Con 587 voti a favore, 9 contrari e 20 astensioni, mercoledì scorso (14 giugno) i deputati europei hanno approvato l’accordo raggiunto con il Consiglio per la revisione delle norme UE sulle batterie e sui rifiuti derivati da quest’ultime. Ultimo passaggio sostanziale prima dell’entrata in vigore del testo che, essendo un regolamento, sarà immediatamente esecutivo in tutti gli stati membri. Obiettivo delle nuove norme è “rafforzare il mercato interno, promuovendo un’economia circolare e riducendo l’impatto ambientale e sociale in tutto il ciclo di vita delle pile”.
Il testo prevede obiettivi più ambiziosi per la raccolta dei rifiuti, il riciclo e il recupero dei materiali; requisiti più rigidi in materia di sostenibilità, prestazioni ed etichettatura; due diligence per affrontare i rischi sociali e ambientali legati all’estrazione delle materie prime in Paesi terzi; obbligo per le batterie portatili degli elettrodomestici di essere più facili da sostituire.
Alla chiusura dell’iter legislativo, iniziato nel novembre del 2020 con la pubblicazione della proposta di regolamento da parte della Commissione, manca solo l’approvazione formale da parte del Consiglio e la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’UE, dopo di che il testo entrerà in vigore.
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Le misure per batterie più sostenibili
Il regolamento stabilisce quali siano le condizioni perché una batteria sia più sostenibile e possa quindi entrare nel mercato europeo. Vediamo le misure principali:
- Per le batterie dei veicoli elettrici (EV) e dei mezzi di trasporto leggeri (LMT) e per le batterie industriali ricaricabili con capacità superiore a 2kWh sarà obbligatoria una valutazione ed un’etichetta dell’impronta di carbonio;
- Le batterie portatili degli elettrodomestici dovranno essere progettate in modo che i consumatori possano rimuoverle e sostituirle facilmente;
- Sarà obbligatorio un passaporto digitale per le batterie dei mezzi di trasporto leggeri, quelle industriali con capacità superiore a 2 kWh e le batterie per i veicoli elettrici. Il Digital Battery Passport (passaporto digitale di prodotto) sarà un registro con la funzione di anagrafe delle batterie che “massimizzi lo scambio di informazioni, consenta di tracciare e rintracciare le batterie, e fornisca informazioni sull’intensità di carbonio dei relativi processi di fabbricazione, nonché sull’origine dei materiali utilizzati e sull’eventuale utilizzo di materiali rinnovabili[…], sulla composizione delle batterie, comprese le materie prime e le sostanze chimiche pericolose, sulle operazioni e le possibilità di riparazione, cambio di destinazione e smantellamento, e sui processi di trattamento, riciclaggio e recupero cui le batterie potrebbero essere soggette al termine della loro durata di vita”.
- Partendo da un approccio che copre l’intero ciclo di vita di un prodotto, gli operatori economici nella filiera delle batterie, ad eccezione delle PMI, saranno tenuti ad una due diligence per garantire che la produzione di batterie, e in particolare l’estrazione dei materiali necessari per tale produzione, non comporti violazioni dei diritti umani o danni ambientali;
- Obiettivi più ambiziosi per la raccolta dei rifiuti: per le batterie portatili: 45% entro il 2023, 63% entro il 2027 e 73% entro il 2030; per le batterie dei mezzi di trasporto leggeri: 51% entro il 2028 e 61% entro il 2031;
- Obiettivi minimi di riciclo per materiali recuperati dai rifiuti di batterie: litio, 50% entro il 2027 e 80% entro il 2031; cobalto, rame, piombo e nichel 90% entro il 2027 e 95% entro il 2031;
- Le nuove batterie dovranno garantire livelli minimi di contenuto riciclato da scarti di produzione e di consumo. Otto anni dopo l’entrata in vigore del regolamento (quindi nel 2031): 16% per il cobalto, 85% per il piombo, 6% per il litio e 6% per il nichel; 13 anni dopo (quindi nel 2036): 26% per il cobalto, 85% per il piombo, 12% per il litio e 15% per il nichel.
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I numeri
Visto il ruolo strategico che le batterie avranno nella transizione ecologica europea e del cammino verso una maggiore sostenibilità delle attività dell’uomo, la domanda globale, stima la Commissione, è destinata ad aumentare annualmente di circa il 25% fino al 2030 . L’Unione europea, in particolare, dovrebbe occupare una quota crescente del mercato globale, passando dal 17% al 26% della produzione entro il 2030: secondo principale produttore al mondo dopo la Cina e il principale utilizzatore.
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