Sappiano che la transizione ecologica non si sostanzia di sola tecnologia: un aspetto cruciale sono le competenze verdi necessarie per alimentarla. Se vogliamo più rinnovabili abbiamo bisogno di chi sia in grado di fare installazione e manutenzione. Se vogliamo un’economia dove i rifiuti diventano risorse abbiamo bisogno di persone che siano in grado di implementare pratiche sostenibili di gestione dei rifiuti come il riciclaggio, il compostaggio e che sappiano agire sulla prevenzione degli scarti.
Se vogliamo un sistema alimentare meno impattante, con una ridotta impronta di carbonio e che consumi meno acqua, abbiamo bisogno di competenze legate all’adozione di pratiche agricole sostenibili, come l’agricoltura biologica, l’agroforestazione, e l’uso di tecniche di conservazione dell’acqua.
Un recente studio della Banca mondiale – “Choosing Our Future – Education for Climate Action” – dedicato a come la scuola dovrebbe cambiare per essere all’altezza delle sfide che ci pone la crisi climatica, riflette anche sulle competenze green.
Prima di tutto è necessario intendersi su cosa sono le green skills, la competenze verdi: si tratta di quelle competenze necessarie per supportare la transizione verso economie sostenibili e a basse emissioni di carbonio. Queste competenze consentono a individui, imprese e società di adottare pratiche più sostenibili, innovare per la sostenibilità ambientale e adattarsi ai cambiamenti climatici. Sono anche competenze che rendono più competitive le imprese.
Clima ed educazione
“L’educazione può dare impulso all’azione per il clima. Ma allo stesso tempo, i cambiamenti climatici ostacolano l’educazione”, leggiamo nel report della Banca mondiale. “I cambiamenti climatici stanno aumentando la frequenza e l’intensità di eventi meteorologici estremi come cicloni, inondazioni, siccità, ondate di calore e incendi, nonché la probabilità che si verifichino eventi in concomitanza. Questi eventi meteorologici estremi stanno interrompendo sempre di più la scolarizzazione, causando perdite di apprendimento e abbandoni”.
L’educazione, spiega ancora il documento, è uno strumento fondamentale, ma ampiamente sotto-utilizzato, per promuovere l’azione climatica attraverso il cambiamento dei comportamenti e l’acquisizione di competenze verdi. Le competenze verdi sono cruciali per la transizione verso economie più sostenibili e che i sistemi educativi devono essere adattati per preparare meglio i giovani e i lavoratori ad affrontare i cambiamenti climatici e le esigenze delle economie verdi.
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I 5 falsi miti sulle competenze green
Il documento sottolinea la necessità di sfatare i miti che circolano sulle competenze verdi, come l’idea che siano “altamente tecniche” o “applicabili solo a pochi settori”. In realtà, le competenze verdi “includono anche competenze non tecniche, socio-emozionali e trasversali” e possono essere acquisite attraverso percorsi educativi più flessibili e accessibili. La Banca mondiale descrive cinque miti molto comuni riguardanti le green skills. Sfatare questi miti è fondamentale per comprendere la vera natura delle competenze verdi e il loro ruolo chiave nella transizione verso un’economia sostenibile.
Vediamoli:
Mito 1: le competenze verdi sono rilevanti solo per i Paesi ad alto reddito. Falso: le competenze verdi sono invece cruciali anche nei Paesi a basso e medio reddito, dove l’adattamento ai cambiamenti climatici e la mitigazione dei loro effetti sono ancora più urgenti. La transizione verde offre significative opportunità di lavoro in questi Paesi, come dimostrato dall’aumento delle offerte di lavoro verdi in Paesi come Kenya, India, ed Egitto. Queste opportunità sono “più a portata di mano e più grandi di quanto molti pensino”.
Mito 2: le competenze verdi sono rilevanti solo per coloro che hanno un’istruzione superiore. Falso: molte competenze verdi possono essere acquisite senza un titolo di studio avanzato. Possono essere sviluppate attraverso la formazione professionale, corsi brevi e l’apprendimento sul posto di lavoro. “Meno della metà delle offerte di lavoro verdi in Egitto, India e Kenya richiedeva una competenza STEM”, ricorda il report: esistono quindi percorsi accessibili per acquisire competenze verdi anche per chi non ha un’istruzione superiore.
Mito 3: le competenze verdi sono rilevanti solo per i settori tecnici e/o STEM. Falso: le competenze verdi sono richieste in una vasta gamma di settori, non solo quelli tecnici come l’ingegneria o le scienze ambientali. Molti lavori verdi richiedono competenze trasversali, socio-emozionali e manageriali.
Mito 4: le competenze verdi sono rilevanti solo per i “settori verdi”. Falso: in realtà, ricorda la Banca mondiale, le competenze verdi possono essere applicate a qualsiasi lavoro e settore. Ad esempio, in Brasile, “il 25% delle competenze richieste dall’industria alimentare e delle bevande e il 17% di quelle richieste dall’industria delle arti e dell’intrattenimento sono competenze verdi”. Questo dimostra che anche settori non tradizionalmente considerati “verdi” stanno richiedendo competenze legate alla sostenibilità. Ogni lavoro può diventare “più verde” attraverso l’acquisizione di competenze che permettano di migliorare la sostenibilità delle pratiche. Anche settori come la vendita al dettaglio, la riparazione di macchinari e i servizi di sicurezza stanno cercando di integrare competenze verdi per migliorare la sostenibilità e ridurre l’impatto ambientale.
Mito 5: le competenze verdi sono altamente specifiche per settore. Falso, ovviamente: includono infatti una combinazione di competenze tecniche, socio-emozionali e trasversali che possono essere trasferite tra diversi settori. Non sono altamente settoriali o specifiche, ma piuttosto flessibili e adattabili, permettendo ai lavoratori di applicare le loro competenze in contesti diversi.
Non solo STEM
Nel suo documento la Banca mondiale evidenzia che le competenze verdi non si limitano a competenze tecniche o specialistiche strettamente legate ai settori tecnologici o STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria, Matematica), ma includono anche competenze “non tecniche, socio-emozionali e trasversali” che sono “fondamentali per supportare la transizione verde e affrontare le sfide climatiche in diversi contesti”.
Qualche dettaglio:
Competenze non tecniche: queste competenze si riferiscono alle abilità che non riguardano direttamente l’uso di tecnologie specifiche o il possesso di conoscenze specialistiche tecniche, ma che sono comunque cruciali per lavorare efficacemente in un’economia verde. Un esempio potrebbe essere la gestione sostenibile dei progetti o la capacità di comprendere e applicare normative ambientali. Come evidenziato nel documento, “solo meno della metà delle offerte di lavoro verdi in Egitto, India e Kenya richiedeva una competenza STEM”;
Competenze socio-emozionali: includono abilità come la capacità di lavorare in team, la comunicazione efficace, l’adattabilità, la resilienza e la risoluzione dei problemi. In un contesto di transizione verde, tali competenze sono essenziali per navigare e gestire i cambiamenti organizzativi e culturali necessari: “Le competenze socio-emozionali sono vitali per i lavoratori in tutti i settori per adattarsi a nuove norme e pratiche di sostenibilità”;
Competenze trasversali: le competenze trasversali sono quelle che possono essere applicate in vari contesti e settori. Ad esempio, la capacità di pensiero critico, la gestione del tempo, la leadership e la capacità di adattamento. Queste competenze consentono ai lavoratori di trasferire le loro abilità da un settore all’altro, rendendoli più versatili e capaci di adattarsi a nuove esigenze di lavoro nell’economia verde.
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“Aggiustamenti intelligenti e marginali”
“Le opportunità di acquisizione di competenze verdi sono così grandi e a portata di mano che accelerare questa agenda non richiede un grande balzo”, si legge nel documento. In pratica, si può fare molto attraverso “aggiustamenti intelligenti ai margini” nel breve termine, come l’offerta di “corsi brevi e modulari per lo sviluppo delle competenze verdi, facilmente accessibili sia per gli studenti che per i lavoratori”.
Questi aggiustamenti puntano a rendere i sistemi educativi più adattabili e reattivi alle esigenze emergenti di un’economia verde, senza la necessità di trasformazioni radicali o costose del sistema educativo attuale.
Per “aggiustamenti intelligenti ai margini” le ricercatrici e i ricercatori della Banca mondiale intendono una serie di interventi mirati, relativamente piccoli e realizzabili nel breve termine, che possono avere un impatto significativo sull’acquisizione di competenze verdi e sulla preparazione dei sistemi educativi per le transizioni verdi senza richiedere una ristrutturazione completa del sistema educativo. Questi aggiustamenti non necessitano di risorse ingenti o di un cambiamento radicale, ma si concentrano sull’ottimizzazione delle risorse e delle strutture esistenti.
Ad esempio:
Facilitare l’accesso a corsi brevi e modulari: Istituire corsi brevi e modulari che permettano a studenti e lavoratori di acquisire competenze verdi in maniera flessibile e accessibile. Questo permette alle persone di ottenere certificati incrementali e accumulabili nel tempo (“stackable credentials”) che possono adattarsi rapidamente alle esigenze del mercato del lavoro;
Migliorare il flusso di informazioni sul mercato del lavoro: Fornire informazioni chiare e aggiornate sui rendimenti delle competenze verdi nei vari settori per aiutare gli studenti a prendere decisioni informate sulle loro scelte educative e professionali. “Disseminare informazioni sui ritorni delle competenze verdi nei vari settori è uno dei modi più efficienti per incentivare il loro apprendimento”;
Incrementare la capacità degli insegnanti: “Gli insegnanti devono essere supportati in ogni fase del processo, migliorando le loro conoscenze e competenze su temi legati al clima e fornendo loro risorse educative di alta qualità e supporto mirato”. Offrire formazione mirata e risorse di alta qualità agli insegnanti per aumentare la loro capacità di integrare temi legati al clima e alle competenze verdi nei loro insegnamenti. Questo supporto agli insegnanti “può essere fatto rapidamente e con un costo relativamente basso”.
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Green skills, qualche dato
La transizione verde globale richiederebbe lavoratori qualificati per un numero stimato di 100 milioni di nuovi posti di lavoro. Questi nuovi posti di lavoro dovrebbero nascere, tra l’altro, dall’adozione di pratiche sostenibili, dalla crescita dell’uso di veicoli elettrici e dall’aumento dell’efficienza energetica nelle costruzioni. La sola India potrebbe creare fino a 35 milioni di nuovi posti di lavoro verdi entro il 2050. Negli Stati Uniti, l’Inflation Reduction Act del 2022 dovrebbe creare 9 milioni di posti di lavoro legati al clima, all’energia e alla giustizia ambientale.
L’emergere di nuovi posti di lavoro può essere visto anche all’interno di settori specifici. Nel solo settore energetico si prevede la creazione di circa 30 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030. Si stima che gli investimenti in energia pulita in Marocco creeranno quasi 770.000 posti di lavoro netti entro il 2050, con i settori del commercio, dell’artigianato e dei servizi che registreranno la maggiore espansione occupazionale.
Le transizioni verdi richiederanno anche una riqualificazione per i cambiamenti nei posti di lavoro esistenti. Ciò significa riqualificare e aggiornare competenze, pratiche e compiti specifici. Molti lavori esistenti (come l’idraulico o l’operaio edile) saranno “ecologizzati” e richiederanno cambiamenti nelle competenze quotidiane applicate come parte del lavoro.
Infine, si stima che 78 milioni di posti di lavoro saranno probabilmente distrutti dalla transizione verde. Questi lavoratori dovranno essere riqualificati. Anche se la transizione verde comporterà un aumento netto dei posti di lavoro (diretti e indiretti), si prevede che l’occupazione nei settori ad alta intensità di risorse naturali e basati sui combustibili fossili diminuirà notevolmente. La transizione verde nel settore dell’energia negli Stati Uniti potrebbe comportare la perdita di 1,7 milioni di lavoratori (in lavori legati ai combustibili fossili). In Europa, potrebbero andare persi da 54.000 a 112.000 posti di lavoro diretti a causa della graduale eliminazione dei sistemi di produzione di energia da carbone. Questi lavoratori dovranno essere aiutati a passare ad altre mansioni. La riqualificazione di questi lavoratori sarà essenziale per ridurre i costi sociali della transizione verde in termini di disoccupazione, comportamenti a rischio e tensioni sociali.
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