Dopo quattro anni di devastanti politiche ambientali trumpiane, gli Stati Uniti stanno facendo il loro ritorno al tavolo della diplomazia green, affiancando l’Europa nella lotta contro gli sconvolgimenti del clima. Lo dimostra il vertice virtuale sul clima di Washington, nel quale è stato annunciato il nuovo obiettivo climatico degli USA per il 2030: la riduzione delle emissioni del 50 per cento rispetto ai livelli del 2005; un target ambizioso che raddoppia il precedente impegno di Barack Obama, poi cancellato da Trump. Lo conferma in questi giorni la visita in Europa e in Italia di John Kerry, inviato speciale del presidente Usa per il clima, per discutere il rafforzamento delle iniziative globali sul clima in vista della 26ma Conferenza delle parti (Cop26) in programma quest’anno.
Un’agenda transatlantica verde: USA ed Europa “alleati” per il clima
“Il costo dell’inattività continua a salire – ha dichiarato il presidente USA, Joe Biden – Gli Stati Uniti non stanno aspettando”. Una buona notizia per l’Europa che – con la svolta impressa da Washington – ritrova un alleato chiave in materia di ambiente.
Già all’indomani delle presidenziali USA, la Commissione europea aveva proposto alla Casa Bianca una nuova agenda transatlantica verde. Un invito raccolto da John Kerry, inviato speciale degli Stati Uniti per il clima che, nel corso della sua prima visita in Europa, ha chiesto una strategia comune, ribadendo che “è il momento di agire: il vertice Onu a Glasgow a novembre è l’ultima opportunità”.
Usa ed Europa sono dunque pronte a tornare a collaborare. Ma come stanno coniugando il rilancio economico dopo la pandemia e l’emergenza climatica?
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L’Europa: Recovery plan e transizione ecologica
Il piano di rilancio post-Covid varato dall’Unione Europea punta in maniera netta verso una completa transizione ecologica. Degli oltre 600 miliardi di euro complessivi, tra prestiti e finanziamenti, che saranno messi a disposizione dei Paesi membri, il 37 per cento dovrà infatti essere riservato a progetti diretti per il contrasto al cambiamento climatico e alla green economy.
E nelle linee guida approvate da Bruxelles, sono state inserite ulteriori clausole “green” inerenti gli altri capitoli di spesa. Gli Stati beneficiari dovranno infatti impiegare le risorse nel rispetto dei seguenti punti: frenare il cambiamento climatico, evitare emissioni di gas serra o migliorarne l’assorbimento; adattarsi all’impatto del cambiamento climatico; proteggere le acque e le risorse marine; ridurre l’inquinamento e salvaguardare natura e biodiversità.
Le uniche eccezioni concesse – da valutare caso per caso – riguardano unicamente progetti di estrazione di gas naturale, nel caso di sostituzione di carbone e petrolio, permettendo la riduzione delle emissioni di gas serra.
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La svolta ambientalista di Biden per gli USA: il piano “Build Back better”
Negli Stati Uniti la transizione green si traduce nel “Build Back Better Plan”, un pacchetto economico e infrastrutturale senza precedenti, che va da investimenti in grandi opere a reti digitali, finanziamenti per la green economy e la mobilità elettrica.
Il progetto “ricostruire meglio” sarà finanziato con un aumento della tassazione sulle fasce più ricche e punta a creare 10 milioni di posti di lavoro nel settore dell’energia pulita.
Il piano è suddiviso in tre aree: l’American Rescue Plan, un pacchetto di aiuti Covid approvato nel marzo 2021, l’American Jobs Plan, proposta per ricostruire le infrastrutture e creare posti di lavoro e l’American Families Plan, per investire in settori legati alla cura dei bambini e all’istruzione.
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Eolico offshore
Inoltre, come dichiarato in campagna elettorale, il presidente Biden ha stanziato oltre 2 miliardi di dollari per una mega-installazione di turbine eoliche a largo delle coste del Massachusetts, a sud dell’isola Martha’s Vineyard. Il progetto “Vineyard Wind” prevede l’installazione di 84 turbine che avranno una capacità complessiva di 800 megawatt.
Il piano rientra nell’obiettivo di Washington di azzerare le emissioni generate dagli Stati Uniti entro il 2050 e punta ad installare 30 gigawatt di eolico offshore entro il 2030 con una riduzione stimata di 78 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno.
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