Dal Ministero per la transizione ecologica arrivano 200 mila euro per l’istituto di ricerca che troverà una soluzione per gestire la montagna di guanti, camici, mascherine prodotti e utilizzati per affrontare la pandemia.
Il 22 novembre è stato pubblicato il decreto (firmato dal direttore generale Economia Circolare del MiTe, Renato Grimaldi) e il relativo bando che, per le annualità 2021 e 2022, stanzia complessivo 200 mila euro dal fondo per la ricerca sulla plastica monouso (articolo 226-quater, comma 4, del decreto legislativo n. 152 del 2006). Il MiTe chiama a raccolta i ricercatori italiani per trovare una soluzione ad un problema non irrilevante: secondo Ispra, nel primo anno della pandemia, in soli 8 mesi tra guanti e mascherine sono state prodotte trecentomila tonnellate di rifiuti (che, su indicazione dell’Istituto superiore di Sanità, vanno nella raccolta indifferenziata): quasi il 3% in più tra i rifiuti urbani indifferenziati.
Prevenzione, riuso e soprattutto riciclo
Le proposte – da inviare al MiTe (www.mite.gov.it, sezione “Bandi e avvisi”) entro 15 giorni dalla pubblicazione del Bando – dovranno essere focalizzate “nell’individuazione e sviluppo di misure volte alla prevenzione, riuso e al riciclo dei dispositivi di protezione individuale nonché di quelli utilizzati a seguito dell’emergenza determinata dalla diffusione del COVID-19, volta principalmente alla ricerca di mezzi tecnologici innovativi al fine del recupero di materia da tali dispositivi nel rispetto della sicurezza degli utenti e degli operatori”. Insomma il riciclo dovrà essere il principale obiettivo delle proposte di ricerca che avranno come oggetto non solo mascherine, ma anche di cuffie e copricapi, calzari e gambali monouso, camici monouso, guanti.
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Le caratteristiche delle proposte e dei proponenti
Potranno partecipare al Bando “Enti e istituzioni di ricerca” inclusi nel Conto economico consolidato – come (ma facciamo solo qualche esempio) ENEA, CNR, IIT, ISPRA, ISS – a patto che negli ultimi tre anni si siano occupati di recupero di rifiuti in plastica.
Le proposte di ricerca, spiega il bando, dovranno essere caratterizzate “da elevata replicabilità e dalla possibilità di un rapido trasferimento dei risultati all’industria”. Non saranno ammessi al finanziamento progetti già realizzati, anche in parte, né ricerche oggetto di precedenti finanziamenti pubblici.
L’attività di ricerca dovrà essere avviata nell’anno in corso e la sua durata non dovrà essere superiore a 6 mesi.
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La valutazione
Per valutare le proposte che arriveranno, la Direzione Economia circolare si avvarrà di una commissione di valutazione, che attribuirà ad ogni proposta un punteggio (in centesimi), seguendo “criteri di valutazione di tipo qualitativo (non misurabile oggettivamente e valutabile esclusivamente con l’espressione di giudizi) e di tipo quantitativo (misurabile attraverso un algoritmo)”.
L’aspetto che, singolarmente, peserà di più nella valutazione (30 centesimi) sarà l’originalità e l’innovatività della proposta progettuale. Varranno invece 20 punti: la rispondenza agli obiettivi del Bando (tenendo conto degli impatti ambientali, sanitari, sociali ed economici, della fattibilità tecnica e della praticabilità economica); il tempo di raggiungimento dell’obiettivo programmato; la sua riproducibilità su scala industriale. Anche il curriculum dell’ente proponente avrà, ovviamente, un peso (10 centesimi).
La graduatoria verrà pubblicata sul sito web del Ministero della transizione ecologica (sezione “Bandi e avvisi”). Il contributo, a fondo perduto, andrà al primo nella graduatoria.
Il vincitore sarà tenuto, entro tre giorni dalla pubblicazione sul sito del MiTe, a comunicare l’avvio dei lavori. Comunicazione che sbloccherà la prima quota del finanziamento (50%). Il resto verrà assegnata a saldo.
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