La problematica questione microplastiche approda nelle aule dei tribunali. A metà giugno lo studio legale Clarkson, in California, ha intentato due azioni collettive contro Philips North America e Handi-Craft Company, produttori di biberon e bicchieri per l’infanzia (commercializzati rispettivamente con i brand “Avent” e “Dr. Brown’s”) sostenendo che le due aziende non hanno avvertito adeguatamente i genitori del fatto che i loro prodotti rilascerebbero microplastiche quando sono riscaldati nei microonde. “Come madre, è incredibilmente preoccupante che aziende che affermano di avere a cuore gli interessi dei bambini e delle famiglie nascondano l’impatto pericoloso che i loro prodotti potrebbero avere sui bambini per guadagnare di più”, ha dichiarato in una nota stampa Shireen Clarkson, partner dello Studio legale Clarkson.
“BPA free”
I prodotti oggetto della denuncia sono commercializzati come privi di bisfenolo A (BPA). Secondo le denunce questa etichetta inganna i consumatori perché il “consumatore ragionevole” interpreta questa etichetta come garanzia che il prodotto “al di là delle aspettative minime di sicurezza dei consumatori per i prodotti per l’infanzia, non contiene plastiche dannose”. Negli Stati uniti il BPA, tipicamente utilizzato come additivo nella plastica, è vietato dal 2012 nei biberon e nelle tazze.
I biberon in questione sono realizzati in polipropilene, polimero approvato dalla Food and Drug Administration per il contatto con gli alimenti. Plastics Scorecard è un metodo per valutare l’impronta chimica delle materie plastiche (messo a punto dalla ong Clean Product Action) e il loro cammino verso l’abbandono delle Chemicals of High Concern (CoHC, Sostanze chimiche ad alto rischio): “Un polimero ideale, basato su sostanze chimiche a basso rischio, avrebbe ottenuto un punteggio pari a 100”, si legge nei documenti Plastics Scorecard, in cui si afferma che “tre polimeri – polietilene, polipropilene e acido polilattico (PLA) – hanno ottenuto un punteggio pari o superiore a 50 e stanno compiendo i maggiori progressi verso sostanze chimiche più sicure nella produzione”.
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Il rilascio di microplastiche
Secondo la denuncia, i produttori avrebbero presentato i loro biberon come sicuri pur sapendo che, quando i prodotti vengono riscaldati, delle microplastiche lasciano la loro superficie e penetrano negli alimenti e nei liquidi che verranno ingeriti dai bambini. “Questo disprezzo per la sicurezza e il benessere dei membri più vulnerabili della società ha messo in pericolo la salute e il benessere di milioni di bambini e ha ingannato i consumatori con milioni di dollari”, affermano le cause.
Le azioni legali chiedono di imporre alle aziende di cessare la vendita dei prodotti e risarcimenti per chi negli Stati Uniti ha acquistato i prodotti in questione. “Queste aziende devono essere ritenute responsabili e i genitori devono essere informati dei pericoli di questi prodotti”, ha dichiarato Clarkson. Né Handicraft né Philips hanno risposto a richieste di commento di Forbes e The New Lede, testata specializzata in temi ambientali.
Secondo uno studio elaborato da ricercatrici e ricercatori del Trinity College di Dublino e pubblicato su Nature Food nel 2020, i biberon realizzati in polipropilene “rilasciano microplastiche con valori fino a 16.200.000 particelle per litro. Gli studi di scenario hanno dimostrato che la sterilizzazione del PP IFB e l’esposizione all’acqua ad alta temperatura – come quella usata per il latte artificiale, ndr – aumentano significativamente il rilascio di microplastiche”.
Più recente uno studio della Columbia e della Rutgers University pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences. Gli studiosi statunitensi hanno messo a punto una tecnica più affidabile per osservare le microplastiche e hanno scelto di metterla alla prova con l’acqua in bottiglia contando un numero di minuscoli pezzi di plastica fino a 100 volte superiore a quello stimato in precedenza. Analizzato infatti cinque campioni di tre comuni marche di acqua in bottiglia hanno rilevato una copiosissima presenza di nanoplastica che va da 110.000 a 400.000 pezzi per litro, con una media di circa 240.000. “Gran parte della plastica sembra provenire dalla bottiglia stessa” ha dichiarato all’Associated Press (AP) l’autrice principale dello studio, Naixin Qian, chimico fisico della Columbia.
Microplastiche e salute
A fondamento scientifico delle cause sono stati portati diversi studi che hanno collegato l’esposizione, anche a basse dosi, a microplastiche nei neonati e nei bambini con problemi all’apparato digerente al sistema nervoso e circolatorio.
Come spiegava qualche tempo fa a EconomiaCircolare.com Maria Grazia Petronio, vicepresidentessa dell’Associazione medici per l’ambiente-ISDE Italia e coordinatrice della Campagna nazionale per la prevenzione dei rischi per la salute da esposizione alla plastica, dobbiamo ricordare che la plastica è composta di monomeri combinati in catene (i polimeri), e “molti di questi monomeri sono pericolosi, anche perché derivati dal petrolio. Alcuni sono cancerogeni, tra di loro il cloruro di vinile (PVC). E poi bisogna ricordare che ai polimeri si aggiungono molte altre sostanze (gli additivi) per dare alla plastica l’aspetto e le caratteristiche che conosciamo (colore, trasparenza, plasticità, …). Gli additivi sono migliaia: 2400 di queste sostanze sono state già individuate come preoccupanti: perché sono persistenti, si bioaccumulano e sono tossiche. Tra loro i ritardanti fiamma, gli stabilizzanti, i PFAS, gli ftalati, i bisfenoli”.
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