Le associazioni A Sud e Melting Pro Learning hanno organizzato una giornata dedicata alla promozione dei processi culturali sostenibili, per mettere a regime l’esperienza maturata nell’ambito della sostenibilità ambientale, dell’economia circolare e dell’innovazione sociale all’interno del settore culturale.
Il nuovo decreto sui criteri ambientali minimi (CAM), approvato dal MiTE (ora MaSE) il 20 ottobre 2022 nell’ambito delle riforme del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), segna un potenziale spartiacque nel settore culturale che sarà sempre più vincolato alla sostenibilità ambientale e sociale, ma la strada è ancora lunga.
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Gli aspetti da migliorare sui criteri ambientali minimi per la cultura
I CAM sono requisiti di sostenibilità che la pubblica amministrazione deve introdurre nelle procedure di appalto, in questo caso specifico, per l’affidamento di servizi nell’ambito delle iniziative culturali e sono stati elaborati dal ministero dell’Ambiente con il coinvolgimento dei ministeri della Cultura e del Turismo, insieme alle parti interessate ed esperti del settore.
Rispetto alla bozza pubblicata in anteprima da Economiacircolare.com, l’approvazione della riforma non ha apportato particolari cambiamenti, ma è ancora troppo presto perché i primi effetti della riforma si possano verificare. Una cosa è certa: per ora l’applicazione dei CAM rimane vincolata alle gare d’appalto, lasciando fuori una buona fetta di eventi culturali che ricevono sostegno economico dalle amministrazioni pubbliche.
Secondo Silvano Falocco, esperto di criteri ambientali minimi, direttore di Fondazione ecosistemi e relatore all’evento che si terrà a Palazzo Merulana, ci vuole la volontà da parte degli operatori di settore di applicare i nuovi CAM anche quando non esplicitato dal regolamento. Questo perché “generalmente quando un’amministrazione locale agisce in campo culturale non lo fa attraverso gli appalti ma attraverso dei contributi”. Per il direttore “la differenza non è solo capziosa ma ha a che fare con il grado di obbligatorietà. La legge, cioè il CAM, raccomanda di estendere il grado di attuazione dei criteri stessi a tutti gli strumenti, gara o contributo che sia, ma al momento la normativa è pensata tenendo conto della possibilità che ha il ministero di intervenire solo su uno strumento, la gara appunto. È molto difficile intervenire con uno strumento centrale sulla concessione dei contributi di un’amministrazione locale”.
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Un regolamento per i contributi pubblici
Le amministrazioni pubbliche potrebbero dotarsi di regolamenti per vincolare la concessione di contributi all’applicazione dei criteri ambientali minimi, ma la decisione è volontaria. In regione Lazio, ad esempio, il regolamento è ancora in discussione e probabilmente verrà rimandato al post elezioni regionali. «Dal punto di vista delle procedure potrebbe servire la giurisprudenza», spiega Falocco a EconomiaCircolare.com. «Mettiamo che il Comune assegni un contributo per un evento culturale e non inserisca i CAM nel regolamento. Gli enti virtuosi che partecipano al bando inserendoli ugualmente potrebbero fare ricorso. Per ora solo la giurisprudenza potrà spiegare se anche nel caso dei contributi il CAM è obbligatorio».
I regolamenti, d’altra parte, sono utili anche perché favoriscono una certa flessibilità nell’applicazione dei CAM. “Proprio perché è un regolamento lo puoi graduare come vuoi. Nel momento in cui lo adotti puoi scegliere di applicare 10 criteri invece che 15” afferma ancora Falocco. Non solo: a un occhio vigile i criteri mancanti nei regolamenti potrebbero suggerire le difficoltà incontrate dagli enti nell’applicare i criteri ambientali minimi. Gli enti, infatti, non si dovranno sostituire al Comune, ma agire proprio come già prevede l’amministrazione nei regolamenti interni. Dunque, anche se dovesse risultare complessa l’applicazione del criteri ambientali minimi, gli operatori saranno autorizzati ad agire nei limiti delle possibilità garantite dal Comune di applicazione. Per assurdo, se un comune non prevede la raccolta differenziata, l’ente non è tenuto ad applicarla come criterio ambientale nel proprio bando”.
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I CAM e il PNRR
Alcuni operatori sono preoccupati che il CAM sia troppo stringente, ma Falocco rassicura: «in verità impone solamente la responsabilità di fornire informazioni rispetto alle azioni intraprese nell’organizzazione di un evento. Quando scegli l’alloggio per lo staff, per esempio, tieni conto degli aspetti ambientali. Poi puoi anche dire che non sei in grado di farlo ma intanto lo comunichi».
Diverso è il caso dei bandi finanziati dal Pnrr. In questo caso l’utilizzo del CAM sarà più semplice perché espressamente legato all’ottenimento dei fondi per quei bandi che prevedono attività di comunicazione come gli eventi al proprio interno.
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