Secondo la denuncia, le due imprese legate alle energie fossili Cenovus Energy ed Enbridge avrebbero fornito agli investitori e al pubblico informazioni incomplete, fuorvianti o contraddittorie rispetto ai propri impegni climatici, alimentando così un quadro di greenwashing sistemico. Pur dichiarando obiettivi ambiziosi di riduzione delle emissioni e allineamento con la traiettoria net-zero, Cenovus ed Enbridge continuerebbero a espandere le proprie attività legate a petrolio e gas, destinando solo una minima parte dei capitali a progetti realmente compatibili con la transizione energetica. A fare ricorso presso l’agenzia che salvaguardando gli investitori da pratiche scorrette (’Alberta Securities Commission – ASC), il 20 agosto scorso, l’Investors for Paris Compliance (I4PC).
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Le questioni sul tavolo
La contestazione dell’Investors for Paris Compliance segna un passaggio cruciale nel dibattito su trasparenza, responsabilità e credibilità delle strategie climatiche dichiarate dalle compagnie del settore fossile. L’organizzazione canadese lavora per responsabilizzare le aziende quotate in borsa rispetto ai loro impegni di emissioni nette zero e per allinearle agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. La denuncia segnala diverse questioni in merito all’operato di Cenovus Energy ed Enbridge:
- Obiettivi emissivi parziali: le compagnie avrebbero scelto di escludere gran parte delle emissioni indirette (Scope 3), che rappresentano la quota più rilevante dell’impronta climatica complessiva;
- Allocazione dei capitali: la percentuale di investimenti destinata a energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni risulterebbe marginale rispetto a quella riservata a nuove infrastrutture fossili;
- Strategie comunicative: le dichiarazioni pubbliche, inclusa la partecipazione a campagne di associazioni di settore, risulterebbero “eccessivamente promozionali” e lontane da una rendicontazione accurata e verificabile;
- Il caso Cenovus: l’azienda avrebbe addirittura ritirato le proprie dichiarazioni di neutralità climatica nell’estate del 2024, lasciando gli investitori senza informazioni chiare su obiettivi e strategie futuri.
La denuncia chiede all’ASC di intervenire non solo con un’indagine approfondita, ma anche con linee guida più stringenti per tutto il mercato canadese, al fine di prevenire abusi nelle comunicazioni ambientali e garantire agli investitori dati affidabili. Secondo I4PC, la credibilità degli impegni climatichi delle compagnie quotate rappresenta un fattore determinante per la stabilità finanziaria e per il corretto funzionamento dei mercati.
Gli effetti mediatici
La notizia ha avuto ampia risonanza internazionale. Insurance Journal, riprendendo le dichiarazioni di I4PC, ha sottolineato come gli impegni climatici delle due major risultino incompatibili con l’effettivo orientamento degli investimenti. Lo stesso articolo riporta la replica di Enbridge, che ha respinto le accuse ribadendo l’impegno verso il net-zero entro il 2050. L’azienda ha citato una riduzione del 22% delle emissioni operative rispetto ai livelli del 2018, sostenendo che le proprie comunicazioni rispondono a criteri di trasparenza e coerenza.
Anche Advisor.ca, che ha rilanciato la notizia tramite il Canadian Press, ha posto l’accento sulla necessità di regole chiare in materia di rendicontazione climatica, evidenziando l’appello di I4PC a un coordinamento tra i diversi regolatori provinciali. Il rischio, sottolinea l’organizzazione, è che senza un quadro normativo solido le aziende possano continuare a presentarsi come leader nella transizione, pur mantenendo un modello di business centrato sui combustibili fossili.
Yahoo Finance e Bloomberg hanno evidenziato la gravità delle accuse, che mettono in discussione la veridicità delle informazioni fornite agli investitori e la coerenza tra parole e fatti. Anche testate locali come il Squamish Chief hanno rilanciato la notizia, aprendo un dibattito all’interno delle comunità coinvolte nella provincia di Alberta.
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Il clima canadese
Negli ultimi anni in Canada si è acceso il dibattito sull’applicazione delle norme contro le pratiche commerciali ingannevoli nel campo ambientale. L’aggiornamento del Competition Act attraverso il Bill C-59 ha rafforzato gli strumenti a disposizione delle autorità, introducendo la possibilità di sanzioni specifiche contro il greenwashing. La denuncia di I4PC rappresenta quindi un test importante per verificare la capacità del sistema regolatorio di rispondere a promesse climatiche non mantenute o formulate in modo ambiguo.
Un caso che farà giurisprudenza?
Le implicazioni sono rilevanti: se l’ASC decidesse di procedere, si aprirebbe la strada a un maggiore controllo delle dichiarazioni ambientali da parte delle società energetiche e, più in generale, delle imprese quotate. Al tempo stesso, una presa di posizione netta delle autorità potrebbe rafforzare la fiducia degli investitori nella qualità e affidabilità delle informazioni sulle ESG (Environmental, Social e Governance), oggi spesso percepite come un terreno incerto e manipolabile.
Non basta, quindi, dichiarare impegni climatici per conquistare credibilità sui mercati. Servono obiettivi concreti, trasparenti e verificabili, in linea con le evidenze scientifiche e con la necessità urgente di ridurre le emissioni. Per le grandi compagnie fossili, e per i regolatori chiamati a vigilare, il caso Cenovus Energy ed Enbridge rappresenta una prova decisiva di coerenza tra la retorica della transizione e le scelte effettive di investimento.
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