mercoledì, Novembre 5, 2025

Il cinema più piccolo d’Italia riaccende un paese in provincia di Rieti

Una dozzina di poltrone degli anni ‘20 donate dal Teatro Brancaccio di Roma, uno schermo e un buon impianto audio per una sala cinematografica ricavata dalle pareti rocciose del vecchio ufficio postale del paese. “U Cinemittu”, il piccolo grande schermo che vuole rigenerare Longone Sabino

Alessandro Coltré
Alessandro Coltré
Giornalista pubblicista, si occupa principalmente di questioni ambientali in Italia, negli ultimi anni ha approfondito le emergenze del Lazio, come la situazione romana della gestione rifiuti e la bonifica della Valle del Sacco. Dal 2019 coordina lo Scaffale ambientalista, una biblioteca e centro di documentazione con base a Colleferro, in provincia di Roma. Nell'area metropolitana della Capitale, Alessandro ha lavorato a diversi progetti culturali che hanno avuto al centro la rivalutazione e la riconsiderazione dei piccoli Comuni e dei territori considerati di solito ai margini delle grandi città.

Dentro il camion che arriva da Rieti c’è un po’ di tutto. Detersivi, piccoli elettrodomestici, utensili: l’emporio itinerante raggiunge quasi ogni giorno Longone Sabino, paese ai piedi del Monte Terminillo, tra la Valle del Salto e del Turano. 800 metri d’altitudine per 513 residenti.

Da qualche mese, durante il suo itinerario, quando fa tappa nella frazione di Roccaranieri il camion è costretto a fermarsi davanti una saracinesca abbassata. Stavolta a chiudere è stato il Bar Roxy, l’ultimo presidio sociale della contrada.

Ha resistito un po’ di più rispetto all’alimentari e agli altri negozi, ma alla fine è stato costretto ad abbandonare i 140 abitanti della frazione.

Davanti la serranda del bar, Maria Laura del Tento, architetta ed esperta di bioedilizia, fa i conti con questa nuova assenza. Roccaranieri è il suo luogo d’origine, come molti suoi amici si è formata all’estero, poi ha intrapreso percorsi professionali che l’hanno allontanata dall’alta sabina. Esperta di rigenerazione territoriale, oggi è impegnata in progetti sociali in cui facilita la partecipazione delle comunità. Ora la sfida più grande è farlo dove è nata e cresciuta.

“Non è facile intrecciare nuove relazioni comunitarie in un luogo frammentato da anni di disinvestimento pubblico. Pesano le distanze, geografiche e umane, ci sono problemi sedimentati da tempo che incontrano un senso di sfiducia per le proposte sociali e in generale per le iniziative pubbliche, ma in questi luoghi – rispetto alle grandi città – è possibile sperimentare nuovi percorsi civici. L’importante è ascoltare davvero chi ci vive a Longone”, racconta Del Tento.

Come si torna ad abitare Longone? Come si apre una discussione sui servizi, sul lavoro e sul futuro in un posto che si sta spopolando?

Maria Laura del Reto ragiona di tutto questo ad alta voce, lo fa con le attiviste e gli attivisti della biblioteca verde, un’associazione nata qualche anno fa da un’intuizione di Gabriella Guido, Alice Liguori e Federico Porro.

Uno spazio di possibilità

A luglio, grazie alla biblioteca verde, quella sensazione di sconforto generata dall’ennesima attività che chiude è stata allontanata da una serie di iniziative nate attorno a U Cinemittu, il cinema più piccolo d’Italia.

Una dozzina di poltrone degli anni ‘20 donate dal Teatro Brancaccio di Roma, uno schermo e un buon impianto audio per una sala cinematografica ricavata dalle pareti rocciose del vecchio ufficio postale del paese. Aperto ogni fine settimana, si entra con un’offerta libera e dopo aver prenotato il proprio posto. Su una delle pareti c’è una grande locandina del primo film proiettato sul piccolo grande schermo d’Italia: “Le Otto Montagne” di Van Groeningen e Charlotte Vandermeersc, con Alessandro Borghi e Luca Marinelli.

Il lucchetto dell’ex Posta è saltato l’estate scorsa proprio con l’attore Luca Marinelli, deciso ad aprire uno spazio di possibilità nel paese dei suoi nonni. I ricordi della sua infanzia sono legati al centro storico di Longone e alle serate estive passate in Sabina.

Nel giro di pochi mesi U Cinemittu ha riacceso Longone. E non è stata solo la notorietà dell’attore romano a suscitare interesse per questa nuova apertura. La forza del piccolo cinema sta nella sua capacità generativa: poco dopo la sua inaugurazione, a un vicolo di distanza, ha riaperto anche la vecchia osteria del paese. Dopo quarant’anni di astensione forzata è tornata a offrire vino, salumi e formaggi.

Cinemittu Cinema
U Cinemittu. Foto: Alessandro Coltrè

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La capacità generativa

Prima e dopo le proiezioni, le voci di chi è di passaggio a Longone incontrano quelle dei residenti storici. Nella piazzetta i discorsi si contaminano, lo spazio dai tavoli spesso si riduce, le sedie a volte non bastano. E in questa eccedenza c’è la conferma di aver aperto un sentiero diverso, di sicuro una strada che allontana Longone dall’oblio e da quel declino irreversibile indicato dalle ultime politiche governative sulle aree interne.

Del resto, il titolo delle iniziative dello scorso luglio era: “E se bastasse un’osteria?”

“Per noi gli incontri pubblici sono un momento di raccordo importante. Servono a portare le discussioni locali a un livello più alto, senza dimenticare di dover affrontare le situazioni concrete e le esigenze della comunità. Ci sono spinte diverse che arrivano dalle persone, alcune non vengono minimamente intercettate dai bandi sulle aree interne. Le proiezioni dei film aiutano a buttare fuori i desideri, l’informalità dell’osteria fa il resto: permette di segnalare i problemi, consente di gettare in piazza questioni che di solito restano tra le mura di casa”, spiega Gabriella Guido.

Con un passato nel mondo del cinema, poi nella cooperazione e in tanti progetti di inclusione, tra cui la falegnameria Kalma a Roma, Gabriella Guido è arrivata a in Alta Sabina con l’idea di sostenere la moltitudine di relazioni inedite e inaspettate che possono nascere tra i vicoli di un piccolo paese.

Un cinema non risolverà i problemi legati allo spopolamento del reatino, né tantomeno le ingiustizie causate da un isolamento generato quasi in maniera ingegneristica dalle politiche statali. Roma non è distante da questi luoghi, ma la via Salaria è ancora l’unica certezza di arrivare in tempi decenti nella capitale. Non avere un’auto moltiplica le disuguaglianze, i tempi di attesa e di percorrenza.

Il Cinemittu non accorcia le distanze, ma permette di andare altrove, di conoscere l’altro stando a casa, di sedersi vicino una sconosciuta, un passante, oppure all’amico di sempre e di condividere un immaginario che potrà servire anche a guardare Longone Sabino con altri occhi.

Se usciamo dalla retorica dell’assistenza e dai racconti edulcorati delle narrazioni funzionali al turismo, ci accorgeremo di essere circondati da una diversità territoriale che può indicarci soluzioni alla crisi climatica e a quelle dell’abitare. Ma bisogna essere concreti e recepire le istanze di chi vive nei paesi come Longone. È anche questa la sfida della biblioteca verde. Gabriella Guido ci tiene a comunicare che “la cultura può essere strumento di rigenerazione solo con un vero protagonismo cittadino”.

 U Cinemittu è anche un circolo Arci. Il sostegno all’iniziativa è arrivato subito, sia dall’organizzazione Nazionale sia dall’Arci Rieti. “Per l’Arci, la cultura è una infrastruttura sociale. Non è un evento, non è spettacolo, non è solo intrattenimento. La cultura è una pratica quotidiana di relazione, convivenza, partecipazione. È ciò che tiene insieme le comunità e che permette a chi vive in territori marginalizzati di sentirsi parte, di contribuire, di restare. Per la provincia di Rieti questo piccolo cinema non può che indicare un processo virtuoso da consolidare e da prendere come modello”, spiega Valentina Roversi di Arci Rieti.

Ad agosto la programmazione propone classici del cinema, come il Marchese del Grillo e C’eravamo tanto amati. Non mancano mai i cartoni animati e i film per le più piccole e i più piccoli.

Poi arriverà l’autunno, con altre storie da scegliere e altri luoghi da portare a Longone Sabino, dove non c’è alcun finale prestabilito, perché non è ancora tempo dei titoli di coda.

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