fbpx
lunedì, Dicembre 16, 2024

Sarà l’economia circolare a salvare Mirafiori? Cosa sappiamo dell’hub circolare di Torino

Stellantis punta sullo stabilimento torinese per l’hub di rigenerazione dei componenti auto e, in futuro, di riciclo delle batterie. Il commento della Cgil "moderatamente positivo" per un’area utilizzata solo per metà con 500 lavoratori in cassa integrazione

Nicoletta Fascetti Leon
Nicoletta Fascetti Leon
Giornalista pubblicista, allevata nella carta stampata. Formata in comunicazione alla Sapienza, in giornalismo alla Scuola Lelio Basso, in diritti umani all’E.ma (European Master’s Programme in Human Rights and Democratisation) di Venezia. Ha lavorato a Ginevra e New York nella delegazione UE alle Nazioni Unite. Vive a Roma e da nove anni si occupa di comunicazione ambientale e progetti di sostenibilità

Buone notizie da Mirafiori, forse. È stato annunciato e rimbalzato con entusiasmo, l’imminente sbarco a Torino del più importante polo dedicato all’economia circolare del gruppo italo-francese dell’automotive, Stellantis. L’amministratore delegato in persona, Carlos Tavares, lo ha comunicato in conferenza stampa a settembre scorso, seguito dal commento di John Elkan, presidente del gruppo, che ha parlato di “progetto che va nella direzione di un futuro sostenibile”.

Simbolo dell’automotive made in Italy

Lo stabilimento Fiat Mirafiori è un simbolo della nostra industria, inaugurato nel 1939, ha rappresentato per molti decenni il fiore all’occhiello del comparto automobilistico del Paese. Uno spazio produttivo immenso nel cuore di Torino, con un’area di 3 milioni di metri quadrati, paragonabile a 450 campi da calcio, oggi utilizzati solo per metà.

Stellantis ha intenzione di farne il suo principale hub per l’economia circolare. Un processo di trasformazione che dovrebbe durare dai 12 ai 18 mesi e che potrà contare sulla collaborazione del Comune di Torino e della Regione Piemonte.

Cosa vuol dire hub?

Ma di che parliamo esattamente? L’unità di Economia Circolare, si legge sul sito Stellantis, è una delle sette unità organizzative a crescita graduale annunciate nel piano Dare Forward 2030. La sua attività è basata sulla strategia delle 4R: riparazione, riutilizzo, rigenerazione e riciclo, e mira a generare un fatturato di oltre 2 miliardi di euro nel 2030.

In termini più pratici, lo stabilimento di Mirafiori dovrebbe iniziare dal prossimo anno ad occuparsi delle attività di rigenerazione dei componenti, ricondizionamento e smantellamento dei veicoli. Per poi diventare in futuro un polo dedicato al riciclo delle batterie delle auto elettriche e del recupero delle materie prime.

Stellantis, inoltre, ha annunciato che incrementerà la produzione di trasmissioni elettrificate a doppia frizione (eDCT) di futura generazione per i veicoli ibridi e ibridi elettrici plug-in. L’impianto aggiornato troverà posto a Mirafiori nella seconda metà del 2024 e andrà a integrare l’attuale capacità produttiva di Metz, in Francia.

Mirafiori, stato dell’arte

Cerchiamo di capire la portata dell’annuncio di Stellantis e l’attuale situazione che si vive nella storica fabbrica torinese, con l’aiuto del segretario generale della Fiom-Cgil di Torino, Edi Lazzi.

Oggi a Mirafiori si producono solo tre modelli – ci racconta Lazzi – due Maserati, “super car” di nicchia, e la FIAT 500 elettrica, che costituisce i maggiori volumi. Nel 2021 ne sono state prodotte quasi 54.000, mentre per quest’anno si dovrebbe arrivare a 70.000.

Una produzione che nelle parole di Tavares potrebbe anche raddoppiare, se non fosse per i problemi di approvvigionamento di semiconduttori, nonché per la crisi energetica e la recessione all’orizzonte, come commenta il sindacalista torinese.

Leggi anche: Retrofit elettrico: arriva il bonus ma mancano le omologazioni per auto

Come si rilancia una fabbrica

La reazione della Fiom-Cgil alla notizia della creazione di un hub per l’economia circolare è stata “moderatamente positiva”. L’idea di impiantare nuove attività produttive è, infatti, tra le proposte del sindacato per il rilancio di Mirafiori.

L’area oggi non utilizzata sarebbe potuta diventare, nella speranza ormai tramontate del sindacalista torinese, la Gigafactory del gruppo, affiancata dall’attività di riciclo. Il terzo stabilimento europeo di Stellantis per la produzione di celle per batterie sarà invece realizzato, con contributo del governo italiano, a Termoli (Campobasso).

Mirafiori dovrà, dunque, accontentarsi del business legato allo smontaggio delle autovetture e al riciclo dei componenti, che in una fase successiva dovrebbe includere anche le batterie. Un’attività considerata, comunque, rilevante e remunerativa per il nostro futuro.

Leggi anche: Il manifatturiero del futuro? Non potrà fare a meno dell’economia circolare

Tutti i dubbi del sindacato

Ma in quel “moderatamente” si annidano tutti i dubbi del sindacato, sul destino di uno stabilimento che ricorre da 15 anni alla cassa integrazione e ha, ad oggi, 500 lavoratori del comparto carrozzeria che ancora ne usufruiscono.

Un vero rilancio dello stabilimento – ci spiega ancora Lazzi – dovrebbe passare innanzitutto dall’aumento dei volumi di produzione, da attestarsi almeno sulle 200.000 unità. La media degli ultimi dieci anni è stata, invece, di 50-60.000, con un picco al ribasso nel 2019, in cui ne sono state prodotte solo 21.000. Numeri che non giustificano l’esistenza di uno stabilimento delle dimensioni di Mirafiori con i suoi 11 chilometri di perimetro e 13.000 impiegati totali.

Parola d’ordine: nuove assunzioni

Il comparto carrozzeria, dove le auto vengono completate e vedono la luce, impiega oggi 3.000 lavoratori con un’età media di 55 anni. Una classe operaia “anziana” rispetto ai ritmi della catena di montaggio e agli obiettivi di produttività, che presto andrà in parte in pensione e, secondo il sindacato, dovrebbe essere ricambiata con nuove graduali assunzioni.

“L’attività di smontaggio delle auto va bene, può produrre occupazione e aiuta a ridurre l’uso delle risorse, riciclando i materiali – insiste Lazzi – ma non immaginiamo che Mirafiori possa vivere solo di questo”.

Polo del riciclo delle batterie, solo su carta

Si spera che lo stabilimento diventi tra 8-10 anni il polo del riciclo delle batterie. Tuttavia, si tratta di un’attività tutta nuova rispetto al lavoro che oggi svolgono gli operai nella fabbrica torinese. Per questi progetti c’è senz’altro bisogno di formazione e investimenti, che allo stato, restano solo su carta. Tavares, infatti, non si è fatto sfuggire alcuna indiscrezione sulla portata economica di questa operazione. Per ora l’unica cosa certa è che dal prossimo anno, circa 500 dei lavoratori già impiegati a Mirafiori, passeranno dall’assemblaggio dei pezzi allo smontaggio dei veicoli tradizionali, con il ricondizionamento dei componenti.

Leggi anche: Il futuro dell’auto elettrica passa dalle batterie. “Il riciclo? Si punta al 100%”

Circolarità che guarda al passato

Anche se la produzione delle auto a motore termico si fermerà nel 2035, infatti, lo stesso non avverrà per la circolazione di tali autovetture, che avranno ancora bisogno di pezzi di ricambio e riparazioni. Si stima che potranno circolare per almeno ulteriori 10 anni. Per capirci, se il cilindro del motore termico si rompe, non sarà possibile trovarlo in produzione, ma arriverà da Mirafiori, dove verrà smontato da autovetture dismesse, pulito, rimesso nel tornio, ricondizionato e pronto ad essere sostituito su quelle (si spera poche) auto non elettriche ancora in circolazione.

Dunque a Torino si parla sì di circolarità, ma per un mercato che guarda, per ora, al passato dell’auto, più che al futuro. È solo un passaggio di transizione? Tocca aspettare e vedere per credere.

Leggi anche: Il nostro Speciale “Automotive”

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com