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martedì, Dicembre 24, 2024

FAQ e facsimile: il Ministero della Transizione chiarisce come partecipare ai bandi per l’economia circolare

Il 24 novembre il ministero ha chiarito alcuni aspetti relativi ai 7 bandi, da 2,6 miliardi di euro, finanziati dal Pnrr che intendono migliorare la gestione dei rifiuti in Italia e supportare le filiere di Raee, carta e cartone, plastiche, tessili

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Redazione EconomiaCircolare.com

Prosegue l’iter promosso dal Ministero della Transizione Ecologica sui bandi relativi all’economia circolare da finanziare con i soldi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. In attesa che il 30 novembre scadano i termini per la consultazione sulla Strategia nazionale di economia circolare, sul sito del MiTE è possibile accedere ai decreti aggiornati e modificati (insieme al relativo avviso) firmati dal ministro Roberto Cingolani con i criteri di selezione per i progetti relativi a raccolta differenziata, impianti di riciclo e iniziative flagship per le filiere di carta e cartone, plastiche, RAEE, tessili (Missione 2, Componente 1 del Pnrr). In tutto si tratta di 7 bandi, per un importo complessivo di 2,1 miliardi di euro, suddivisi tra 1,5 miliardi per il miglioramento dell’attuale gestione dei rifiuti e 600 milioni per incentivare le singole filiere, attraverso i cosiddetti “progetti faro”, a unirsi in distretti circolari.

Inoltre è stato integrato anche il  decreto (e il relativo avviso) per l’approvazione del piano operativo per il sistema avanzato e integrato di monitoraggio e previsione (Missione 2, Componente 4 del Pnrr): si tratta di un’iniziativa sollecitata fortemente dallo stesso Cingolani che, fedele al “credo tecnologico” che lo anima, intende in questo modo affrontare gli annosi problemi degli incendi e dell’abbandono dei rifiuti. Per questo piano sono previsti 500 milioni di euro.

Leggi anche: I 9 nodi irrisolti dei bandi del MiTE sugli impianti per la gestione dei rifiuti

Il punto della situazione sui bandi MiTe per l’economia circolare

Sono poche, ma fondamentali, le novità proposte dagli aggiornamenti risalenti al 24 novembre. Prima, però, vale la pena ribadire i punti essenziali dei bandi, punti che non sono stati modificati. Come stabilito dall’avviso pubblico del 15 ottobre scorso, la prima tranche di 1,5 miliardi di euro è destinata alla “realizzazione di nuovi impianti di gestione dei rifiuti e l’ammodernamento di impianti esistenti”. In questo caso sono previste tre linee d’intervento:

  • Miglioramento e meccanizzazione della rete di raccolta differenziata dei rifiuti urbani
  • Ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti di trattamento/riciclo dei rifiuti urbani provenienti da raccolta differenziata
  • Ammodernamento (anche con ampliamento di impianti esistenti) e realizzazione di nuovi impianti innovativi di trattamento/riciclaggio per lo smaltimento di materiali assorbenti ad uso personale (pad), i fanghi di acque reflue, i rifiuti di pelletteria e i rifiuti tessili

In tutti e tre i casi, i soggetti abilitati alla presentazione delle proposte sono gli enti d’ambito e, in loro assenza, i Comuni.

Per quanto riguarda, invece, gli investimenti da 600 milioni di euro per i progetti faro intendono promuovere l’utilizzo di tecnologie e processi ad alto contenuto innovativo nei settori produttivi individuati nel Piano d’azione europeo sull’economia circolare. I settori coinvolti sono elettronica e ICT, carta e cartone, plastiche, tessili. Anche attraverso l’organizzazione in forma di “distretti circolari”, i progetti sosterranno la maggiore resilienza e indipendenza del sistema produttivo nazionale, contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di economia circolare, di incremento occupazionale e di riduzione dell’impatto ambientale.

Per tutti vale il dato che il 60% di questi fondi va alle Regioni del Centro e del Sud Italia (Toscana, Marche, Umbria, Lazio, Molise, Abruzzo, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Sardegna) e la scadenza di poco più di quattro anni e mezzo per realizzare i progetti, esattamente entro giugno 2026.

In entrambi i casi, inoltre, non sono ammessi progetti riguardanti la costruzione o il revamping di discariche, impianti di Trattamento Meccanico Biologico (TMB) o inceneritori. Le proposte presentate nell’ambito delle due linee di investimento principali, si legge negli avvisi, “saranno oggetto di selezione e valutazione da parte di apposita Commissione che sarà nominata con successivo decreto ministeriale e sarà composta da n. 3 membri nominati dal MITE, di cui uno con funzioni di presidente di Commissione, n. 6 membri in rappresentanza di ISPRA ed ENEA, n. 4 membri indicati dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, in rappresentanza delle diverse aree geografiche: Nord, Centro, Sud e Isole e n. 2 membri in rappresentanza dell’Autorità di Regolazione per Energia, Reti e Ambiente (ARERA)”.

Leggi anche: Cosa prevedono i 7 bandi Mite per l’economia circolare

Le novità dei bandi per l’economia circolare

Fin qui quello che era già noto. Gli aggiornamenti del 24 novembre, probabilmente dovuti a un ascolto più attento degli operatori e degli osservatori, hanno aperto a qualche novità. Ad esempio nell’avviso 1 linea A (relativo al potenziamento della differenziata) si coinvolge anche la filiera del riutilizzo e dei centri di recupero, fino a quel momento dimenticata, con l’introduzione del punto e che prevede la “realizzazione di strutture destinate al riutilizzo di beni in disuso, che affiancati ai centri di raccolta intercettano e rimettono in circolazione oggetti riutilizzabili attraverso punti di distribuzione”.

Inoltre si aggiunge che il decreto deve essere coerente “con la normativa UE e nazionale, con il piano d’azione europeo sull’economia circolare nonché in sinergia con altri piani settoriali (ad. es. PNIEC) e/o altre componenti del piano, tecnologie innovative basate su esperienze su scala reale”. Un appello alla coerenza normativa che, a partire dal Circular Economy Network, era stato avanzato da più parti.

Altrettanto fondamentale è la definizione dei termini: il 24 novembre sono stati pubblicati i facsimile delle proposte da inoltrare al MiTE, anche se poi queste potranno essere materialmente inviate soltanto nell’apposita piattaforma online che il ministero sta completando. Lo si potrà fare a partire dal 14 dicembre 2021 ed entro e non oltre il 14 febbraio 2022.

Leggi anche: “Le nostre pmi sono campionesse del riciclo, eppure i bandi del Pnrr finanziano i Comuni”

Le FAQ e i facsimile sui bandi per l’economia circolare

Al di là degli aspetti più o meno noti, quel che più conta in questo aggiornamento del MITe sono le spiegazioni su come aderire ai bandi, che arrivano attraverso le formule delle FAQ (Frequently Asked Questions, le domande più richieste) e i facsimile. Le FAQ pubblicate riguardano aspetti molto tecnici, per cui si intuisce che sono stati inviati direttamente dai Comuni e dagli Egato Operativi, cioè gli enti di governo d’ambito in attività.

Ne viene fuori un magma incandescente di situazioni al limite – con Egato formalmente nati ma non ancora operativi, società in house pluri-partecipate da più Comuni e Comuni che intendono partecipare a più bandi – di cui chissà se il Ministero riuscirà a venire a capo. A leggere le risposte alle FAQ, poco chiare e con continui rinvii alle disposizioni precedenti, qualche dubbio sorge.

Va un po’ meglio coi facsimile allegati alle proposte, in cui il MiTE aggiunge tabelle, dati e cronoprogrammi, che potranno fungere da esempio per i modelli da inviare a partire da metà dicembre.

Leggi anche: la rubrica In Circolo “Recovery plan italiano, c’è speranza per l’economia circolare?”

Il gruppo di lavoro a supporto dell’attuazione del Pnrr

Infine sul sito del Ministero della Transizione ecologica viene pubblicato il decreto firmato a metà ottobre da Laura D’Aprile, a capo del Dipartimento per la Transizione ecologica e gli Investimenti verdi, con cui viene istituito il Gruppo di lavoro Supporto attuazione Pnrr. Si tratta di un ulteriore strumento offerto dal MiTe e rivolto soprattutto alle amministrazioni locali, incapaci – per via della cronica carenza di personale formato e aggiornato – di cogliere le opportunità offerte dai fondi del Next Generation EU. Il Gruppo, che opera “sulla base delle indicazioni fornite dal coordinatore, monitora lo stato di realizzazione degli interventi di competenza e propone le opportune azioni correttive per il raggiungimento dei traguardi previsti nell’ambito dell’attuazione del Pnrr. Ove richiesto, il gruppo di lavoro supporta il Dipartimento nell’attuazione degli interventi e delle riforme”.

A titolo gratuito ne fanno parte:

Ing. Aldo Sibilia, AT Sogesid;

Dott.ssa Giulia Magnavita, CNR – IIA;

Dott.ssa Enrica Sellan, AT Sogesid;

Dott.ssa Simona Insabella, AT Sogesid;

Ing. Floriana Nania, AT Invitalia;

Avv. Laura Ciani, AT Sogesid;

Dott.ssa Silvia Braghetta, AT Sogesid.

Come è facile osservare, si nota l’assenza di enti come Ispra ed Enea e una forte presenza di Sogesid.

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