giovedì, Novembre 6, 2025

Omnibus, il Consiglio rinvia gli obblighi di sostenibilità per le piccole e medie imprese

Il Consiglio dell’Unione Europea ha rinviato ulteriormente gli obblighi di adozione delle direttive in materia di rendicontazione della sostenibilità delle imprese (CSRD) e sulla due diligence (CS3D), limitandone l’applicazione esclusivamente alle grandi imprese. Ecco cosa cambia, in attesa della posizione del Parlamento

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista glocal, ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane per poi specializzarsi su ambiente, energia ed economia circolare. Redattore di EconomiaCircolare.com. Per l'associazione A Sud cura l'Osservatorio Eni

La parola d’ordine è sempre la stessa: semplificazione. Ma dietro alla decisione del Consiglio dell’Unione Europea, resa nota nella nottata di ieri, c’è in realtà l’esonero di obblighi ambientali per le piccole e medie imprese, che costituiscono, specie in Paesi come l’Italia, la colonna vertebrale del sistema industriale. Più precisamente i rappresentanti degli Stati membri hanno dato seguito al mandato negoziale del Consiglio e hanno accettato di semplificare le direttive in materia di rendicontazione della sostenibilità delle imprese (CSRD) e sulla due diligence (CS3D) riducendo l’onere di segnalazione e limitando l’effetto di riduzione degli obblighi alle imprese più piccole.

“Oggi abbiamo mantenuto la nostra promessa di semplificare le leggi dell’UE” ha detto Adam Szàapka, ministro della Polonia, che avrà la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione Europea fino al 30 giugno. “Stiamo compiendo un passo decisivo verso il nostro obiettivo comune di creare un ambiente imprenditoriale più favorevole per aiutare le nostre aziende a crescere, innovare e creare posti di lavoro di qualità”.

La proposta votata ieri fa parte del pacchetto “Omnibus I” adottato dalla Commissione il 26 febbraio 2025 per semplificare la legislazione dell’UE nel settore della sostenibilità. “Tenuto conto di implicazioni significative per la comunità imprenditoriale – si legge nella nota stampa –  il Consiglio ha trattato la presente proposta con la massima priorità volta a fornire alle imprese dell’UE la necessaria certezza del diritto per quanto riguarda i loro obblighi di rendicontazione in materia di sostenibilità e di due diligence”.

Il mandato del Consiglio rinvia inoltre il termine di recepimento della direttiva CS3D (quella su due diligence), allungando i termini già dilatati indicati dalla Commissione: adesso la scadenza è posticipata addirittura al 26 luglio 2028. Ora la presidenza del Consiglio dell’UE può avviare negoziati con il Parlamento europeo, una volta che quest’ultima raggiunge la propria posizione negoziale, al fine di raggiungere un accordo definitivo sulla proposta della Commissione.

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Il contesto di riferimento dell’Omnibus 

Nell’ottobre 2024 il Consiglio europeo ha invitato tutte le istituzioni dell’UE, gli Stati membri e le parti interessate, in via prioritaria, a portare avanti il lavoro, in particolare in risposta alle sfide individuate nelle relazioni degli italiani Enrico Letta e Mario Draghi, che indicavano le sfide da affrontare per il Vecchio Continente affinché non restasse impantanato nell’attuale guerra tra potenze globali (Stati Uniti e alleati occidentali da un lato, i Brics + dall’altra). La dichiarazione di Budapest dell’8 novembre 2024 chiedeva successivamente di “lanciare una rivoluzione della semplificazione”, garantendo un quadro normativo chiaro, semplice e intelligente per le imprese e riducendo drasticamente gli oneri amministrativi, normativi e di comunicazione, in particolare per le piccole e medie imprese.

Quella della semplificazione è stato il mantra delle scorse elezioni europee del giugno 2024 e, una volta insediate, le nuove istituzioni hanno dato seguito alle promesse. Il 26 febbraio 2025, come seguito dell’invito dei leader dell’UE, la Commissione ha presentato due pacchetti “Omnibus”, volti a semplificare la legislazione esistente nei settori della sostenibilità e degli investimenti. Il 20 marzo 2025 i leader hanno esortato i colegislatori a portare avanti questi pacchetti di semplificazione Omnibus in via prioritaria e con un alto livello di ambizione, al fine di finalizzarli il prima possibile, possibilmente già entro la fine dell’anno corrente.

In questa occasione il Consiglio europeo ha invitato specificamente i colegislatori ad adottare senza indugio il meccanismo “Stop-the-clock” entro il giugno 2025. Il 14 aprile 2025 il Consiglio ha adottato il meccanismo e rinviato di due anni l’entrata in vigore dei requisiti CSRD per le grandi imprese che non hanno ancora iniziato a segnalare, nonché le piccole e medie imprese quotate in borsa, e di un anno il termine di recepimento e la prima fase della domanda (che copre le maggiori società) del CS3D.

Ancora non era forse del tutto chiaro ma i rinvii sulla sostenibilità erano ancora gli inizi. Il Green Deal che ha caratterizzato la scorsa legislatura della Commissione, guidata allora come oggi dalla tedesca Ursula von der Leyen, ha cominciato ad essere smantellato e quest’opera di demolizione sta proseguendo, come abbiamo visto ad esempio col clamoroso rinvio della direttiva Green claims

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Cosa cambia con il voto del Consiglio dell’Ue per le imprese

Per quanto riguarda il CSRS, cioè la direttiva in materia di rendicontazione della sostenibilità delle imprese, la Commissione aveva proposto lo scorso febbraio di aumentare la soglia dei lavoratori a 1000 dipendenti e di eliminare le piccole e medie imprese (pmi) elencate dal campo di applicazione della direttiva. Nel suo mandato, il Consiglio ha aggiunto una soglia netta di oltre 450 milioni di euro per alleviare ulteriormente l’onere di segnalazione per le imprese. Il mandato del Consiglio introduce inoltre una clausola di riesame relativa a un’eventuale estensione del campo di applicazione per garantire un’adeguata disponibilità delle informazioni sulla sostenibilità delle imprese.

Sulla CS3D, cioè la direttiva sulle due diligence, il Consiglio ha aumentato le soglie a 5000 dipendenti e 1,5 miliardi di euro di fatturato netto. Secondo il Consiglio, tali grandi imprese possono avere la maggiore influenza sulla loro catena del valore e sono meglio attrezzate per assorbire i costi e gli oneri dei processi disciplinati dalla direttiva due diligence.

Di norma, la proposta della Commissione limita i requisiti di due diligence alle operazioni proprie della società, a quelle delle sue controllate e a quelle dei suoi partner commerciali diretti («livello 1»). Il mandato del Consiglio modifica la direzione, basandosi, si legge nella nota stampa, su “un approccio basato sul rischio, concentrandosi su settori in cui è più probabile che si verifichino impatti negativi effettivi e potenziali”.

imprese pmi ambiente
Foto: Canva

Viene cioè lasciata discrezionalità alle imprese che non dovranno più svolgere, scrive il Consiglio, “un esercizio di mappatura completo” ma un monitoraggio più generale”, basando gli sforzi su “informazioni ragionevolmente disponibili”. Per garantire un’adeguata protezione degli obiettivi politici, infine, “il mandato del Consiglio garantisce che gli obblighi di identificazione e valutazione siano estesi in caso di informazioni oggettive e verificabili che suggeriscano impatti negativi al di là dei partner commerciali diretti”.

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Modificate pure le disposizioni per il contrasto al climate change

La proposta della Commissione semplifica pure le disposizioni sui piani di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici allineandole alla direttiva CSRD. L’obbligo di attuare tali piani è sostituito da un chiarimento che tale piano di transizione comprende la definizione di azioni di attuazione (pianificata e adottata). 

Con la decisione di ieri,  il Consiglio in aggiunta limita inoltre l’obbligo per le imprese di adottare un piano di transizione per la mitigazione dei cambiamenti climatici e consente alle autorità di vigilanza di fornire consulenza alle imprese in materia di progettazione e attuazione di tali piani. Per ridurre ulteriormente gli oneri e fornire alle imprese un tempo sufficiente per preparativi adeguati, il Consiglio rinvia anche l’obbligo di adottare piani di transizione di due anni.

Infine il Consiglio ha approvato la proposta della Commissione di sopprimere il regime di responsabilità armonizzato dell’UE e l’obbligo per gli Stati membri di garantire che le norme sulla responsabilità siano di applicazione obbligatoria prevalente nei casi in cui la legge applicabile non sia la legislazione nazionale dello Stato membro. 

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