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sabato, Novembre 30, 2024

Alghe e sostenibilità: cibo, economia circolare, eco arredamento e abbigliamento

Torniamo a parlare di alghe e sostenibilità, un argomento che non finisce di stupirci, con tante nuove applicazioni per questi vegetali

Ludovica Nati
Ludovica Nati
Social media manager, copywriter, blogger e fotografa paesaggista. Collabora con diverse realtà i cui ambiti spaziano dalla sostenibilità ambientale alla medicina, dalla promozione territoriale e turistica alle aziende di servizi o di trasporti. Digital strategy, gestione social, redazione di testi SEO, copywriting, consulenza 2.0 e creazione di contenuti fotografici e grafici sono i suoi principali ambiti di competenza. Fa parte del network di Eco Connection Media

Oggi torniamo a parlare di alghe e del loro ruolo in un’ottica di economia circolare e sostenibilità, argomento che avevamo già trattato in questo approfondimento, che si è rivelato ancor più ricco di curiosità e nuovi esempi da raccontarvi.

Le alghe, come già sappiamo, sono dei vegetali che vivono in ambienti acquatici, sia salati che di acqua dolce, e ne esistono di innumerevoli tipologie. Una delle caratteristiche più sostenibili di questa pianta è che, essendo appunto dei vegetali, svolgono anch’esse la fotosintesi per nutrirsi, assorbendo anidride carbonica (CO2) e liberando ossigeno, facendo così al contempo respirare mari, oceani, fiumi e laghi e riducendo l’inquinamento. Ciò le rende estremamente ecosostenibili e, come racconta Marina Carcea, dirigente tecnologo del Centro di ricerca CREA Alimenti e Nutrizione, in un’intervista al Corriere della Sera, le alghe marine “si riproducono da sole, e sono quindi ‘economiche’, non tolgono spazio ad altre colture dato che stanno sui fondi marini e le attività di trapianto, per farle diffondere, non richiedono fertilizzanti”». Insomma, un prodotto su cui dobbiamo decisamente tenere alta l’attenzione.

Dal settore alimentare, passando per l’edilizia e la moda, ecco alcuni esempi di come le alghe siano destinate a diventare sempre più protagoniste del nostro futuro.

Alghe e alimentazione

Partiamo, forse, dall’ambito di utilizzo delle alghe a noi più noto, quello alimentare. È grazie alla sempre maggior diffusione della cucina orientale, giapponese in particolare, che molti hanno scoperto che alcuni tipi di alghe si possono mangiare. Ma sapete che non solo sono commestibili, ma che il loro consumo fa anche bene al nostro corpo? L’alga Nori, ad esempio, – quella che mangiamo quando andiamo al ristorante giapponese, per capirci – è tra le macroalghe più nutrienti, essendo ricca di proteine e fonte di vitamine e minerali. L’alga Spirulina è invece tra le microalghe più richieste dal mercato anche grazie alle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, tanto che spesso la si può trovare non solo come ingrediente in cucina ma anche nelle miscele di integratori alimentari. La notevole componente proteica apportata dalle alghe le ha rese, tra l’altro, uno dei prodotti di punta del mercato alimentare vegano e vegetariano.

Sapevate, poi, che l’Agar agar, ingrediente addensante e gelificante per la preparazione di gelatine, budini ed altre numerose ricette, è una polvere derivata dall’essiccazione di diversi generi di alghe rosse? L’Agar, tra l’altro, è utilizzato anche in campo farmaceutico per la produzione di capsule di medicinali o integratori. Il suo effetto addensante è di notevole entità, tanto che appena un cucchiaino di polvere equivale all’effetto dato da circa otto fogli di colla di pesce. Infatti, nonostante sia anch’esso un ingrediente ricco di nutrienti, il suo apporto in tal senso all’organismo umano rimane di bassa o nulla entità, poiché la quantità che se ne ingerisce è molto piccola.

Noi abbiamo riportato solo alcuni esempi, ma le alghe presenti come ingredienti nelle cucine internazionali sono numerose.

Leggi anche: Bioplastiche, materiali isolanti e tessuti a base di alghe: l’economia circolare vien dal mare

 Le “finestre” cattura CO2 fatte di alghe

 In campo edilizio vi avevamo già parlato del materiale isolante espanso, creato in Italia, e costituito da scarti plastici eterogenei ed un biopolimero estratto dall’alga Agar agar. Oggi, invece, vi portiamo in Messico, dove la startup Greenfluidics ha progettato degli innovativi biopannelli in microalghe in grado, con l’ausilio di nanotecnologie, di intercettare l’anidride carbonica e rilasciare nell’aria ossigeno grazie al già citato processo di fotosintesi. Ma non solo, partendo dalle radiazioni solari questi speciali pannelli sono inoltre capaci di generare energia pulita da poter utilizzare in casa. La speranza della startup per il futuro è di riuscire a renderli un prodotto alla portata di tutti che possa contribuire a decarbonizzare le nostre città e renderle più green.

Alghe di casa nostra: una storia di economia circolare e sostenibilità lungo la riviera romagnola

 L’Italia è una penisola e quello delle alghe risulta quindi un settore importante da coltivare, nel vero senso della parola. Le alghe però, come già anticipato, aiutano sì a combattere l’inquinamento, ma per alcune economie locali, come la riviera Adriatica, in determinati periodi dell’anno, il loro eccesso provoca diversi problemi: esse, infatti, non solo risultano un fastidio per i bagnanti ma, quando si spiaggiano sulla riva, devono essere smaltite come rifiuti e non possono essere recuperate. Per cercare di risolvere questo problema è nato da sette giovani abitanti della costiera Romagnola il progetto Ulisse. Due le possibili soluzioni identificate e su cui si è a lavoro. La prima – realizzabile a breve termine – prevede che le alghe vengano raccolte prima di posarsi sulla spiaggia in modo da poter essere utilizzate nelle diverse filiere – da quella alimentare a quella cosmetica e edilizia -, un perfetto esempio di economia circolare quindi. La seconda soluzione – realizzabile più a lungo termine – è quella di creare delle coltivazioni per risolvere il problema dell’eccesso di sostanze presenti in acqua di cui esse si nutrono e che ne causa una crescita incontrollata.

Come spiega Lisa Mustone, studentessa di scienze statistiche all’Università di Bologna e una dei sette componenti del team: “Coltivando le alghe in alcune aree strategiche, in altre parole, contribuiremmo a ripulire il mare e a gestire il problema, evitando che la loro crescita possa diventare un fastidio sulle coste per i bagnanti o arrivare addirittura a causare morie di pesci con l’anossia dovuta alla scarsità di ossigeno in acqua.”

Un progetto da non perdere d’occhio e che ha visto tra i primi a dargli fiducia il bando regionale “Metti in circolo il cambiamento” organizzato da LVIA e supportato da Legambiente.

Leggi anche: Carne, insetti e vegetali. Esiste il cibo che salva il Pianeta?

Le prime sneakers biodegradabili al mondo derivano dalle alghe

Se nello scorso approfondimento vi abbiamo parlato dei vestiti, in questo vi raccontiamo delle sneakers biodegradabili realizzate con le alghe. Ci troviamo nell’Università di San Diego dove un professore di biologia molecolare e due colleghi del dipartimento di chimica e biochimica, dopo sei anni di ricerche, sono riusciti a creare la prima scarpa sportiva completamente biodegradabile al mondo e a metterla in commercio attraverso la società Blueview. Le alghe sono le protagoniste della suola di queste speciali eco-scarpe, mentre la tomaia è realizzata con filati di canapa, eucalipto e cotone biologico.

Stephen Mayfield, professore di biologia molecolare dell’UC San Diego e CEO dell’azienda, ha raccontato di essere arrivato all’idea di utilizzare le alghe dopo due epifanie: “Primo, il petrolio viene dalle alghe; è solo olio di alghe fossili e la plastica viene dal petrolio. Allora perché non produrre plastica direttamente dall’olio di alghe? Second, esistono effettivamente plastiche biodegradabili – non molte, ma poche – quindi perché non produrre quelle plastiche biodegradabili dall’olio di alghe?”.

Quello di accelerare lo sviluppo di un’industria delle alghe per promuoverne l’utilizzo in campo alimentare e non solo è l’obiettivo della piattaforma “EU4Algae, istituita dalla Commissione europea per migliorare la cooperazione tra gli allevatori di alghe, i produttori, il commercio al dettaglio, gli sviluppatori di tecnologia, investitori, autorità pubbliche e della ricerca, e Ong, che sarà lanciata durante l’anno in corso. In Europa, infatti, la produzione e il consumo di alghe non ha ancora preso pienamente piede, nonostante il loro ruolo nella strategia del Green Deal europeo.

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