giovedì, Novembre 6, 2025

Circular Economy Act, le priorità dei produttori di elettronica

Mentre la commissione europea apre la consultazione pubblica sul futuro Circular Economy Act, i maggiori produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche analizzano le maggiori criticità nel comparto e chiedono coerenza normativa e infrastrutture adeguate

Vittoria Moccagatta
Vittoria Moccagatta
Classe 1998. Laureata in filosofia all'Università degli Studi di Torino, è dottoranda in Design for Social Change presso l'ISIA Roma Design. È stata ricercatrice per il progetto "Torino città solidale e sostenibile"

Le principali associazioni europee che rappresentano i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) – tra cui DigitalEurope, APPLiA ed Orgalim – hanno pubblicato un documento congiunto intitolato “Joint Industry Priorities for the Circular Economy Act” che mette nero su bianco le principali sfide che il comparto si trova ad affrontare e le soluzioni proposte, chiedendo alla Commissione Europea di assicurare, nella messa a punto del Circular Economy Act (CEA), coerenza normativa, un mercato unico efficace e infrastrutture adeguate.

Circular Economy Act: serve un quadro coerente

Il documento a forma congiunta si inserisce nel contesto della consultazione pubblica sul Circular Economy Act avviata il 1 agosto. Le industrie delle AEE rivendicano un quadro normativo efficiente, effettivamente attuabile e armonizzato, affinché gli obiettivi ambientali possano tradursi in pratiche industriali concrete, scalabili e competitive. A questo proposito elencano una serie di criticità accompagnate da altrettante richieste di interventi specifici che il Circular Economy Act dovrebbe a loro avviso realizzare.
Un primo ostacolo riscontrato dai produttori è la frammentazione normativa tra Stati membri e la mancanza di armonizzazione nella responsabilità estesa del produttore (EPR), obblighi raddoppiati, tassazioni sui prodotti ricondizionati e potenziali conflitti tra il cosiddetto Regolamento Ecodesign (ESPR) e le norme che regolano la presenza di sostanze chimiche (REACH/RoHS) per garantire la massima sicurezza delle attività di riciclo e riuso.

A proposito di regole disomogenee, i firmatari denunciano che ancora troppo Paesi hanno regole diverse in tema di definizioni e procedure di movimentazione di rifiuti e materiali riciclati e questo ostacola le economie di scala e scoraggia gli investimenti industriali nei modelli di riuso e rigenerazione. L’auspicio è che il CEA preveda definizioni vincolanti e armonizzate a livello UE, criteri “end of waste” comuni, procedure semplificate per flussi transfrontalieri ed esenzioni regolamentari per modelli circolari innovativi nel settore delle AEE.

apparecchiature elettriche ed elettroniche normativa

Leggi anche: Circular Economy Act, la consultazione pubblica e l’appello delle ONG

La qualità del materiale riciclato: un problema da superare

Per il settore, una delle maggiori difficoltà operative è poi rappresentata dalle incertezze relative all’approvvigionamento di materiali riciclati, spesso più costosi, di qualità variabile, con supply incerta. Ciò scoraggia il loro utilizzo su larga scala e aumenta l’attrattività dei materiali vergini.
Servono dunque investimenti prioritari in infrastrutture di raccolta e trasformazione, finanziamenti in ricerca e sviluppo nel riciclo (compreso quello chimico), la definizione di linee guida per la qualità secondo standard internazionali e azioni per colmare il gap prezzo-qualità.

Le organizzazioni chiedono standard europei obbligatori per i materiali riciclati da RAEE (EN 50625, EN 50614), requisiti ben definiti per materiali post-industriali (PIR) e post-consumo (PCR), tracciabilità, decontaminazione delle sostanze preoccupanti e finanziamenti per tecnologie avanzate di recupero.

Target di raccolta e controlli

Altra questione aperta riguarda i target di raccolta calcolati in base alle vendite recenti, ignorando la vita utile dei prodotti e i comportamenti dei consumatori. Questo comporta che si determinino obiettivi inadeguati e disallineati tra Stati membri, per ovviare ai quali servono nuovi metodi basati su dati reali di incidenza dei prodotti a fine vita, distribuzione delle durate per categoria, target differenziati per materiali critici, obbligo di utilizzare standard tecnici EN per trattamento e un approccio integrato “all actors” che coinvolga tutti gli attori della filiera.

Un’ultima, non meno importante richiesta, riguarda la necessità di rafforzare le autorità nazionali di vigilanza con risorse adeguate, la fissazione di possibili target vincolanti di enforcement per gli Stati membri, la creazione o il rafforzamento di un organismo attuatore a livello comunitario (es. EWEN o potenziamento dell’EEA), il monitoraggio digitale obbligatorio tramite marketplace e piattaforme di verifica online. L’auspicio è che con questi interventi gli operatori onesti siano tutelati dalle pratiche di concorrenza sleale messe in campo da soggetti che non rispettano le regole, favoriti da norme nazionali sui RAEE non sempre efficaci e ancora troppo diverse tra loro.

Leggi anche: Le raccomandazioni di Zero Waste Europe sul Circular Economy Act

Sfide, impatti e proposte in sintesi

Problema principale

Impatto sul settore

Proposte

Normativa complessa & burocrazia

Innovazione frenata

Regolamenti armonizzati, fine della doppia tassazione

Mercati frammentati di secondari

Rischi su scala UE

Definizioni EU-binding, facilitazioni per movimenti

Offerta riciclati non competitiva

Economico/scarsità

Finanziamenti in infrastrutture e R&D

Bassa qualità dei materiali riciclati

Fiducia e performance

Standard obbligatori EN, tracciabilità, pulizia

Target di raccolta AEE irrealistici

Inefficienza e perdite

Metodologie realistiche, coinvolgimento “all actors”

Enforcement debole

Concorrenza sleale

Authority rafforzate, organismo UE, digital tracking

apparecchiature elettroniche normativa RAEE

Ancora molto da fare su recupero e costi

L’appello congiunto delle industrie del settore apparecchiature elettriche ed elettroniche evidenzia anche la limitata capacità di recuperare questi materiali a fine vita ai fini del riuso o del riciclo: le associazioni stimano che solo 0,3-0,5% delle materie prime critiche si possono recuperare da RAEE se i target restano generici e mal calibrati e che, in assenza di standard qualitativi, fino al 30% delle componenti riciclate non raggiunge i requisiti di sicurezza necessari per AEE complesse. Inoltre, senza adeguate infrastrutture e meccanismi di incentivazione i costi operativi per il riciclo possono superare anche del 20-30% quelli dei materiali vergini rendendo antieconomico il ricorso alle condotte più virtuose. Da qui l’elenco di proposte che entreranno a far parte del patrimonio conoscitivo in base al quale la Commissione Ue definirà il contenuto del Circular Economy Act, con l’auspicio da parte dei produttori che questo possa rappresentare un meccanismo normativo effettivamente capace di trasformare in chiave circolare il mercato europeo delle apparecchiature elettroniche.

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