fbpx
domenica, Dicembre 15, 2024

La meteorologia ai tempi della crisi climatica. La storia di Laura Bertoncin

Climatologia e meterologia non sono da confondere. Eppure spunti interessanti possono emergere dal racconto di una mateorologa e dalle sue esperienze da una prospettiva di genere

Barbara Bonomi Romagnoli
Barbara Bonomi Romagnoli
Giornalista freelance, consulente in uffici stampa e comunicazione, ricercatrice indipendente in studi di genere e nel tempo libero apicultrice e esperta in analisi sensoriale dei mieli.

Dice di sé di avere un carattere coriaceo, conversando con lei si capisce che si riferisce solo all’aspetto della resistenza non certo alla durezza: Laura Bertoncin, classe 1970, due figli e una figlia ventenni, già da bambina amava la chimica e la fisica, si è laureata alla Sapienza di Roma e lavora come meteorologa per l’aviazione civile. Aveva anche una passione per Agatha Christie che si è trasformata poi in amore per le crime story, film e serie TV di horror e gialli. Ad un certo punto si è messa anche lei davanti il foglio bianco e ha scritto, fra l’altro, “Samanta, il caso non è tuo” (edito nel 2020 da Porto Seguro editore), il suo primo giallo.

Gli effetti sul clima

Dal suo osservatorio privilegiato conferma quello che ancora in molti non vogliono sentire e vedere: “L’essere umano è davvero un animale molto miope – spiega Bertoncin – Non so quanto sapremo adattarci ma di sicuro dovremo farlo e anche molto presto, visto che non abbiamo voglia di mettere in atto le strategie per prevenire, o almeno rallentare, questo sconvolgimento climatico che ormai è sulla via del non ritorno. Preferiamo continuare a saturare l’atmosfera di CO2, a disboscare ad avvelenare i corsi d’acqua, a soffocare di plastica gli oceani”.

“La natura ci sta già presentando il conto: periodi sempre più lunghi di siccità, terreni che si inaridiscono e non sono più in grado di assorbire l’acqua quando piove, alternati ad eventi estremi, temporali così violenti da scaricare in qualche ora tutta la pioggia che in condizioni normali cadrebbe in un mese – prosegue la metereologa – I fiumi vedono ridursi drasticamente la loro portata, basta guardare quello che sta succedendo al Po, la salinizzazione del delta causata dal basso livello del fiume che non fa più da ostacolo all’ingresso dell’acqua del mare, un vero disastro ambientale che si consuma in silenzio. Per non parlare dello scioglimento dei ghiacciai, anche i nostri, quelli alpini, che sta intaccando il ghiaccio perenne. Fino a qualche anno fa lo scioglimento della neve iniziava in tarda primavera ed alimentava i torrenti che alimentavano i fiumi e quindi i laghi, le nostre scorte di acqua dolce. Ora la poca neve si scioglie subito quasi tutta a causa delle alte temperature, non arriva alla primavera, e con le scarse precipitazioni estive ecco che la siccità diventa uno spettro anche per le regioni montane che non avevano mai avuto problemi di acqua nei periodi passati”.

Leggi anche: Donne nella scienza, il gender gap negli atenei italiani

Responsabilità individuali e collettive

Non esita Bertoncin: “La soluzione è, ed è sempre stata, una sola: ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Percorrere la strada delle fonti rinnovabili fino in fondo, ormai la tecnologia ci permette di poter sfruttare anche con costi bassi l’energia solare, eolica, geotermica, i governi devono avere il coraggio di mettere la parola fine all’utilizzo dei combustibili fossili. E ovviamente fermare la distruzione dei polmoni verdi del pianeta, salvaguardare boschi e foreste, in una parola rispettare gli ecosistemi”. E sul piano individuale, suggerisce di cominciare ad utilizzare la nostra energia, a bruciare i nostri grassi, andare in bici, andare a piedi, correre, consumare meno carne prodotta da allevamenti intensivi, altra grande fonte di gas serra nell’atmosfera.

Non sono una climatologa – continua Bertoncin – perché la climatologia studia il clima in generale e i cambiamenti climatici della nostra atmosfera nel corso di lunghi periodi, si basa su serie di dati storici e su modelli statistici”.

Lei invece è una previsora del meteo: “Noi utilizziamo le informazioni provenienti da diverse fonti (stazioni di osservazione meteo, immagini satellitari, sondaggi atmosferici in quota) e le integriamo con i modelli di previsione numerica dell’atmosfera, per poi interpretare il tutto e tradurlo in previsione. E a proposito di previsioni: l’80% di attendibilità viene considerato un buon risultato ma vale per i primi tre giorni, poi la percentuale cala drasticamente!”.

Non sono molte le meteorologhe aeronautiche (MA) in Italia: “Al momento della mia assunzione le MA civili donne erano circa il 10%, i colleghi più anziani ci guardavano un po’ come delle strane creature: una donna meteorologa faceva davvero effetto perché fino a pochi anni prima gli unici meteorologi italiani erano i colonnelli dell’aeronautica militare! Ma da allora, inizio anni 2000, le cose sono cambiate con una velocità impressionante, tanto che già una decina di anni dopo la mia assunzione il numero di donne, nel ristrettissimo gruppo dei meteorologi aeronautici civili, aveva superato di qualche unità il numero degli uomini”.

Eppure, poco cambia nei ruoli apicali. Secondo Bertoncin è un tema piuttosto delicato: “Il fatto che sono decisamente meno le donne rispetto agli uomini, può dipendere da diversi fattori. Sicuramente una certa resistenza a farsi comandare da una donna c’è ancora in giro, soprattutto nelle vecchie generazioni. Inoltre, una donna al comando può essere meno manovrabile e meno assoggettabile”.

Nonostante sono le donne, ci dicono i dati, che eccellono maggiormente negli studi anche delle materie STEM. “All’università ho dedicato moltissimo tempo allo studio – racconta Bertoncin – Le difficoltà non erano solo quelle insite nella materia – nel vero senso della parola considerando che uno degli esami più tosti e più belli è stato ‘Struttura della materia’ -, ma anche quelle legate ad una organizzazione della facoltà e delle sessioni d’esame poco friendly”. Motivo per il quale le donne devono scoprirsi multitasking: “Sì, guardando tutte le donne che conosco penso che la storia del multitasking non sia affatto campata in aria, lo siamo, lo siamo. Multitasking consapevole. Il punto è che non sono convinta che sia una cosa che va a nostro favore, anzi sono più propensa a pensare che spesso sia una fregatura”.

laura bertoncin donne

Bertoncin suggerisce di lavorare sul tempo, far sì che l’organizzazione permetta di viverlo a pieno. “Anche un quarto d’ora deve essere vissuto, sfruttato, goduto fino in fondo”, dice convinta. Aggiunge anche di avere accanto un compagno presente e collaborativo, con cui ha condiviso la cura di “una prole, non numerosa ma impegnativa, e di poter disporre anche di un po’ di tempo per le mie passioni”. Oltre alla scrittura, Bertoncin si è infatti dedicata anche al kung fu e dal 2015 è istruttrice di Hung Gar, pratica che le permette di tenere insieme la ricerca spirituale, la sostenibilità ambientale e la consapevolezza che un corpo di donna può far tutto quello che desidera.

Leggi anche: Come si muove il mondo della ricerca per dare spazio alle donne

© Riproduzione riservata

spot_img

POTREBBE INTERESSARTI

Ultime notizie

La Community di EconomiaCircolare.com