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lunedì, Dicembre 16, 2024

Col Covid il tasso di circolarità in Italia è diminuito. La conferma nei dati Eurostat

Nonostante gli annunci delle istituzioni, gli impegni delle filiere e le disposizioni dell’Unione europea, il tasso di circolarità nel nostro Paese è diminuito per la seconda volta consecutiva. A certificarlo i dati Eurostat, con l’Italia che passa dal terzo al quarto posto tra i Paesi Ue

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Redazione EconomiaCircolare.com

Ne usciremo migliori, dicevamo in piena pandemia: così non è stato, almeno per quanto riguarda il tasso di circolarità che ogni anno viene calcolato da Eurostat, l’ufficio statistico comunitario. Nel 2021, infatti, il tasso circolare di utilizzo dei materiali dell’Unione europea, vale a dire la quota di risorse materiali utilizzate provenienti da materiali di scarto riciclati (denominato appunto tasso di circolarità) ha raggiunto l’11,7%. Rispetto al 2020, il tasso di circolarità è diminuito di 0,1 punti percentuali.

Una percentuale ridotta, si potrebbe obiettare. E però va osservato, come fa Eurostat, che questo tasso ha mantenuto un trend di crescita stabile dal 2004 (primo anno per il quale sono disponibili i dati; 8,3%) al 2019 (12,0%), per poi diminuire negli anni interessati dalla pandemia di COVID-19 (11,8% nel 2020 e 11,7% nel 2021).

eurostat circolarità 1Appunto: per quanto riguarda l’economia circolare non ne siamo usciti migliori. Ma quali sono i dati più interessanti prodotti dall’ufficio statistico comunitario?

Leggi anche: La materia ‘circolare’ in Europa, in cifre

Perché diminuisce il tasso di circolarità in Italia 

Nel 2021 il tasso di circolarità più alto è stato registrato nei Paesi Bassi (34%), seguiti da Belgio (21%) e Francia (20%). E l’Italia? Il nostro Paese viene scalzato dal podio dai cugini d’Oltralpe, scendendo al quarto posto con un tasso di circolarità del 18,4% mentre appena l’anno scorso vantava un dato del 20,4%. Un drastico calo, rispetto alle oscillazioni più lievi degli altri 26 Stati membri dell’Unione europea, che dovrebbe preoccupare.

Nel nostro piccolo la nostra testata, sorta da poco più di due anni, ha lanciato più volte un campanello d’allarme. Perché è innegabile che non bastano gli annunci delle istituzioni, gli impegni delle filiere e le disposizioni dell’Unione europea. Serve, infatti, un cambio di paradigma a ogni livello affinché l’economia circolare non sia relegata al campo delle buone azioni ma diventi sistema virtuoso da adottare e integrare in ogni aspetto della produzione.

Come specifica la stessa Eurostat, infatti, “le differenze nel tasso di circolarità tra gli Stati membri si basano non solo sulla quantità di riciclaggio di ciascun paese, ma anche su fattori strutturali nelle economie nazionali”. Insomma: non basta eccellere in una singola filiera, serve farlo in tutte.

Altri dati sul tasso di circolarità

Il tasso più basso è stato registrato in Romania (1%), seguita da Finlandia e Irlanda (entrambe al 2%). Sorprende in questo senso la posizione bassa di Finlandia e Irlanda, Stati che hanno adottato o stanno per adottare sistemi di deposito cauzionale all’avanguardia.

In realtà, indirettamente, ciò sembra essere un monito per l’Italia: perché se è vero che il nostro Paese eccelle nel riciclo, è altrettanto innegabile che su altri aspetti dell’economia circolare è ancora deficitaria, come testimonia ad esempio proprio il mancato decreto attuativo sul deposito su cauzione o sul riutilizzo, atteso da oltre 10 anni.

A seconda della principale tipologia di materiale, anche il tasso di circolarità presenta infine alcune piccole differenze. Nel 2021 il tasso di circolarità per le biomasse è stato del 20% (+0,4 punti percentuali rispetto al 2020), per i minerali non metallici 14% (nessuna variazione), per i materiali/vettori energetici fossili 3% (-0,1 punti percentuali) e per i minerali metallici 23 % (-1,0 punti percentuali).

Leggi anche: Quanto è lontana l’Ue dagli obiettivi di sviluppo sostenibile? I dati di Eurostat

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