[di Sara Casna]
Un microbirrificio biologico sull’appennino bolognese, i Fermenti Sociali sono amici da tempo e producono birra dal loro malto. Come bere creando economia.
Sinossi
Le tegole si vedono solo ai margini. Tutto il tetto è coperto da pannelli solari.
Il birrificio contadino Fermenti sociali produce le sue birre qui sotto, nell’azienda agricola Cà Battistini. La strada è sterrata, e il birrificio non si autodefinisce contadino per moda, ma per modo di agire. Loro sono in sei, e si occupano di tutto, dalla semina dell’orzo alla burocrazia. Le loro birre sono altrettante, e prendono carattere dal malto che qui si produce, in Valsamoggia, piccola valle appenninica tra Modena e Bologna. Per loro fare birra ha senso nella ricerca di autodeterminazione alimentare. La possibilità di creare un’economia locale di un prodotto “esotico” come la birra li esalta e il risultato si vede. 20.000 litri prodotti in anno, quasi tutti consumati nei mercati bolognesi a vendita diretta di Campiaperti (campiaperti.org) che fanno parte del network nazionale Genuino Clandestino. Hanno iniziato a fare la birra in casa in un pentolone da 30 litri, e coi soldi guadagnati all’inizio, si sono messi a norma e ora hanno un lavoro part-time, si pagano 8 euro all’ora nelle annate buone. Storia di una bevanda alcolica tanto amata quanto data per scontata, e di alcune donne e uomini che l’hanno presa sul serio, per godersela a pieno. Ci siamo fatte una passeggiata tra i filari di luppolo, la vasca di fitodepurazione, i campi di orzo, e tra i tubi gialli e azzurri della sala cotta, i silos, le macchine e le vasche di maltazione, i fusti, le bottiglie e le etichette.
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