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venerdì, Novembre 15, 2024

Frutta e verdura senza terra e acqua? A Milano il progetto Hang per seminare un futuro migliore

Di fronte al sovraffollamento della popolazione, l'agricoltura deve immaginare soluzioni innovative e circolari. Ne è un esempio l'installazione presentata dal Gruppo Building in occasione della Design Week. Per gli ideatori "si potrà sperimentare un'agricoltura a centimetro zero" con "un alto livello igienico-sanitario"

Simone Fant
Simone Fant
Simone Fant è giornalista professionista. Ha lavorato per Sky Sport, Mediaset e AIPS (Association internationale de la presse sportive). Si occupa di economia circolare e ambiente collaborando con Economia Circolare.com, Materia Rinnovabile e Life Gate.

Suolo e acqua sono risorse fondamentali per la sopravvivenza della specie umana e trovare nuove tecnologie per ridurre il loro consumo è una delle grandi sfide del settore agricolo. Ad oggi l’80% dei terreni e il 70% dell’acqua dolce disponibile sono destinati all’agricoltura. Cifre insostenibili se si conta che la domanda di cibo e acqua aumenterà proporzionalmente alla crescita della popolazione mondiale – secondo l’ONU toccherà i 9,7 miliardi nel 2050, prima di raggiungere un picco di quasi 11 miliardi entro la fine del secolo. Ecco perché l’installazione di HANG – seeding the future del Gruppo Building in occasione della Design Week risponde in parte al problema, proponendo un innovativo sistema di coltivazione aeroponica.

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Hang, “appesi” come le piante

Il nome del progetto è evocativo e fa leva sulla drammaticità della crisi climatica. “La parola HANG trasmette la percezione dello stare “appesi” – dice l’architetto del progetto Daniele Fiori – siamo chiamati ad intervenire, soprattutto per i nostri figli”. In effetti, osservando da vicino il laboratorio al quarto piano della sede del Gruppo Bulding, pare proprio di vedere radici fluttuanti, appese. Una metafora, forse, della passiva presa di coscienza umana al cambiamento climatico. “L’idea di coltivare fuori terra è una soluzione in grado di produrre cambiamento – continua Daniele Fiori – che può rivoluzionare il contesto urbano. Mi sono chiesto: perché non riqualificare spazi inutilizzati? Perchè non riempire i luoghi dismessi della città?”. Il progetto è in costruzione in una zona residenziale del quartiere milanese di Barona e fornirà frutta e verdura a 89 appartamenti.

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Il sistema a coltivazione aeroponica

L’aeroponica è un sistema di coltivazione al chiuso, in serra o all’interno di una grow box, dove le piante vengono coltivate senza l’impiego della terra grazie ad appositi vasi a rete in cui vengono sistemate le piante, soluzioni nutritive a base di acqua e sostanze minerali fertilizzanti. Le piante ricevono una nebulizzazione d’acqua e le sostanze nutritive di cui necessitano. I vantaggi sono diversi – spiega ad EconomiaCircolare.com Beatrice Bruno, architetta dello studio di architettura Daniele Fiori – DFA Partners – un basso consumo di energia, di territorio e d’acqua, un alto livello igienico-sanitario e una grande compatibilità con il tessuto abitativo”.

La tecnologia è stata sviluppata da Agricoolture che, unendo agronomia, innovazione tecnologica e ricerca, sviluppa sistemi brevettati per la coltivazione aeroponica. “Con questo tipo di coltivazione evitiamo anche l’utilizzo di antiparassitari, fungicidi e diserbanti – spiega Bartolomeo Marco Divia – e possiamo contare su un risparmio d’acqua del 95%. I sistemi aeoroponici sono progettati per adattarsi perfettamente ai tessuti urbani grazie alla loro modularità portando letteralmente l’agricoltura in città. Gli abitanti del complesso residenziale nel quartiere di Barona potranno sperimentare un’agricoltura a centimetro zero”.

Ci sono altre due alternative che permettono coltivazioni senza l’impiego della terra. “La coltivazione idroponica fa sì che le radici vengano immerse nell’acqua corrente con le sostanze nutrienti – dice Beatrice Bruno – Per la coltivazione acquaponica, invece, si utilizzano due vasche: una con i pesci e una con le piante. Una volta che l’acqua viene trasferita da una vasca all’altra, si usano gli escrementi dei pesci come sostanze nutritive. L’unico svantaggio si presenta nel caso in cui un pesce si dovesse ammalare. Così anche l’acqua si infetterebbe. L’ideale sarebbe creare tante vasche controllate”.

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