giovedì, Novembre 6, 2025

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Rifiuti organici, una miniera per la bioeconomia circolare e per l’Europa

In vista della revisione della Strategia dell’UE per la bioeconomia, tre associazioni hanno inviato le loro raccomandazioni, con quello che serve per sbloccare il potenziale dei rifiuti organici come materia prima fondamentale per il futuro. A partire dalle infrastrutture di raccolta e trattamento e gli incentivi pubblici

Tiziano Rugi
Tiziano Rugi
Giornalista, collaboratore di EconomiaCircolare.com, si è occupato per anni di cronaca locale per il quotidiano Il Tirreno Ha collaborato con La Repubblica, l’agenzia stampa Adnkronos e la rivista musicale Il Mucchio Selvaggio. Attualmente scrive per il blog minima&moralia, dove si occupa di recensioni di libri. Ha collaborato con la casa editrice il Saggiatore e con Round Robin editrice, per la quale ha scritto il libro "Bergamo anno zero"

Riconoscere formalmente i rifiuti organici come risorsa strategica nella prossima revisione della Strategia dell’UE per la Bioeconomia è un passaggio obbligato per sbloccare il pieno potenziale dell’economia circolare e aiutare l’Europa ad affrontare problemi urgenti sia dal punto di vista ambientale sia energetico, oltre a generare notevoli benefici a livello economico e sociale. Lo chiedono, in un documento congiunto, la European Compost Network (ECN), la European Biogas Association (EBA) e Municipal Waste Europe (MWE), in vista dell’aggiornamento che dovrebbe colmare le lacune sul tema presenti nella versione della Strategia dell’UE per la Bioeconomia del 2018.

Secondo le tre associazioni “è necessario prima di tutto accelerare l’installazione di infrastrutture per una corretta raccolta differenziata e capacità di trattamento nell’Unione Europea”, permettendo così ai rifiuti organici di diventare una materia prima critica utilissima per soluzioni di bioeconomia circolare. Sono quattro le misure principali raccomandate dalle associazioni: destinare i rifiuti organici raccolti separatamente alla produzione di prodotti fertilizzanti e biogas, abilitare il mercato dei fertilizzanti organici circolari, facilitare il mercato del biogas e del biometano derivati dai rifiuti organici e, infine, mobilitare fondi e investimenti europei per la produzione di biogas e fertilizzanti organici da rifiuti urbani e non urbani.

Tutti i vantaggi di potenziare l’utilizzo dei rifiuti organici

“Concentrare i rifiuti organici per la digestione anaerobica e il compostaggio – si legge nel documento – può aiutare l’Europa ad affrontare diverse questioni urgenti”. In primo luogo, ridurrebbe gli impatti ambientali delle discariche e dell’incenerimento. In secondo luogo, fornirebbe un’offerta maggiore di energia rinnovabile: la digestione anaerobica dei rifiuti organici genera biogas, un gas a minore impatto che può sostituire l’utilizzo del gas metano nei trasporti, negli edifici, nella generazione di energia e nell’industria.

“I biogas hanno il potenziale di sostituire in modo sostanziale la domanda futura di gas – spiegano le associazioni – sostenendo gli obiettivi di neutralità climatica dell’UE e riducendo la dipendenza dal gas fossile importato, grazie a un’alternativa rinnovabile e prodotta localmente. Svolgono inoltre un ruolo importante nella transizione energetica integrandosi con altre fonti rinnovabili fornendo la flessibilità necessaria al sistema energetico. In quanto fonte pulita e programmabile, i biogas sono essenziali per mantenere la fornitura di energia durante i periodi di bassa produzione solare ed eolica”, conclude il documento.

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Quando correttamente raccolti e trattati (tramite compostaggio o digestione anaerobica), i rifiuti organici possono, inoltre, essere trasformati in prodotti fertilizzanti organici circolari (compost e digestato), che sostituiscono i fertilizzanti chimici ad alta intensità energetica, riducendo la dipendenza dell’UE dalle materie prime. Soprattutto, “i fertilizzanti organici circolari apportano importanti benefici ambientali e climatici se applicati regolarmente ai suoli: aumentano la sostanza organica (a rischio in gran parte dei terreni agricoli europei), riducono l’erosione, aumentano la biodiversità del suolo, la capacità di ritenzione idrica e lo stoccaggio del carbonio”.

Infine, “potenziare la bioeconomia basata sui rifiuti organici genererebbe anche significativi benefici economici e sociali. Favorirebbe la creazione di posti di lavoro in più settori, inclusi la gestione dei rifiuti, la produzione di energia rinnovabile e l’agricoltura, rafforzando al contempo la posizione dell’Europa nell’economia verde globale”.

compost

Rifiuti organici: bisogna migliorare la quantità raccolta

Attualmente, invece, il potenziale proveniente dal trattamento dei rifiuti organici “è ancora inespresso” e la bioeconomia si trova davanti una serie di sfide: “il cambiamento climatico, l’esaurimento delle risorse, l’insufficienza di investimenti negli impianti di compostaggio e biogas e pratiche insostenibili di gestione del suolo stanno minacciando la capacità dell’Europa di passare a una bioeconomia circolare, rigenerativa e competitiva”, scrivono le tre associazioni. La situazione è preoccupante a livello europeo: nel 2022 solo il 26% dei rifiuti alimentari e il 46% del totale dei bio-rifiuti, inclusi quelli da giardino, è stato raccolto separatamente nell’UE. Unica nota positiva è per l’Italia, visto che è il primo paese in Europa per quantità di rifiuto organico alimentare raccolto, con una quota del 72% nel 2022.

I dati contenuti nel report annuale di Zero Waste Europe evidenziano, però, a livello europeo, milioni di tonnellate di rifiuti organici non intercettate ogni anno. La prima cosa da fare, dunque, è migliorare l’efficienza della gestione dei rifiuti organici: altrimenti per molti Stati membri dell’UE sarà difficile raggiungere gli obiettivi di riciclo stabiliti nella Direttiva quadro sui rifiuti (WFD), nonché l’obiettivo massimo del 10% di rifiuti urbani conferiti in discarica.

Secondo gli autori del documento è inoltre necessario “trasferire gli obiettivi di riciclo dal livello nazionale a quello municipale, rendendo ciascun comune responsabile della propria quota, e affiancare strumenti economici come il ‘pay-as-you-throw’ a misure di sostegno finanziario e di autorizzazioni per nuovi impianti di trattamento. Parallelamente, occorre rafforzare il monitoraggio dei flussi di rifiuti organici – distinguendo scarti alimentari e rifiuti verdi – così da disporre di dati più accurati”. Infine, andrebbe colmata una “lacuna informativa sui benefici economici e sociali di questo settore”, di cui non tutti i cittadini sono consapevoli.

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Incentivare il mercato dei fertilizzanti organici

Per incentivare la produzione e l’adozione di mercato dei fertilizzanti organici circolari derivati da rifiuti organici, il documento elenca una serie di raccomandazioni:

  • Riconoscere il contributo della gestione dei rifiuti organici per la produzione di fertilizzanti organici circolari come parte delle azioni dell’UE sul clima e sul degrado del suolo.
  • Stabilire requisiti raggiungibili per compost e digestato al fine di ottenere la marcatura CE nell’ambito del Regolamento sui prodotti fertilizzanti (FPR), compresa la revisione dei requisiti sul contenuto di nutrienti e l’inclusione di fanghi o rifiuti liquidi comparabili dell’industria alimentare e mangimistica come materiali in ingresso.
  • Armonizzare i criteri di End-of-Waste ai sensi della WFD e richiedere agli Stati membri di stabilire legislazioni nazionali chiare e operative che forniscano status di End-of-Waste e certezza giuridica per compost e digestato.
  • Eliminare le barriere normative del Regolamento sui sottoprodotti di origine animale (ABPR), che ostacolano il mercato UE dei prodotti derivati dai rifiuti organici imponendo requisiti rigidi e impraticabili, poiché i rifiuti organici possono contenere sottoprodotti di origine animale.
  • Valutare l’introduzione di obiettivi di riciclo dei nutrienti con un contenuto minimo riciclato di nutrienti derivati da rifiuti organici in tutti i fertilizzanti organici circolari in commercio.
  • Nella prossima revisione della Direttiva nitrati, valutare i fertilizzanti organici circolari in base alla loro disponibilità nutritiva e al loro contributo al mantenimento del carbonio organico nel suolo.
  • Modellare i prossimi atti delegati nell’ambito del Quadro di certificazione per la rimozione del carbonio e il carbon farming (CRCF), per assicurare che gli agricoltori possano essere ricompensati per l’applicazione di fertilizzanti organici circolari sui loro terreni.
  • Prevedere l’introduzione di misure obbligatorie negli standard UE per le buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni (GAEC) e promuovere gli eco-schemi e le pratiche rigenerative nella Politica agricola comune che incoraggino gli agricoltori a utilizzare compost e digestato prodotti da rifiuti organici.

Incentivare il mercato europeo del biogas

biometano

Il piano REPowerEU della Commissione europea ha fissato un obiettivo ambizioso di produrre 35 miliardi di metri cubi di biogas all’anno entro il 2030. Per raggiungere questo obiettivo, il documento raccomanda una serie di misure:

  • Stabilire un obiettivo vincolante di 100 miliardi di metri cubi di biogas entro il 2040.
  • Incoraggiare gli Stati membri a stabilire obiettivi nazionali per il biometano e a sostenerli con regimi di sostegno efficaci che rendano i biogas competitivi in termini di costi rispetto al gas naturale.
  • Razionalizzare, accelerare e digitalizzare le procedure autorizzative per la costruzione di impianti a biogas che trattano rifiuti organici.
  • Garantire la tempestiva attuazione del “Gas Package” per migliorare l’accesso alla rete del gas.
  • Facilitare il commercio transfrontaliero di biogas armonizzando i sistemi di certificazione, chiarendo le regole per il loro utilizzo.
  • Assicurare che gli Stati membri tengano conto del potenziale più ampio derivante dalla produzione di biometano, in particolare la produzione di fertilizzanti e di CO₂ biogenica, e lo integrino nelle loro strategie e obiettivi su biometano e biogas.

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Il ruolo delle istituzioni per mobilitare risorse e investimenti

Nonostante i vantaggi della bioeconomia legata ai rifiuti organici, troppo spesso progetti interessanti non riescono ad assumere dimensioni di scala per ragioni economiche e avrebbero bisogno di essere inizialmente sostenuti e accompagnati da risorse pubbliche. Il problema, però, fanno notare le associazioni, è che “i fondi UE disponibili sono spesso di scala troppo grande per adattarsi ai progetti locali sui rifiuti organici”, e questo rende strumenti come la Public Sector Loan Facility inaccessibili a molti comuni.

Inoltre, mettono in guardia gli autori del documento, “le istituzioni regionali e locali faticano ad accedere ai fondi UE, come i Fondi strutturali e di coesione, poiché le priorità nazionali e le strutture di governance deviano spesso le risorse verso altri settori”. Allo stesso tempo, “gli investimenti privati nei rifiuti organici urbani rimangono limitati a causa delle barriere normative, della variabilità del materiale in ingresso e dei ritardi nelle autorizzazioni, lasciando molti comuni senza i mezzi per coprire i costi iniziali delle infrastrutture”.

Per potenziare la bioeconomia circolare basata sui rifiuti organici, le associazioni raccomandano, invece, di “creare un programma di finanziamento UE dedicato nell’ambito di Horizon Europe che sostenga i gestori dei rifiuti pubblici e privati e i comuni e incoraggi investimenti privati e partenariati pubblico-privati”. Altrettanto indispensabile è considerare l’importanza della formazione e della condivisione delle competenze e conoscenze, “aumentano i finanziamenti a progetti come HOOP, lo strumento di finanziamento TAIEX-EIR Peer-to-Peer, i progetti Interreg Europe o i progetti del programma LIFE, tra cui BioBest”.

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