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venerdì, Novembre 15, 2024

Musica live, la difficile sfida di portare sul palco la sostenibilità

Concerti dal vivo a confronto con la riduzione del proprio impatto ambientale: dal protocollo green di Elisa al progetto Ri-Party-Amo di Jovanotti. I riflettori sono puntati sulla sfida per eventi più sostenibili, ma i risultati sono ancora da verificare

Nicoletta Fascetti Leon
Nicoletta Fascetti Leon
Giornalista pubblicista, allevata nella carta stampata. Formata in comunicazione alla Sapienza, in giornalismo alla Scuola Lelio Basso, in diritti umani all’E.ma (European Master’s Programme in Human Rights and Democratisation) di Venezia. Ha lavorato a Ginevra e New York nella delegazione UE alle Nazioni Unite. Vive a Roma e da nove anni si occupa di comunicazione ambientale e progetti di sostenibilità

La musica, da sempre interprete del cambiamento, ricomincia a suonare negli stadi, nelle piazze, nei parchi. È la prima estate senza le limitazioni dovute all’emergenza sanitaria degli ultimi due anni e gli amanti dei concerti sono pronti a godersi finalmente lo spettacolo dei propri idoli live. Tra festival e tour, il cartellone dell’estate 2022 nel nostro Paese è ricco di eventi. E c’è chi si interroga su come fare perché questi abbiano il più basso impatto possibile sull’ambiente, ma anche un significativo ritorno culturale ed economico per le comunità. Così la sostenibilità entra nel vocabolario di cantanti e organizzatori di eventi alla prova della ripartenza post-pandemia. Un territorio alquanto scivoloso, se si pensa al dibattito acceso dallo Jova Beach tour, che partirà il prossimo 2 luglio da Lignano Sabbiadoro, e che già nel 2019 era stato segnato dalle polemiche tra alcune associazioni ambientaliste e il cantante, accusato di mettere a repentaglio habitat di avifauna anche a rischio estinzione, come il fratino, che nidifica sulle spiagge, teatro del tour di Jovanotti.

Elisa e il protocollo verso una musica green

Un approccio dal carattere sperimentale e innovativo sembra farsi spazio con l’iniziativa lanciata da Elisa, che debutta con il suo Back to the Future Live Tour il prossimo 28 giugno a Bassano. Si tratta di un protocollo green a misura di eventi musicali messo a punto con la collaborazione dello spin-off Triadi del Politecnico di Milano, dell’impresa sociale Music Innovation Hub (MIH), dell’associazione ASviS e dello studio legale RPLegal.

L’ambizioso progetto punta a sensibilizzare un settore piuttosto complesso come quello delle agenzie di live e degli operatori dello spettacolo, duramente colpiti dalle riduzione delle attività dal vivo degli ultimi anni. La sfida di cui Elisa si fa protagonista è la definizione di una metodologia di sostenibilità specifica per il settore che includa tutti gli aspetti della realizzazione dell’evento, dalla scelta degli sponsor all’uso di energia rinnovabile, dalla misurazione degli impatti climatici alla scelta del luogo, fino alle iniziative di sensibilizzazione rivolte al pubblico e alle realtà locali. Un percorso ancora da testare e misurare ma di certo animato da buone intenzioni.

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Una metodologia ad hoc

Come ci spiegano Maria Pia Sacco di RPLegal e Andrea Rapaccini di MIH, si tratta di una metodologia sperimentale e dinamica basata sui principi ESG (Environamental Social Governance), che tiene conto del quadro normativo europeo e degli standard esistenti per il settore musicale, come GRI (Global Reporting Initiative) e ISO (International Organization for Standardization), ma che con il tour di Elisa vuole testare sul campo ed eventualmente adattare alla realtà italiana delle linee guida ad hoc.

Ai promoter delle 30 tappe del tour sarà somministrato un questionario che non punta a dare “pagelle” ma intende stimolare almeno un primo impegno verificabile sui temi della sostenibilità articolati in 7 aree di attività. In base alle risposte degli operatori locali, sarà definito un posizionamento attuale e un obiettivo da raggiungere per la tappa del tour della musicista triestina – nominata per questa iniziativa Ally delle Nazioni Unite nella campagna SDG Action – attraverso interventi concreti verificati ex post. Solo a conclusione del tour saranno pubblicate dunque le linee guida che per ora sono work in progress ma intendono in futuro essere a disposizione di tutti gli operatori del settore e gli artisti.

Jova si impegna ma l’usa e getta rimane

Incluso Lorenzo Jovanotti che, probabilmente sulla scia delle polemiche legate alla scorsa edizione del suo tour, tenta di rifarsi quest’anno con il progetto Ri-Party-Amo, realizzato in collaborazione con Intesa Sanpaolo e WWF Italia. Attraverso una campagna di raccolta fondi basata su crowdfunding e sulla prevendita dei biglietti dei concerti che si svolgeranno sui litorali italiani, il cantante romano si impegna a realizzare la pulizia di 20 milioni di metri quadri di spiagge, laghi, fiumi e fondali. Resta però il dubbio di fondo che scegliere una spiaggia sia un modo per esternalizzare alcuni costi, economici e ambientali.
Un altro punto affrontato dal progetto è la vendita delle bibite in plastica. Jovanotti aveva annunciato in un primo momento di voler eliminare la plastica con la distribuzione di borracce da riempire con acqua pubblica. Un impegno poi sostituito dalla distribuzione di acqua in lattine di alluminio e, dove disponibile l’acqua del sindaco, in bicchieri di carta compostabili. Dunque ancora usa e getta e non è affatto detto che il bilancio ambientale, rispetto alla scelta della plastica, sia davvero positivo.

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Plastic freeplastic free no

Come in ogni questione complessa, le semplificazioni del genere plastic free che vede la sostituzione dei contenitori in plastica con materiali alternativi non è priva di inciampi.

Sul peso ambientale di plastica, alluminio, carta e vetro per il packaging di bibite e alimenti neanche l’accademia è unanime. Alcuni studi LCA dimostrano che la plastica per la sua natura riciclabile e leggera è ancora il materiale a minor impatto. Altri studi individuano l’alluminio come il materiale più circolare, sempre che venga recuperato e riciclato correttamente. Sembra tuttavia chiaro che la vera chiave per una maggiore sostenibilità passa per la riduzione di consumo e dispersione nell’ambiente. Riutilizzare e riciclare gli imballaggi è certamente una strada da seguire. E molti festival internazionali e nostrani già lo fanno, per esempio utilizzando il reso su cauzione dei contenitori per le bibite, che previene la produzione di rifiuti usa e getta, anche se compostabili.

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Buoni esempi da rispolverare

A ben vedere il mondo degli eventi, dalle Olimpiadi alle Esposizioni Universali, ha prodotto una grande quantità di letteratura, buone pratiche e legacy su cui basare le scelte di manifestazioni di grande pubblico come quelle musicali. Per volgere lo sguardo a un piccolo buon esempio nostrano, il festival della rivista Internazionale a Ferrara da anni è dotato di certificazione ISO 20121, promuove la cultura della sostenibilità, riduce l’impatto, garantisce accessibilità e fruibilità per i partecipanti, specie per le persone con disabilità motoria, sensoriale e cognitiva, e coinvolge l’economia locale.

I concerti dal vivo sono certamente un evento un po’ speciale, che può contare sulla suggestione delle note e sulla disponibilità all’ascolto dei fan. Probabilmente dal palco può partire il buon esempio per limitare i danni di un impatto sull’ambiente che, seppur ridotto, resta comunque inevitabile. La verifica della portata del cambiamento è rimandata a riflettori spenti, alla fine dei tour.

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