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martedì, Luglio 2, 2024

Arrivano le regole operative per le comunità energetiche. “Vanno nella giusta direzione”

Il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha approvato le regole operative per le comunità energetiche, stabilite dal Gestore Servizi Energetici. In 159 pagine tutto quello che c’è da sapere. Giuseppe Milano, ingegnere e giornalista ambientale, auspica ora il protagonismo delle parrocchie e del terzo settore

Andrea Turco
Andrea Turco
Giornalista freelance. Ha collaborato per anni con diverse testate giornalistiche siciliane - I Quaderni de L’Ora, radio100passi, Palermo Repubblica, MeridioNews - e nazionali. Nel 2014 ha pubblicato il libro inchiesta “Fate il loro gioco, la Sicilia dell’azzardo” e nel 2018 l'ibrido narrativo “La città a sei zampe”, che racconta la chiusura della raffineria di Gela da parte dell’Eni. Si occupa prevalentemente di ambiente e temi sociali.

Di passo in passo, prosegue il cammino delle comunità energetiche in Italia. Un cammino a volte accidentato, certamente lunghissimo, dove più volte si sono addensate nubi preoccupanti. Ma che sta per arrivare finalmente alla meta. “I ritardi e le lentezze burocratiche non sono mai positivi, ma questa lunga attesa ha favorito, tuttavia, la crescita delle consapevolezze sulle potenzialità di questo strumento di produzione, consumo condiviso e scambio dell’energia pulita” commenta Giuseppe Milano, ingegnere e giornalista ambientale nonché autore del libro Comunità energetiche – Esperimenti di generatività sociale e ambientale (Pacini editore).

Dopo l’atteso decreto ministeriale di fine gennaio, un provvedimento che si era fatto parecchio attendere, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha accelerato i tempi. Il 23 febbraio ha reso noto di aver approvato le regole operative per accedere agli incentivi sulle comunità energetiche rinnovabili (CER). Il documento, elaborato dal Gestore Servizi Energetici (GSE), in 159 fitte pagine descrive in maniera dettagliata le modalità e le tempistiche per accedere ai benefici economici, vale a dire i 5,7 miliardi di incentivi previsti dal governo. Più precisamente 3,5 miliardi di euro verranno garantiti tramite un incentivo in tariffa e sarà finanziato con un prelievo sulle bollette elettriche di tutti gli utenti, per garantire per 20 anni alle comunità una tariffa elettrica vantaggiosa; il secondo stanziamento, di 2,2 miliardi, arriva dal Pnrr, è un contributo a fondo perduto e servirà a finanziare fino al 40% i progetti per la costruzione degli impianti di CER in Comuni con meno di 5mila abitanti.

“Le nuove linee guida del GSE, al netto dei tecnicismi – spiega ancora Milano – vanno nella direzione giusta e in tanti confidano che non intervengano interessi antagonisti che rendano più faticosa la diffusione delle comunità energetiche, straordinario strumento di cittadinanza attiva e di welfare energetico locale”.

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Cosa dice il GSE sulle comunità energetiche

Come accennato prima, il documento elaborato dal GSE e approvato dal MASE è molto specifico ma è una lettura fondamentale per chi voglia costituire una CER o lo ha già fatto in attesa di ricevere i contributi previsti.

Affinché si possa parlare di autoconsumo diffuso il GSE distingue diverse figure:

  1. autoconsumatore individuale di energia rinnovabile “a distanza” che utilizza la rete di distribuzione o sistema di autoconsumo individuale di energia rinnovabile a distanza che utilizza la rete di distribuzione (nel seguito, autoconsumatore a distanza);
  2. gruppo di autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente o sistemi di autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili);
  3. comunità energetica rinnovabile o comunità di energia rinnovabile;
  4. cliente attivo “a distanza” che utilizza la rete di distribuzione;
  5. gruppo di clienti attivi che agiscono collettivamente;
  6. comunità energetica dei cittadini;
  7. autoconsumatore individuale di energia rinnovabile “a distanza” con linea diretta.

Va precisato che le tipologie di configurazione che accedono alla tariffa incentivante sono l’autoconsumatore a distanza, il gruppo di autoconsumatori e le CER.  Mentre per le tipologie di configurazione ammesse ai benefici della misura PNRR ci sono il gruppo di autoconsumatori e le CER. Si conferma, dunque, che le comunità energetiche rinnovabili possono cumulare i due tipi di contributi previsti dal governo.

comunità energetiche bis

Per ottenere i contributi va prevista la figura del referente, ovvero “il soggetto, persona fisica o giuridica, a cui viene demandata la gestione tecnica ed amministrativa della richiesta di accesso al servizio per l’autoconsumo diffuso, responsabile del trattamento dei dati e controparte del contratto con il GSE”. C’è poi la figura del produttore, cioè “l’intestatario dell’officina elettrica di produzione o del codice ditta dell’impianto, ove previsti dalla normativa vigente, nonché delle autorizzazioni alla realizzazione e all’esercizio dell’impianto di produzione, ove previste. Il produttore è anche firmatario del regolamento di esercizio dell’impianto. Nella stessa configurazione possono essere presenti più produttori diversi tra di loro”.

Infine ci sono i clienti finali, cioè le persone che prelevano “l’energia elettrica dalla rete, per la quota di proprio uso finale, al fine di alimentare i carichi sottesi all’unità di consumo di cui ha la disponibilità”; in pratica il cliente finale è l’intestatario della bolletta elettrica, colui o colei che godrà dei vantaggi della condivisione dell’energia.

Resta il requisito dell’allaccio della cabina primaria per i punti di connessione dei clienti finali e degli impianti di produzione. Qualche tempo fa il GSE ha condiviso sul proprio sito la mappa interattiva delle cabine primarie, e che si può consultare qui. Su richiesta esplicita della Commissione europea non possono accedere agli incentivi le imprese in difficoltà, per via della normativa sugli aiuti di Stato. Tra gli altri requisiti richiesti, è previsto che la CER sia già regolarmente costituita alla data di entrata in esercizio degli impianti che accedono al beneficio, escludendo così dall’incentivo gli impianti allacciati prima della costituzione della stessa Cer. Si conferma infine la potenza massima di 1 megawatt per l’impianto di produzione.

Per le informazioni più prettamente tecniche, dalla definizione di “nuova costruzione” al tipo di impianti, rimandiamo alla lettura del documento. Invitandovi allo stesso tempo ad armarvi di pazienza … Anche perché il prossimo passo è dietro l’angolo: l’8 aprile sarà aperto il portale attraverso il quale sarà possibile presentare le domande di ammissione alle tariffe incentivanti, ai contributi previsti dal PNRR e quella per verificare in via preliminare l’ammissibilità dei progetti.

Leggi anche: Comunità energetiche, ok UE a 5,7 miliardi di incentivi del governo. “Ora non ci sono più scuse”

La condivisione per combattere la povertà

Per Giuseppe Milano, che in questi mesi sta attuando una intensa attività di promozione delle comunità energetiche, “il processo di recepimento italiano della direttiva Red III, che prevede un aumento della produzione di energia rinnovabile al 2030 fino al 42,5%, non potrà che accogliere tali innovazioni e sostenerle, nell’urgenza di accelerare la decarbonizzazione e il perseguimento dell’obiettivo di triplicare le rinnovabili entro pochi anni come da esito dell’ultima Cop28”.

Il timore però è che l’obiettivo previsto dal MASE per le CER, cioè la produzione di 5 gigawatt di produzione rinnovabile, appaia poco ambizioso. Milano invita ad allargare lo sguardo.”Nel 2023, secondo Terna, sono entrati in esercizio 5,7 gigawatt di nuova potenza elettrica da rinnovabili, ossia quasi la metà di quello che servirebbe, come più volte evidenziato da Elettricità Futura, per raggiungere gli obiettivi italiani al 2030 di riduzione delle emissioni climalteranti” osserva il giornalista ambientale. “Non si può escludere a priori, però, che le CER produrranno più di 5 gw di energia pulita, attraverso soprattutto un policentrismo diffuso di impianti di media-piccola taglia, ma ad oggi l’importante è avere un quadro tecnico-economico chiaro che non scoraggi l’avvio della progettualità che possono vedere protagonisti non solo i Comuni o le piccole e medie imprese, ma anche le parrocchie e le realtà del terzo settore”.

comunità energetiche tris

Un altro aspetto sottovalutato e su cui le CER potrebbero intervenire in maniera più ampia è quello della povertà energetica. Non a caso in una primissima formulazione le comunità energetiche rinnovabili erano note come CERS, cioè solidali. E così sono rimaste nell’accezione di alcune esperienze come quelle promosse da Legambiente a Napoli (e che abbiamo raccontato qui), della cooperativa ènostra (qui) e di altre realtà. Un’idea che invece pare essersi persa nei provvedimenti giunti dal governo. Per Giuseppe Milano, tuttavia, non tutto è perduto. E anche in questo caso si punta sulla consapevolezza e sull’autorganizzazione, per provare a spingere lì dove invece lo Stato si ferma.

Nuovi strumenti che dovessero rivelarsi utili ed efficaci, semplificando procedure complesse e articolate, sono e sarebbero sempre benvenuti, anche in ragione di un Paese, come il nostro, in continua trasformazione demografica ed economica, con le eterogenee disuguaglianze purtroppo in grandissima crescita negli ultimi anni – afferma  – Se ben progettate e realizzate, tuttavia, le comunità energetiche potrebbero mitigare il fenomeno della povertà energetica e innescare interventi strutturali di riqualificazione energetica del vetusto e obsoleto patrimonio edilizio esistente. Bisogna essere ottimisti, ma soprattutto concreti. Le comunità energetiche sono davvero alla portata di tutti e ciascuno di noi può fungere da attivatore territoriale, scegliendo liberamente se essere semplicemente consumatore o diventare anche produttore di energia pulita. Il prossimo anno, con l’evoluzione delle prime progettualità, sarà decisivo per capire lo stato dell’arte delle comunità energetiche e misurarne potenzialità o criticità”.

Leggi anche: lo Speciale sulle comunità energetiche

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