Oltre 40 organizzazioni della società civile europea insieme per una transizione giusta nell’utilizzo delle materie prime critiche. La EU Raw Materials Coalition è una coalizione nata pochi giorni fa, in concomitanza con la conferenza sulle materie prime dell’IEA, l’Agenzia internazionale dell’energia, per evidenziare la necessità di estendere oltre la cerchia ristretta degli “addetti ai lavori” il dibattito su impatti, scenari e politiche.
Una minaccia per ecosistemi e comunità
“La domanda di materie prime – recita la nota di presentazione della coalizione – sta vivendo una crescita esponenziale, una traiettoria che comporta gravi ripercussioni tra cui la perdita di biodiversità, violazioni ambientali e dilaganti abusi dei diritti umani. Queste ripercussioni sono indissolubilmente legate alle catene del valore che vanno dall’estrazione mineraria alla gestione del fine vita delle materie prime. Questa tendenza allarmante, facilitata dalla corruzione e da normative inadeguate in molte regioni, rappresenta una minaccia sostanziale per gli ecosistemi vulnerabili e le comunità più ampie, lasciando spesso inascoltate le preoccupazioni e le voci delle popolazioni indigene e delle comunità locali”.
La neonata coalizione per le materie prime è coordinata da Robin Roels, responsabile per le materie prime dell’European Environmental Bureau (EEB). Il comitato direttivo comprende anche rappresentanti di Friends of the Earth Europe, Seas At Risk, WWF Germania, Heinrich Böl Foundation, PowerShift eV e SOMO. Le realtà promotrici hanno pubblicato a luglio un position paper dal titolo esplicativo: “A Turning Point: The Critical Raw Material Act’s needs for a Social and Just Green Transition”. Il documento è una sorta di roadmap per ribaltare il paradigma lineare e rendere più ambizioso e orientato alla circolarità il Critical Raw Materials Act messo a punto dalle istituzioni comunitarie.
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“Servono obiettivi di circolarità più ambiziosi”
Lo scorso luglio i rappresentanti delle realtà che hanno dato vita alla coalizione avevano già espresso preoccupazione mentre la commissione Ambiente, sanità e sicurezza alimentare (ENVI) e quella per il commercio internazionale (INTA) dell’Europarlamento approvavano il regolamento sulle materie prime critiche (CRMR). “Troppa attenzione alle certificazioni e troppo poca per l’effettivo rispetto dei diritti umani e dell’ambiente” era la critica di fondo, assieme alla richiesta di obiettivi più ambiziosi di riduzione del consumo di materie prime dell’UE (almeno il 10% entro il 2030) e di un approccio di economia circolare più spinto.
“Non stiamo semplicemente lanciando un’iniziativa; stiamo avviando un movimento che prospera sulla cooperazione, rispetta ogni voce e onora il valore intrinseco delle nostre risorse naturali”, ha affermato il coordinatore della coalizione Robin Roels. “La Coalizione è un appello all’azione per un domani più equo e giusto, non come un’opzione, ma come l’unica via da seguire. Per troppo tempo, le voci della società civile sono state messe da parte nelle discussioni che modellano il futuro del nostro mondo. È tempo per cambiare questa situazione”.
Priorità all’efficienza e alla sufficienza
La Raw Material Coalition sollecita un approccio trasformativo al consumo, abbandonando la dipendenza dall’estrattivismo verso un sistema che dia priorità all’efficienza e alla sufficienza delle risorse. Questo approccio prevede la promozione di una società circolare, che non solo riduca la produzione e il consumo, ma promuova la condivisione della proprietà e incoraggi l’adozione di iniziative come il riciclo dei rifiuti urbani rispetto all’estrazione di materiali vergini. “Per realizzare ciò, la coalizione ritiene che sia imperativo che l’UE stabilisca obiettivi vincolanti e quadri legislativi solidi che possano favorire modelli di business alternativi”.
Parallelamente, la coalizione accende i riflettori sulla necessità di controlli più stringenti sull’azione delle multinazionali e propone di vietare l’attività mineraria in aree individuate come sensibili, imponendo una moratoria sull’attività mineraria in acque profonde (il cosiddetto deep see mining) sia nelle acque internazionali che in quelle dell’UE. Quanto alle attività minerarie, uno degli obiettivi prioritari del nuovo soggetto è la trasparenza e il coinvolgimento delle comunità in tutte le fasi.
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