Quasi la metà delle batterie vendute nell’Unione Europea (il 46%) sono state raccolte per essere riciclate. I dati, elaborati da Eurostat e riferiti al 2022, ultimo anno per cui sono disponibili, evidenziano una crescita costante nella raccolta, visto che rispetto al 2009 la quantità avviata al riciclo è raddoppiata: in cifre, delle 244.000 tonnellate di batterie portatili vendute nelle nazioni dell’Unione Europea nel 2022, quelle raccolte sono state 111.000, rispetto alle 50.000 tonnellate di tredici anni prima.
Un alto tasso di raccolta delle batterie portatili per il riciclo è senza dubbio un passaggio fondamentale per assicurare il recupero di materiali preziosi e ridurre gli impatti ambientali, oltre a incoraggiare la diffusione dell’economia circolare: sono tutti obiettivi della Direttiva batterie 2006/66/EC sulle batterie portatili, che aveva fissato dei target proprio in questa direzione. Obiettivi peraltro superati e resi ancora più stringenti dal nuovo Regolamento batterie, approvato dall’Unione Europea nel 2023.
Dall’analisi dei dati di Eurostat, tuttavia, emergono anche zone d’ombra: per prima cosa ci sono notevoli differenze tra le varie nazioni europee e non tutte possono essere definite virtuose, ma anzi si riscontrano gravi ritardi. Inoltre, se i dati sulle vendite tengono conto della differente classificazione tra batterie portatili, ovvero tutte le batterie ricaricabili non per utilizzo industriale o nel settore automotive, i dati sul riciclo non fanno questa distinzione. E in alcuni settori, automotive su tutti, l’Unione Europea ha un notevole ritardo nell’avviare un efficiente sistema di riciclo.
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Batterie portatili vendute e raccolte nell’Unione Europa
Tornando sul primo aspetto, la raccolta delle batterie portatili, quello che salta agli occhi osservando i dati di Eurostat è la marcata differenza tra alcune nazioni virtuose ed altre dove il riciclo tarda a decollare. In particolare il Portogallo è l’unica nazione europea dove le tonnellate raccolte nel 2022 sono state inferiori rispetto a quelle del 2009. Anche l’Italia negli ultimi anni ha presentato un trend di decrescita: dopo un aumento costante nelle batterie raccolte arrivato al culmine nel 2019 con 10.968 tonnellate, i numeri sono calati gradualmente fino alle 9.544 tonnellate nel 2022.
In media, tuttavia, la raccolta è aumentata in maniera costante tra il 2009 e il 2022 nell’Unione Europea, partendo dalle circa 50.000 tonnellate nel 2009 fino alle 111.000 tonnellate del 2022, con l’unica eccezione del biennio 2019-2020 in cui è diminuita. Sono dati in linea con la crescita del numero di batterie vendute, a sua volta spinta dalla sempre maggior diffusione di prodotti elettronici nel mercato europeo.
La quantità immessa sul mercato è, infatti, aumentata tra il 2009 e il 2010, raggiungendo 176.000 tonnellate, prima di scendere leggermente a 169.000 tonnellate nel 2013. Dal 2014 al 2018 è nuovamente seguita una crescita costante, prima di accelerare fino alle 206.000 tonnellate nel 2019 e un nuovo picco di 245.000 tonnellate nel 2021. Nel 2022, la quantità immessa sul mercato è leggermente diminuita, toccando quota 244.000 tonnellate. Le differenze sono notevoli perché influenzate dalla grandezza delle nazioni, oscillando tra le 63.000 tonnellate vendute in Germania, le 31.812 dell’Italia e le 137 tonnellate di Malta, con l’unica eccezione di Portogallo e Slovacchia, dove le vendite nel 2022 sono state inferiori rispetto a quelle nel 2009.
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I target fissati dalle normative europee
La Direttiva batterie definiva gli obiettivi per i tassi di raccolta delle batterie portatili. L’obiettivo per il 2012 era arrivare a un tasso di raccolta del 25%, che sarebbe salito al 45% entro il 2016. Nel 2022, tredici Paesi dell’Unione Europea hanno registrato un tasso di raccolta delle batterie portatili pari o superiore al 45%, mentre altri sette hanno riportato tassi di raccolta compresi tra il 40% e il 45%. Quattro nazioni, tra cui l’Italia, oltre a Grecia, Malta e Portogallo, non hanno superato il 40%, mentre per altre tre nazioni (Francia, Romania e Svezia) i dati non sono disponibili.
Adesso, con il nuovo Regolamento batterie, bisognerà fare ancora meglio: oltre ai materiali di partenza, che non possono essere metalli tossici o difficili da ottenere, sono individuate quantità minime (e crescenti nel tempo) di materiale riciclato all’interno delle nuove batterie prodotte e un quantitativo minimo di raccolta, fissato per le batterie portatili al 63% entro il 2027 per poi arrivare al 73% entro il 2030, mentre per quelle che alimentano i veicoli elettrici il target è del 51% entro il 2028 e del 61% entro il 2031.
Oltre alla distinzione tra batteria portatile, industriale e per automobili, le normative europee, a causa dell’ampia gamma di batterie esistenti e della diversa tipologia di metalli e composti con cui sono fatte, distinguono tra il tipo di tecnologia applicata, basata su piombo-acido, nichel-cadmio (Ni-Cd) e altri elementi e composti, tra cui quelle la cui importanza è crescente sono le batterie agli ioni di litio. La distinzione è fondamentale, perché ad ogni categoria di batteria corrispondono processi di riciclaggio specifici e differenti tra loro.
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L’efficienza del riciclo delle batterie per tipologia
Quasi la totalità delle batterie piombo-acido, utilizzate nei veicoli a motore endotermico, sono attualmente riciclate. Nel 2022 tutti i Paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto l’obiettivo del 65% di efficienza di riciclo per le batterie e gli accumulatori al piombo e la maggior parte ha superato questo obiettivo. Cinque nazioni, tra cui l’Italia, hanno addirittura superato il 90%, mentre le altre si sono attestate tra il 70% e il 90% e solo due nazioni (Spagna ed Estonia) non hanno superato il 70%. Tuttavia, confrontando i dati con quelli del 2012 non si può concludere che ci sia stata un’evoluzione verso una maggiore efficienza del riciclo delle batterie piombo-acido. Per quindici nazioni, addirittura, è risultata inferiore nel 2022 rispetto a dieci anni prima.
Ventuno dei ventisei Paesi dell’Unione Europea per cui sono disponibili i dati Eurostat hanno raggiunto l’obiettivo di efficienza di riciclo del 75% per le batterie nichel-cadmio sia nel 2012 che nel 2022. Nel 2022 l’Italia è stata tra le migliori in Europa e ha quasi raggiunto il target del 90% di raccolta. Dei ventidue Paesi per i quali sono disponibili sia i dati relativi al 2022 sia al 2012, tredici hanno registrato efficienze di riciclo delle batterie Ni-Cd più elevate nel 2022 rispetto al 2012. La Finlandia ha riportato nel 2022 la stessa efficienza di riciclo del 2012. Le restanti otto nazioni hanno avuto efficienze di riciclo inferiori nel 2022 rispetto al 2012, mentre Bulgaria, Malta ed Estonia hanno avuto un’efficienza di riciclo dello 0% nel 2022.
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Un focus sulle batterie al litio nell’automotive
Come già accennato, particolarmente importante sarà l’efficienza raggiunta per il riciclo delle batterie agli ioni di litio: quelle degli smartphone, del pc portatile o delle automobili elettriche, per intendersi. E già questo fa capire la loro centralità. Eppure, su questo aspetto, l’Unione Europea deve migliorare rapidamente, e soprattutto per quanto riguarda le batterie delle automobili. Un paragone con la Cina è impietoso: qui nel 2022 sono state costruite 700.000 tonnellate di batterie al litio con materiali riciclati.
In Europa le previsioni di riciclo arrivano a una capacità di 200.000 tonnellate nel 2024-2025 e di 369.000 tonnellate entro il 2030. Gli ostacoli principali sono sicuramente tecnologici, sebbene la ricerca stia procedendo spedita e, per fare l’esempio dell’Italia, centri di ricerca come ENEA o universitari stanno mettendo a punto soluzioni promettenti. Ma dagli esperimenti di laboratorio bisogna passare in fretta a soluzioni scalabili a livello industriale.
Attualmente in Italia lo stabilimento di Teverola, in provincia di Caserta, della società Faam, ha avviato un progetto per il riciclo delle batterie agli ioni di litio. La gigafactory di Stellantis a Termoli avrà una linea dedicata al recupero dei materiali dalle batterie, ma bisognerà attendere almeno il 2026. Invece converrebbe fare in fretta. Secondo un recente studio di Cassa Depositi e Prestiti l’economia circolare aprirebbe una miniera di materie prime critiche: secondo i loro calcoli, grazie al riciclo delle batterie esauste, l’Europa potrebbe soddisfare nel 2040 oltre la metà della domanda di litio (52%) e di cobalto (58%) necessaria alla mobilità elettrica.
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