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“In genere l’economia circolare e la sostenibilità devono essere tra i primi punti all’ordine del giorno non solo perché connessi alle soluzioni a una situazione drammatica dal punto di vista dell’emergenza climatica, ma anche perché rappresentano una risposta efficace in termini di crisi economica ed energetica. Questo non traspare da alcun programma di partito. Tali temi non vengono concepiti come la principale risposta sistemica alle crisi che ci attanagliano. Ma va detto che noi non vogliamo fornire al momento indicazioni di voto o particolari endorsement perché quello che ci preme è avviare un discorso con qualunque partito voglia promuovere una soluzione politico/metodologica di livello e validità più generale”.
Auspicano le assemblee di cittadini e cittadine, mettono in campo azioni di disobbedienza civile, insieme ai Fridays For Future sono il gruppo ambientalista che ha rinnovato le attenzioni verso la crisi climatica: in poco meno di quattro anni Extinction Rebellion, prima in Gran Bretagna e poi anche in Italia, ha mobilitato persone e politiche con la consapevolezza che per salvare l’ambiente non bastano semplici riforme ma serve un cambiamento di sistema.
Ecco perché abbiamo chiesto a XR (l’acronimo con cui è noto il movimento) di commentare i programmi elettorali dei partiti, in vista del voto del 25 settembre.
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Questa campagna elettorale e i programmi presentati dai partiti, secondo voi, hanno visto assegnare all’economia circolare un ruolo adeguato? Perché? Quali partiti si sono in particolare distinti?
Non abbiamo compiuto una rassegna esaustiva dei partiti (anche perché potete trovarne una, con la quale concordiamo, redatta da un collettivo di scienziati al seguente link per quanto riguarda il contesto sociale e climatico), ma le proposte di economia circolare sono per la larga parte superficiali. Crediamo che su questo fronte solo il M5S abbia un piano chiaro e ben strutturato. Un’analisi punto per punto si può trovare a questo link.
Si prende in considerazione la prevenzione dei rifiuti e l’allungamento della vita dei prodotti o i programmi si limitano al riciclo?
Riciclo e smaltimento sono le due principali soluzioni menzionate; poche le proposte che mettano in discussione il modello consumista degli ultimi 50 anni.
Le misure proposte per la progressiva riduzione delle forniture di gas russo (ad esempio i rigassificatori), sono un realistico compromesso tra l’urgenza del bisogno di energia e i tempi fisiologici del passaggio alle rinnovabili? O vengono usati dai partiti come occasione per prolungare lo status quo?
La costruzione di rigassificatori ha tristemente monopolizzato il dibattito elettorale sulla crisi energetica, oscurando completamente l’alternativa (pienamente realizzabile) delle rinnovabili. Un parco di pannelli solari o pale eoliche può essere attivato nel giro di poco più di sei mesi, mentre l’implementazione di rigassificatori non sarebbe abbastanza rapida nemmeno per far fronte all’inverno 2023. Si tratta di un altro esempio di “dottrina della crisi”: le istituzioni approfittano delle emergenze per varare progetti che allungano la vita dei combustibili fossili e ci rendono più dipendenti da essi (e dai paesi loro fornitori), anziché emanciparci.
Il nucleare può essere una soluzione?
Non certo il nucleare attuale. Citando il sociologo Andreas Malm, “il nucleare non è un danno, perché non aumenta le emissioni di CO2, ma non è nemmeno una soluzione, perché si basa sullo stesso modello estrattivista delle industrie fossili e i suoi tempi di attivazione (10/15 anni) sono più lunghi della finestra rimasta per limitare l’aumento di temperatura globale a 1.5°C.” Può essere parte di una soluzione, che però deve includere una maggioranza di eolico e solare il più diffusa possibile. Gli eventi di quest’estate inoltre, dalla centrale di Zaporizhzhia tenuta ostaggio dalle truppe russe alle varie centrali francesi la cui fornitura è calata del 50% a causa dei fiumi non più in grado di raffreddarle, ci fanno chiedere se questa tecnologia sia davvero più affidabile o solo un altro rischio logistico. I costi connessi alla sicurezza e allo smaltimento inoltre sono non indifferenti. Ad esempio lo stoccaggio delle scorie radioattive delle nostre vecchie centrali ci costa 60 milioni di euro l’anno di affitto depositi all’estero. I rischi sono enormi. A Fukushima solo il malfunzionamento di una valvola ha impedito che Tokyo e dintorni fossero colpiti da radioattività. Se avesse funzionato come programmato, quell’area del Giappone intensamente popolata sarebbe stata contaminata e non accessibile per decenni. Nuove tecnologie devono ancora essere validate in termini di riuscita tecnica, economica e di sicurezza e anche se lo fossero non le vedremmo all’opera prima di 15 anni, quando si può agire già adesso per avere il 100% degli usi energetici primari da rinnovabili in tutto il mondo.
Restiamo ancora sulla crisi energetica: le misure indicate dai partiti in questa campagna elettorale a favore dell’efficienza sono, secondo voi, adeguate? Vi convince il piano di riduzione dei consumi indicato dal governo, che spinge sulla sensibilizzazione dei singoli senza indicare misure coercitive?
Il piano di sensibilizzazione è, ai nostri occhi, pura propaganda: anche l’accortezza più diffusa tra i cittadini non basterà a limitare il consumo di energia, acqua e combustibili fossili causato dalle grandi industrie alimentari, militari e automobilistiche. Settori ai quali il governo non intende porre alcun freno.
Secondo voi le misure previste dai partiti per la transizione ecologica tengono in giusto conto anche la giustizia sociale e la difesa dei soggetti più deboli? Cosa bisognerebbe fare in tal senso?
I partiti di destra sono i più carenti su questo fronte: i ripetuti attacchi al diritto all’aborto, al reddito di cittadinanza e a ogni canale di sostegno ai migranti climatici sono l’esempio più lampante di come la loro visione del mondo sia incompatibile con il concetto di “giusta transizione”. L’alleanza Verdi/Sinistra Italiana, Unione Popolare e il M5S hanno invece intuito che non può esistere neutralità climatica o decarbonizzazione totale senza giustizia sociale. Resta da vedere come agiranno rispetto alle proprie promesse dopo le elezioni.
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