giovedì, Novembre 6, 2025

In che modo le regioni utilizzano i fondi europei per promuovere l’economia circolare?

Una ricerca del Joint Research Centre, il centro studi associato alla Commissione europea, ha esaminato la diffusione geografica dei progetti di economia circolare finanziati dall’UE. Rilevando una confusa geografia tra le 231 regioni analizzate. Per le studiose e gli studiosi serve innanzitutto fare chiarezza

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Redazione EconomiaCircolare.com

“Esaminare la diffusione geografica dei progetti di economia circolare finanziati dall’Unione Europea”: è questo l’intento delineato da una recente ricerca del Joint Research Centre, il centro studi di supporto alle politiche della Commissione europea. La ricerca di analisi economica applicata, pubblicata sulla rivista scientifica Emerald, è stata realizzata dall’equipe spagnola composta da Javier Barbero, Rodreguez Crespo Ernesto e Marques Santos Anabela. 

Una prospettiva certamente interessante, ancor di più in un momento storico come quello attuale dove la Commissione guidata da Ursula von der Leyen mira a un maggior accentramento delle decisioni e delle risorse, preferendo dialogare più con gli Stati membri che prevedendo di supportare le singole regioni.

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Il punto di partenza della ricerca si è concretizzato nella nuova banca dati di progetti di ricerca e sviluppo finanziati dal Fondo europeo di sviluppo regionale relativi all’economia circolare, in modo da stimare un modello di risposta frazionaria sui dati per 231 regioni europee. I risultati, lo diciamo subito, non sono facilmente leggibili. Ma il motivo è da ricercare nella mancanza di chiarezza delle definizioni e delle norme.

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Per una maggiore economia circolare serve una maggiore chiarezza

Se è vero che l’Unione Europea si è basata principalmente sull’economia lineare è altrettanto innegabile il tentativo di cambio di passo degli ultimi anni, che però deve fare i conti con le spinte fortissime alla conservazione dell’esistente. La transizione verso un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile si poggia, almeno dentro i confini dei 27 Stati membri dell’UE, non solo sulle politiche messe in campo dal Green Deal ma anche sui fondi strutturali e di investimento.

Secondo le rilevazioni del JRC, il 26% del bilancio totale di questi fondi è stato destinato agli obiettivi di azione per il clima durante il periodo di programmazione 2014-2020, tra cui sono state incluse le azioni relative all’economia circolare. Tuttavia, spiegano le ricercatrici e i ricercatori, “gli importi specifici di finanziamento regionali per la ricerca e lo sviluppo (R&S) destinati allo sviluppo di azioni relative all’economia circolare rimangono, al meglio delle nostre conoscenze, in gran parte inesplorati a causa di problemi di scarsità di dati. Una migliore disponibilità di dati su tali azioni di finanziamento potrebbe produrre una comprensione più completa e profonda della diffusione geografica esistente dell’economia circolare”.

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Ecco perché per questa nuova ricerca ci si è concentrati su una banca dati specifica che riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), con la consapevolezza, però, che non tutte le azioni legate all’economia circolare nelle regioni europee sono supportate dal FESR. Un esempio su tutti: i fondi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza supportano in parte singoli progetti in singole regioni, basti pensare ai 600 milioni di euro che in Italia sono legati ai cosiddetti “progetti faro di economia circolare”.

Ad acuire le difficoltà dell’individuazione dei fondi specifici legati allo sviluppo dell’economia circolare nelle regioni è, potremmo dire, l’eccessiva ampiezza dell’economia circolare. Nel senso che le numerose definizioni che esistono su di essa – ci sono stime che ne conteggiano più di 200 – non permettono di inquadrare chiaramente i fondi a disposizione. Inoltre, sottolineano ancora le ricercatrici e i ricercatori del JRC, ci sono altri problemi legati allo smistamento di fondi sulle tecnologie o sulla ricerca e sviluppo: verificare in quali casi si può effettivamente parlare di economia circolare è complicato. 

Nelle conclusioni il JRC scrive che “variabili come la qualità regionale del governo, l’occupazione, il capitale umano e il reddito pro capite sono fondamentali perché potrebbero guidare la distribuzione geografica dei progetti”. Ecco perché l’assegnazione dei fondi regionali legati all’economia circolare può contribuire a promuovere un nuovo paradigma di crescita regionale che rompe con il tradizionale modello di produzione lineare introducendo la sostenibilità come nuova fonte di vantaggio competitivo e un percorso di convergenza. Allo stesso tempo, la transizione verde potrebbe contribuire a un aumento delle disuguaglianze territoriali”. Ecco perché, infine, “le istituzioni europee diventano un attore fondamentale per gestire i fondi per realizzare una futura Unione europea più prospera. L’economia circolare potrebbe essere utilizzata come strumento prima delle politiche basate sul luogo che mirano a evitare la trappola dello sviluppo regionale”.

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