Mentre la siccità in Sicilia continua a dispiegarsi coi suoi effetti devastanti sull’accesso all’acqua, un report pubblicato dal Centro comune di ricerca della Commissione europea mostra gli impatti a cascata che la perdurante siccità dell’estate da poco conclusa ha e avrà sempre di più sull’agricoltura e sull’energia, con conseguenti difficoltà nella sicurezza alimentare e nei trasporti. Un’ulteriore preoccupazione in vista della giornata mondiale dell’alimentazione, che si terrà come ogni anno il 16 ottobre e che tra i suoi obiettivi prevede la lotta alle disuguaglianze in un ambito come quello del cibo dove le differenze tra chi mangia troppo e chi nulla sono letteralmente vitali.
La panoramica globale sulla siccità è il rapporto analitico redatto dal Joint Research Centre e che analizza la gravità delle anomalie di temperatura e precipitazioni riscontrate a livello globale. Si tratta di un report di 36 pagine ricche di grafici e dati davvero allarmanti, e che dovrebbero costituire una guida per i decisori politici ad ogni angolo del globo. Come ricorda JRC “nel luglio 2024 le temperature globali hanno raggiunto livelli senza precedenti, battendo i record storici con una media di 17,16 gradi. Questo calore estremo ha portato l’acqua del suolo a evaporare, lasciando la vegetazione e la biodiversità più fragili e sotto stress in molte regioni del mondo. Una rara combinazione di tre principali fattori climatici – El Nino, la fase positiva del dipolo dell’Oceano Indiano e la fase calda dell’Atlantico settentrionale tropicale – ha contribuito, insieme ai cambiamenti climatici, a intensificare le condizioni di siccità in Sud America, Africa meridionale e parti del Mediterraneo e dell’Europa orientale”.
D’altra parte Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione europea, ha da poco confermato la percezione che i nostri corpi avevano già intuito: l’estate 2024 è stata la più calda mai registrata per l’Europa. In particolare le coste e le pianure italiane hanno registrato il maggior numero di giorni con una temperatura percepita superiore ai 38 gradi, valori insofferenti per la salute umana e quindi soggetti agli stress di calore. Ancor peggio, poi, per le notte tropicali, cioè quelle notti in cui la temperatura non scende mai sotto i 20 gradi, in cui il primato è stato registrato nella costa adriatica.
Di fronte a tale scenario non sorprende che una delle prime reazioni più evidenti è stata la siccità, che ha colpito mezzo globo in maniera più o meno indistinta. “Durante il periodo agosto 2023 – luglio 2024, sono stati rilevati un totale di 52 eventi di siccità meteorologica prolungata, i maggiori e più longevi in Sud America, Asia centrale e orientale, Africa centrale e Nord America” si legge nel report del Joint Research Centre. Con effetti a lunga scadenza che è difficile anche solo immaginare ma che sono purtroppo più reali di quanto si possa credere.
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L’impatto della siccità sull’energia e sui trasporti
È stato ed è tuttora un processo inarrestabile che dalla Sicilia, fedele alla “linea della palma” teorizzata da Leonardo Sciascia, si è allargata in quasi tutte le regioni d’Italia: fiumi, laghi e serbatoi d’acqua come i ghiacciai si sono prosciugati a causa della combinazione di prolungata mancanza di pioggia e dell’alta evaporazione causata dalle alte temperature. Un fenomeno esteso all’intero globo.
“In Sud America – riporta il report del Centro comune di ricerca della Commissione europea – fiumi come l’Amazzonia sono stati a livelli allarmanti e bassi dell’acqua, minacciando l’agricoltura, le forniture di acqua potabile, i trasporti e la produzione di energia idroelettrica. Nell’Africa meridionale, il flusso d’acqua molto basso del fiume Zambesi – una fonte critica di energia idroelettrica per diversi paesi – ha causato carenze di energia e blackout, con diverse conseguenze indirette. La grave carenza d’acqua in Marocco, Spagna, Italia e Sud Africa sta costringendo i governi ad applicare le restrizioni all’uso dell’acqua. Nel bacino del Nilo e in alcune parti del Sud America, le controversie sui diritti dell’acqua sono già una preoccupazione pressante”.
Come stiamo vedendo proprio in Sicilia, dove le interruzioni idriche riguardano attualmente quasi metà della popolazione, il problema è destinato ad aumentare. Anche perché le auspicate piogge autunnali e invernali possono comunque alleviare poco l’emergenza sistemica che attanaglia l’Italia, tra un’elevata dispersione idrica e una gestione poco o nulla circolare delle acque. La spia più evidente di un tempo sempre più schizofrenico, che alterna lunghi periodi di siccità a precipitazioni intense e violenti, è la produzione di energia idroelettrica. Un fenomeno che, come spiega un articolo su RaiNews, “si tocca con mano in Piemonte, che con circa 1.100 impianti è la prima regione in Italia per numero di centrali idroelettriche. Dopo tre anni di siccità grave, nel primo semestre del 2024 anche la produzione piemontese è schizzata rispetto alla media storica: +50% nel Verbano Cusio Ossola e in Valsesia, altrettanto nel Torinese, +38% nelle centrali della provincia di Biella, secondo i dati di Assoidroelettrica, associazione di categoria”.
Tutto bene, dunque? Non esattamente. Le copiose piogge del Piemonte non compensano la siccità passata e la produzione complessiva nel triennio resta sotto la media. Inoltre i nubifragi e le frane sempre più frequenti danneggiano gli impianti, come accaduto di recente nel Canavese e in Val di Susa. Incognite che pesano sul prezzo finale dell’energia, che non cala nonostante l’offerta abbondante. E d’altra parte alla produzione disomogenea dell’idroelettrico in Italia – copiosa al Nord, molto bassa al Sud – bisogna aggiungere che, come fatto notare da Terna, “le temperature eccezionalmente alte hanno causato un utilizzo sempre più massiccio degli impianti di climatizzazione. Tale fenomeno, combinato con l’aumento dei consumi del settore dei servizi, ha determinato una crescita sostanziale della domanda elettrica”. Un ginepraio dal quale sembra difficile districarsi, specie se si continua a fare affidamento sull’economia lineare che tali disastri ha creato.
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L’impatto della siccità sull’agricoltura e il cibo
Insieme alle già citate ondate di calore e ai già citati periodi torridi la siccità dell’estate 2024 ha influenzato la produttività delle colture in diverse regioni d’Europa, Africa meridionale, America centrale e meridionale e sud-est asiatico, come si può appurare dalle preziose mappe della panoramica globale offerta dal JRC.
“Gli agricoltori nelle aree colpite da siccità prolungate stanno affrontando una riduzione dei raccolti e dei fallimenti delle colture, con potenziali impatti sul reddito e sulle economie locali – si legge nel report – Questi effetti sono particolarmente pronunciati in aree senza sistemi di irrigazione sostenibili o accesso diretto all’acqua dolce. Le condizioni estreme di siccità hanno spinto milioni di persone dallo stress alimentare a livelli di crisi in molte regioni del mondo. Con meno cibo disponibile, le popolazioni vulnerabili saranno ulteriormente esposte alla fame e alla malnutrizione. Nell’Africa meridionale, milioni di persone potrebbero richiedere aiuti alimentari nei prossimi mesi”.
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Le proiezioni future del Joint Research Centre
Se il presente preoccupa il futuro a breve e medio termine rischia di ingrandire i timori. “L’Africa centrale e l’Europa settentrionale potrebbero sperimentare condizioni tese nei prossimi mesi, ma la tendenza generale suggerisce che le condizioni secche e più calde della media persisteranno in molte delle regioni colpite, riducendo ulteriormente i flussi fluviali e mettendo a dura prova le risorse idriche” si legge nella parte finale del report. Che però individua suggerisce alcune utili indicazioni, con la viva speranza che si sia in grado di accoglierle al più presto. La parola chiave è, ancora una volta, resilienza.
“Alla luce del peggioramento delle condizioni di siccità, la cooperazione internazionale e gli interventi tempestivi sono fondamentali per sostenere la popolazione in alcune delle aree più colpite. Sono necessari aiuti alimentari urgenti, soprattutto nell’Africa meridionale, dove si prevede che oltre 30 milioni di persone richiedano assistenza tra il 2024 e il marzo 2025. I sistemi di diagnosi precoce come il monitoraggio della siccità possono fornire agli agricoltori e ai responsabili politici prove a sostegno e accelerare l’anticipazione e la risposta alla siccità. L’uso di colture resistenti alla siccità che utilizzano meno acqua e resiste al calore può aiutare a ridurre le perdite, specialmente se combinato con tecniche agroforestali, lavorazione conservativa e rotazione delle colture. La gestione efficiente delle acque (inclusa, ad esempio, la riduzione della perdita di acqua in tutti i gasdotti di rete), il miglioramento dei sistemi di irrigazione sostenibili e gli investimenti nella raccolta e nella desalinizzazione delle acque piovane possono contribuire a costruire la resilienza dell’acqua”.
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