base al valore economico dei beni) è cresciuto del 21% dal 2000 al 2022, indicando che la durata e l’intensità d’uso non sono aumentate a sufficienza. Misure come il riutilizzo e la riparazione sono centrali per un’economia circolare sostenibile, afferma l’Agenzia.

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Fonte: AEA

Consumo prematuro, impatti ambientali e posti di lavoro

Prolungare la durata dei prodotti è fondamentale per ridurre la domanda di nuovi articoli e il loro impatto ambientale (estrazione delle materie prima, energia per la trasformazione e il trasporto dei beni). “Gettare continuamente i prodotti e acquistare nuovi è diventata una caratteristica insostenibile del consumismo moderno”, scrive l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA). “L’estensione della durata di vita dei prodotti, grazie a un loro utilizzo più prolungato e più intenso, può contribuire a interrompere questo ciclo negativo e a ridurre la domanda di nuovi prodotti”.

Per “durata di vita” (“fifespan”) o durata d’uso attiva, l’agenzia non intende il puro possesso: “La durata d’uso attiva di un prodotto termina quando non viene più utilizzato indipendentemente da chi lo possiede”. Spesso i beni, infatti, sottolineano i ricercatori e le ricercatrici, spesso entrano “in una vita ultraterrena in ibernazione”. È il caso, ad esempio, di tante apparecchiature elettriche ed elettroniche che non usiamo più ma che conserviamo gelosamente nei nostri cassetti.

Nel briefing, l’EEA descrive il consumo prematuro, riferendosi alla sostituzione di un prodotto ancora funzionante prima che raggiunga la fine della sua vita utile o tecnica. Questo comportamento contribuisce a un aumento inutile del consumo di risorse, delle emissioni di CO₂ e dei rifiuti. E ne quantifica gli impatti ambientali: ogni anno, il consumo prematuro genera 261 milioni di tonnellate di emissioni di CO₂ equivalenti, 30 milioni di tonnellate di risorse consumate e 35 milioni di tonnellate di rifiuti nell’UE. Ridurre questo ciclo insostenibile tramite riutilizzo, riparazione e condivisione può non solo diminuire la pressione ambientale, ma anche favorire la creazione di posti di lavoro locali, spiega l’agenzia.

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Aumenta in Europa il consumo di beni (e materiali) 

Dal 2000 al 2022 il valore dei consumi finali pro capite nell’UE è cresciuto del 21% (valore adeguato per tenere conto dell’inflazione). Questa crescita, sottolinea l’Agenzia europea per l’ambiente, evidenzia un’intensificazione delle abitudini di acquisto, che ha impatti rilevanti sulla domanda di risorse e sulla generazione di rifiuti.

Tale crescita è stata in parte determinata dalla spesa delle famiglie per gli apparecchi elettrici ed elettronici, che è più che triplicata in quel periodo (Eurostat). “Nel 2022 le famiglie europee hanno speso per i telefoni cellulari 25 volte di più rispetto al 2000. Questa impennata è strettamente legata alla proliferazione di questi beni negli ultimi due decenni”. La famiglia media europea acquista un telefono cellulare ogni 2,5 anni.

“L’aumento del consumo complessivo implica che stiamo consumando più prodotti e che né la durata di vita (la durata d’uso attiva, nedr) né l’intensità d’uso (quanto frequentemente o intensamente un prodotto viene utilizzato, nel caso di una lavatrice  quanto viene caricato il cestello, ad esempio, ndr) – dei prodotti (o entrambi) stanno aumentando”. Questa conclusione, aggiunge l’agenzia, “è supportata dall’assenza di riduzioni significative nell’assunzione di materiali da parte dell’economia dell’UE tra il 2010 e il 2021”.

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Fonte: AEA

Le diverse filiere produttive

Il briefing dell’agenzia analizza diversi beni sui mercati continentali, sempre ricordando la limitatezza dei dati a disposizione.

Automobili. Nel settore della mobilità, l’età media delle automobili nell’UE è aumentata del 10% dal 2013 al 2022, raggiungendo 11,9 anni. Tuttavia, nonostante questa tendenza, le vendite di nuove auto sono rimaste elevate fino al 2020, con un successivo calo dovuto alla pandemia, all’inflazione e all’incertezza economica (gli ultimi dati sono riferiti al 2021). La crescita della durata della vita dei veicoli, tuttavia, “non ha comportato una riduzione significativa della domanda di nuove automobili, il che suggerisce che le preferenze dei consumatori e i modelli di consumo rimangono in gran parte invariati”;

Lavatrici.  La durata di utilizzo delle lavatrici si è ridotta del 7% tra il 1995 e il 2020. La capacità massima di carico delle lavatrici in Europa è aumentata da 4,8 kg/ciclo nel 1995 a 7,6 kg/ciclo nel 2020. Tuttavia, la quantità media effettiva di bucato per ciclo rimane inferiore alla capacità, aumentando più lentamente da 3,1 kg/ciclo (65% della capacità) nel 1995 a 4 kg/ciclo (53%) nel 2020. Analogamente, il numero medio di cicli di lavaggio per macchina è diminuito da 226 cicli nel 1995 a 174 nel 2020. “Nel complesso, queste tendenze indicano che gli europei inseriscono più capi per ciclo nelle lavatrici, ma utilizzano meno la loro capacità massima; inoltre, mentre lo stock di lavatrici è aumentato, gli europei tendono a usarle meno intensamente”;

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Fonte: AEA

Cellulari. “Un mercato in rapido sviluppo, con rapidi miglioramenti, aggiornamenti e nuove caratteristiche di design, fornisce ai consumatori un’ampia motivazione per acquistare frequentemente nuovi modelli”. Anche se i telefoni cellulari non costituiscono un “segmento importante per la quantità di materiali impiegati, “questo segmento rappresenta una caratteristica chiave del consumismo moderno e il prodotto contiene diverse materie prime critiche“. L’Eco Rating degli smartphone è stato sviluppato da un consorzio di operatori di telefonia mobile di tutta Europa: valuta l’impatto ambientale e l’efficienza nell’uso dei materiali e attribuisce un punteggio alle loro prestazioni su una scala da 1 a 100.  Dal 2022 al 2023, la durabilità come caratteristica progettuale degli smartphone è aumentata del 7%, sostiene l’AEA: “un segnale positivo verso la sostenibilità”. Tuttavia, “i modelli di fascia bassa tendono ad avere un punteggio medio più basso per quanto riguarda la durata e la riparabilità, pur rappresentando una quota di mercato maggiore”. Per questo servono ulteriori progressi nell’accessibilità alla riparazione e nell’uso di materiali durevoli, sostenuti da regolamenti come l’Ecodesign per i Prodotti Sostenibili, che mira a incentivare la produzione di articoli riparabili e resistenti.

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Il settore della riparazione

Oltre a portare benefici all’ambiente, la riparazione porta ovviamente benefici occupazionali. Dopo un periodo di stagnazione (2013-2015), il numero di dipendenti nel settore delle riparazioni “è aumentato tra il 2015 e il 2017, passando da circa 191.000 a circa 203.000 rispettivamente”. Da allora, il numero di dipendenti è poi diminuito a circa 177.000 nel 2020, riferisce l’AEA.

Che racconta come “è dimostrato che almeno un terzo dei consumatori europei non ha riparato gli ultimi prodotti rotti”. L’indisponibilità di pezzi di ricambio e la maggiore complessità dei prodotti sono importanti ostacoli alla loro riparazione. Nei prossimi anni l’Agenzia europea per l’ambiente prevede un aumento dell’attività di riparazione grazie alle norme dell’UE sul “diritto alla riparazione” e ad altri regolamenti.

Opzioni circolari per prolungare la vita dei prodotti

“Prolungare la durata dei prodotti aiuta a ridurre la domanda di nuovi articoli e i loro impatti ambientali correlati”, ricorda l’AEA. Per raggiungere questo obiettivo, secondo l’agenzia, le azioni devono includere misure normative, campagne di sensibilizzazione e incentivi economici. Promuovere un’intensità d’uso più elevata, come nel caso della condivisione delle biciclette, e migliorare le infrastrutture per la riparazione sono passi essenziali per un’economia circolare sostenibile.

La necessaria “strategia di ripensamento comprende le decisioni iniziali di progettazione che possono influenzare la durata, la riutilizzabilità e la riparabilità dei prodotti”. Il regolamento europeo sull’ecodesig (Ecodesign for Sustainable Products Regulation – ESPR) contiene condizioni di prestazione e di informazione che possono aiutare i consumatori ad acquistare prodotti più duraturi e incentivare i produttori a prendere in considerazione misure per estendere la durata di vita.

La strategia di ripensamento delineata dall’AEA, comprende anche la modifica delle strategie aziendali, ad esempio passando a un approccio prodotto-servizio-sistema, che potenzialmente aumenta l’intensità d’uso. Il design può anche includere non solo le caratteristiche tecniche dei prodotti, ma “anche una maggiore durata emotiva, in modo che i consumatori vogliano continuare a usarli più a lungo”.

L’uso attento e la manutenzione preventiva sono azioni importanti da parte degli utenti o dei fornitori di servizi per garantire che i prodotti siano adatti al loro scopo per il massimo tempo possibile. Occorre scoraggiare questioni tecniche come l’obsolescenza programmata e la rimozione del supporto tecnico per i prodotti più vecchi. È altrettanto “necessario resistere alle pressioni sociali e culturali, spesso derivanti da campagne di marketing, per sostituire prodotti ben funzionanti con prodotti nuovi”.

Un ruolo importante deve averlo anche la strategia del “riuso e condivisione”, che può garantire che, quando un utente non ha più bisogno di un prodotto, questo possa continuare a essere utilizzato nella sua funzione originaria da altri. Nei casi di riutilizzo, la proprietà viene trasferita da un utente all’altro (ad esempio tra amici e familiari), venduta su mercati (online) o donata in beneficenza. Nei casi di condivisione, il prodotto non cambia proprietà, ma un accordo permette di avere più utenti.

L’AEA mette in campo ovviamente anche la strategia della “riparazione” può aiutare a evitare che i prodotti vengano semplicemente scartati quando si rompono. Gli ostacoli all’approccio della riparazione, come i costi elevati e la complessità, vengono sempre più affrontati attraverso iniziative come le norme sul “diritto alla riparazione”.

Saranno necessari ulteriori sforzi per modificare gli aspetti comportamentali, aumentando la fiducia nei prodotti riparati e aggiornati e non rendendo l’acquisto del nuovo l’opzione predefinita.

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